STORIA DEL FALLO IN 13 PEZZI + 1/2 – URANO EVIRATO

FALLO di URANO

 

Oh, fallo! Ti prego, fallo! Il fallo, si sa, è fecondante ma il giocatore è spesso in fallo. Fallace sarai tu! Ti ho colto in fallo e adesso neghi? Vedo un fallo nel velluto che sta tra le tue gambe… C’è una falla nella nave: affonderemo tutti, se non recuperiamo alla svelta il quattordicesimo pezzo di OSIRIDE.

Farò, dunque, ma faccio prima una premessa a questo secondo capitoletto delle avventure seriali di ISIDE in 13 puntate + 1. Esploro il sostantivo maschile “fallo” – pl. “falli”, ed ecco:1. (sport) azione che trasgredisce le regole del gioco e per cui è prevista una punizione: l’arbitro ha fischiato un fallo pegg. fallaccio;
2. imperfezione, difetto in una lavorazione: un fallo nella trama di un tessuto;
3. errore, sbaglio, colpa: un fallo imperdonabile; commettere un fallo; cadere in fallo; cogliere qualcuno in fallo.

Etimologia: deriv. di fallare. 

E poi, certamente:
4. membro virile, pene – nell’antichità greco-romana e presso altre civiltà antiche e primitive, simbolo della potenza generatrice della natura e oggetto di culto propiziatorio.

Etimologia: dal lat. tardo phăllu(m), dal gr. phallós.

Così mi illumina il Dizionario Garzanti, ma io proseguo con i sinonimi e trovo:

– equivoco, malinteso, errore, sbaglio, svista
– colpa, peccato
– infrazione, irregolarità, scorrettezza
– carenza, difetto, imperfezione, neo, pecca
– membro, pene, verga

Associo il pene a una scorrettezza e subito Freud si rivolta nella tomba. Considero dunque le parole che posso comporre utilizzando il fallo: fallocefalo, fallocentrico, fallocentrismo, fallocrate, fallocratico, fallocrazia, falloforia, falloplastica, falloppa, fallosità.

Mi addentro nel tema e riporto qualche esempio tratto da alcuni dizionari on-line:
– falloforie (fallagogie) erano le processioni in onore del Dio Priapo e anche di Dioniso. Un grosso membro virile ligneo veniva trasportato con solennità in corteo, a indicare la potenza generatrice della Natura nel suo aspetto maschile.
– falloppa significa bozzolo del baco da seta imperfetto poiché vuoto a causa della morte della larva ivi contenuta; anche persona bugiarda.
– falloplastica è l’operazione chirurgica di modifica del pene e di costruzione dello stesso al fine di “riattribuire” o “riassegnare” il fallo (desiderato e percepito come elemento già appartenente, dunque, al soggetto) al corpo femminile, laddove una donna biologicamente tale si identifichi invece con il genere maschile sino al punto di voler diventare realmente quel che sente di essere – DIG/disturbo dell’identità di genere. 
– se invece, un giorno, ti darò del fallocefalo, saprai che mi sto contenendo, non sarò volgare, non ostenterò la mia superiorità, pur mettendo in discussione il fallocentrismo. 

A questo punto affronto il tema da un altro punto di vista e chiamo in causa URANO, il Cielo, padre di Crono (Saturno).

Nel primo capitolo di questo viaggio alla ricerca del simbolo ho visto ISIDE navigare nella notte, piangente lo sposo divino che fu disperso qua e là in frammenti a causa della furia tifonica del suo stesso gemello oscuro.
La dea si dà da fare al fine di recuperare il salvabile per poter rimanere finalmente incinta del dio falco HORUS, associato all’alba, al Sol alchemico nascente, all’oro ambito dagli alchimisti. Riuscirà a recuperare tutti i pezzi di OSIRIDE , tranne uno.

Il fallo, appunto.

Anche nei miti greci il suddetto membro virile ha un ruolo di primo piano. Non potrebbe essere altrimenti, quando il fallo e la vagina appaiono da sempre in prima linea a simbolizzare gli opposti, sia sul piano materiale delle cose, sia più in alto, a livello divino – il Lingam e la Yoni degli indù, ad esempio. Penso alla nutrita serie di divinità maschili (e femminili) che hanno fatto la storia nel mar mediterraneo, e penso alla ricchezza dell’incontro tra i due elementi archetipici – maschile e femminile, con tutte le difficoltà del caso.

Le avventure relative alla creazione della vita narrano, ad esempio, la favola del pene divino dal quale nacque Afrodite. Nella Teogonia, Esiodo racconta dell’unione di URANO con GEA, la Terra, e di come dal connubio dei due elementi emerga una serie di mostri. Confusi l’uno nell’altra, i genitori originari non possono far altro che produrre creature ctonie, come ad esempio i monocòli Ciclopi, tosto gettati nel Tartaro dal padre, il quale teme di essere detronizzato da questi giganteschi pargoletti. I consorti Cielo e Terra danno ancora vita ai Titani ma la situazione non va migliorando: progenie teratomorfa
non fa buon sangue. Per Gea occorre decidere il da farsi. Consegnato al figlio CRONO un bel falcetto affilato da lei stessa fabbricato, la Madre Terra spinge il Tempo a compiere il gesto trasgressivo. Dal sangue di URANO evirato fuoriescono nuovi mostri, i Giganti e le Erinni; dal suo membro virile gettato nel mare sorge, invece, divina, la meravigliosa signora dell’amore. Ogni cosa, finalmente, comincia a scorrere. 

