STORIA DEL “LATO B” – IL POTERE DEL CULO/parte seconda

Natiche sottomesse oppure prepotenti

Jean-Luc Henning ci racconta le storie delle natiche al bagno, “le Susanne spiate dai vecchioni, quelle schiere di Betsabee sorprese dai re, quei drappelli di Diane osservate da Atteoni” che colonizzano la pittura nei secoli dei secoli, nonostante le bacchettate (sul sedere?) di Santa Madre Chiesa.
La natica dipinta piace e induce alla preghiera, nonché alla riflessione, oltre a solleticare il desiderio erotico.

Riflettendo sulla faccenda, in effetti, possiamo affermare quanto segue: se l’occhio dell’Atteone di turno brama il fianco della succosa dea della caccia, finché l’occhio di lei non incrocia le di lui pupille sgranta, il moto del desiderio resta abbozzo ed è percepito, forse, solo a livello parafoveale – intuito soltanto come qualcosa che accade “dietro” il corpo – ma non ancora svelato apertamente. Immortalato dal pennello, questo momento precede in eterno la vendetta di Diana e la sospende. Il culo, di fatto, può essere spiato senza che lo sguardo di chi spia venga immediatamente catturato e sottoposto al giudizio o alla condanna, o prima che – nel migliore dei casi – crei una corrispondenza. I possessori delle natiche spiate devono, di fatto, necessariamente voltarsi per dimostrare di aver colto l’occhiata prima che questa sfugga, malandrina, per tornare a rivolgersi altrove. Guardare il sedere di chicchessia è un’attività degna di chi prende, come dire, le cose alla lontana.

Nei dipinti ottocenteschi, tra una bagnante di Courbet e una di Renoir, le chiappe sono talmente evidenti che è difficile in ogni caso non notarle. La modernità scioglierà e affinerà le forme, conferendo alle silohuettes i tratti della fluidità, la liquidità mercuriale del tempo che fugge, del futuro incerto, dell’ambiguo. 

L’ambiguità, diciamolo, fa da padrona anche nel modus operandi del diavolo, dia-ballein, colui che è doppio e, diviso oppure commisto in se stesso, divide et impera (con il potere delle chiappe ai lati della fessura): il diavolo è rappresentato come ermafrodito nell’iconografia dei tarocchi. L’arcano numero XVI ci mostra una creatura capace di rappresentare entrambi i sessi per il piacere del potere. Sono tutto, sono niente, sono due – così Satana va fischiettando, sculettante nei secoli dei secoli.

A proposito di angeli caduti: ritornando al testo di Henning, siamo indotti a ricordare come Satana adori le natiche umane. Lui stesso ne possiede un paio, di natiche, due grosse chiappe puzzolenti da scimmione degne dei migliori baci, quelli delle streghe, nonostante in alcuni testi antichi si tendesse a precisare che no, assolutamente, che il diavolo è privo fondoschiena. Che contraddizione! Ma quando si parla del Signore dell’Inferno, contraddirsi è il minimo. “Nel XIII secolo, Caesarius d’Eisterbach nel terzo libro del suo Dialogus Miraculorum faceva dire ai demoni di non avere il culo quando assumevano sembianze umane“.

Secondo Desmon Morris, basterebbe mostrare le chiappe a Satana per ricordargli la sua debolezza.
Stratagemma utilizzato di frequente da Lutero che si riteneva incessantemente tormentato dal demonio.” 
Mostrare il culo è irridere, gridare “baciami il culo!” equivale ad aggredire persino i demoni, un atto linguistico vagamente performativo, mirante ad insozzare verbalmente l’altro, in assenza di parole. La bocca sta dall’altra parte, ma l’ano è evidentemente la bocca del diavolo. Vedi il dipinto di Michael Pacher qui sotto (1430-1498).

Chi bacia il sedere di chi, dunque? Se le streghe archetipiche si prostrano per leccare l’ano a Satana o la faccia che compare nel suo sedere, se si fanno marchiare da lui sulle anche (Pierre de Lancre, Tableau de l’Incostance) è certo che questo fugga se gli si chiede altrettanto. Parola di Lutero.

Nel 1532, nota nei suoi Discorsi a tavola, raccolti da Johannes Auribafer – “Questa notte, discutendo con me, il diavolo mi accusava di essere un ladro, di aver spogliato il papa e numerosi ordini religiosi dei beni che spettavano loro: ‘Leccami il culo?, gli risposi, e lui tacque.

Amen, continua nella prossima puntata.

il sedere del diavolo

Concludo con un mio pezzo – un brano nel quale il sedere non è nominato ma c’è. 

Da Favolesvelte, Golem Edizioni