Leggo una tematica che va in due direzioni diverse: la dea ISIDE andrà a ricostruire ciò che l’oscuro gemello di OSIRIDE ha separato, mentre GEA separa ciò che troppo strettamente era unito, dando finalmente spazio al Tempo – CRONO – permettendo alla vita di fluire. Da un gesto di trasgressione estrema comincia il nuovo ciclo.

Tutto ciò è ovviamente da leggere sul piano simbolico, a livello psichico: è un tema che si agita nel profondo del nostro mondo interno, riflesso certamente nello specchio della realtà collettiva, ma non ha nulla a che vedere con l’evirazione concreta, con il taglio reale del pene, con la materialità dei nostri gesti privi di coscienza. 
Ci fu un caso di cronaca che negli anni ’90, un fatto che infervorò l’opinione pubblica e scosse il conscio collettivo richiamando i mostri dall’inconscio più buio, attivando ataviche paure. Ricordate Lorena Bobbitt? John Wayne Bobbit e Lorena erano una non-tranquilla coppia di coniugi apparentemente dormienti in una bella notte di giugno del 1993. Se ne stavano ronfanti tra le lenzuola nella propria camera da letto in una casetta di della Virginia. A ben guardare, Lorena in realtà non dormiva affatto. La dobbiamo invece immaginare in cucina, intenta a scegliere il coltello con il quale poter evirare nel sonno colui che non perdeva occasione per umiliarla e abusare di lei, per picchiarla e sottometterla. Un bel taglio e via: il fallo eliminato, la falla aperta, uno stop al fallocentrismo.
I media andarono a nozze con questo particolare evento; alcune femministe videro in Lorena l’archetipo dell’eroina vendicatrice. Molti uomini in tutto il mondo ebbero incubi per giorni; si spaventarono soprattutto coloro che avevano qualche fallo da nascondere. Si tremò e si rise poiché, dopo che il membro gli fu ricucito, John Waine pensò bene di darsi al cinema porno e rilasciò diverse interviste, mentre Lorena fu assolta e perdonata persino dal marito.
Nessun significato rituale, nessun mito evidente in questa storia, se non il senso della reazione concreta a una situazione di violenza domestica. Dal simbolo si scade a segno, poiché nel mondo contemporaneo di URANO pochi sanno e pochi rammentano. Forse, se fossimo tutti più consapevoli del ciò che sta sotteso alla nostra cultura, potremmo accogliere elementi simbolici importanti che ci narrano del rapporto tra il maschile e il femminile che giacciono insieme a livello profondo nella nostra psiche, indifferenziati come URANO e GEA oppure perduti prima ancora di incontrarsi come OSIRIDE e ISIDE, due forze che potrebbero, se rese coscienti, riconnettere la nostra anima all’azione creativa. Due elementi che hanno a che fare con gli aspetti psicologici e simbolici dell’identità di genere, nonché con il gesto trasgressivo che spezza il cerchio chiuso dell’inconscio.

Certamente debbo ricordare che nell’antichità un povero toro veniva evirato e/o castrato in onore della romana Cibele, versione più tarda della Magna Mater mediterranea. Cibele fu una dea potente, e fu amante tradita dal giovane pastore Attis, il quale si evirò con le sue stesse mani. L’evirazione e/o la castrazione di animali è un gesto che sopravvive attualmente, ad esempio in Spagna, come elemento preciso all’interno di rituali pregni di violenza arcaica e dedicati a questa o a quel santo. Gli adepti frigi della dea mediterranea un tempo stavano in prima linea come fuchi invasati dediti al culto del principio femminile, poiché in precedenza erano gli stessi sacerdoti a tagliare il proprio fallo nel corso del rituale. L’utilizzo di animali come oggetti sacrificali è più tardo, una “conquista” (sigh!) imperiale. Evirazione e anche castrazione venivano praticate sia nel corso di cerimonie iniziatiche, sia come punizione per i criminali. Ciò accadeva nell’antico Egitto e in altre zone dell’Africa, e anche nell’India vedica, con altri interventi di tipo rituale agiti ancora oggi sugli organi sessuali sia maschili che femminili – circoncisione e infibulazione.

Cibele, ma anche Artemide: molte dee chiedevano doni di sangue: a Efeso, gli eunuchi erano addetti al culto nel tempio della vergine Artemide; a Lagina, in Caria, altri eunuchi servivano una dea che è stata identificata con Ecate; in Siria, Astarte veniva riverita da uno stuolo di uomini evirati, resi in questo modo artificialmente più simili a lei, alla divinità superiore. La potenza spirituale dei sacerdoti era evidentemente inversamente proporzionale al possesso del fallo.

La via di ISIDE va, invece, verso la riconquista dell’elemento perduto. Io lo so che la ritroveremo alla fine del viaggio come androgino incoronato nei testi degli antichi alchimisti. In mano avrà la coppa con il serpente Mercurio, e il sole nascente le illuminerà i capelli. Ma questa è una storia che vi racconterò domani.

I KING, Il libro dei mutamenti (pag.74 seg. KKUNN- Il ricettivo) “Mentre il creativo genera le cose, dal ricettivo esse vengono partorite”.
Incontramo qui una concezione simile a quella espressa da Goethe nei versi: “Mirate dunque con modesti sguardi- Il gran capolavoro della tessitrice eterna- Come di un colpo sol di piede muove mille fili- E schizzano le navette a dritta e a manca.- I fili ondeggiano incontrandosi- Un colpo solo stringe mille nodi;- E tutto ciò non ha ella raccattato,- Ordito l’ha fin dall’eternità- Onde l’eterno maschio artefice- Sicuro v’inserisca la sua trama.” 

(continua la tessitura)

 GEA non farmi paura...