PER IL TRAMITE DELLA LETTERATURA 4

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COME LA PANDEMIA DA COVID-19 È DIVENTATA L’INSONNIA DEL XXI SECOLO

di Lorenzo Gafforini*

a R.

«Felici i posteri, che non avranno conosciuto queste disgrazie e crederanno che la nostra storia sia una favola!»

FRANCESCO PETRARCA, Familiarum rerum libri

4. Il morbo di Giustiniano.

Verrebbe spontaneo pensare che, dopo queste tragedie dell’antichità, si approdi alla conosciutissima peste nera del XIV secolo che decimò la popolazione europea. Tuttavia, vi è un’altra pandemia che di per sé può essere considerata l’ideale predecessore storico – anche da un punto di vista medico – della peste nera. Il c.d. morbo di Giustiniano20 , infatti, è una malattia che si propaga per tutto il Mediterraneo intorno al 540 d.C. e trova terreno fertile soprattutto a Costantinopoli, allora capitale dell’Impero romando d’Oriente.

Gli effetti del morbo – rinvenibile alla peste bubbonica – furono devastati. Nello stesso periodo, oltre l’imperversare della guerra gotica nella penisola italica, si verificò anche la c.d. piccola era glaciale della tarda antichità. In particolare, a seguito di violente eruzioni vulcaniche, si verificarono delle alterazioni climatiche, raffreddando considerevolmente il pianeta e andando così a danneggiare i raccolti e rivoluzionando la vita delle persone. Nonostante non vi sia un collegamento esplicito fra le alterazioni climatiche e il propagarsi del morbo è innegabile come l’impellente situazione di povertà e, di conseguenza, le scarse misure igieniche, andarono a peggiore drasticamente la situazione.

Nonostante ciò, l’ambiente culturale sotto l’Impero di Giustiniano risultò nel complesso vivace, consegnando alla storia diversi autori e storici di notevole levatura. Fra tutti si ricorda Procopio di Cesarea che ha tramandato le numerose gesta bellica dell’Imperatore, fornendoci poi anche un quadro realistico della peste che per alcuni anni ha afflitto l’Impero. Basti citare la descrizione la sua descrizione della malattia, che sembra essere stata scritta nel XIV secolo: «Quelli di cui il bubbone cresceva di più e maturava suppurando si salvarono in gran parte, senza dubbio perché la proprietà maligna del carbone, già ben indebolita, era stata annullata. L’esperienza aveva dimostrato che questo fenomeno era un presagio quasi sicuro del ritorno alla salute. Ma l’esito era letale per quelli in cui il bubbone conservava la sua durezza» 21.

Tale malattia, facilitata anche degli ininterrotti spostamenti delle truppe, si diffuse con facilità ripresentandosi con una certa ciclicità per oltre due secoli22 .
 

20 Ovviamente questo avvenimento segnò radicalmente la politica di Giustiniano che si trovò costretto a fronteggiare una situazione simile a quella di Marco Aurelio, se non più grave.
21  La testimonianza di Procopio, contenuta al paragrafo 22 del libro II del Bellum Persicum è ripresa da S. SABBATINI – R. MANFREDI – S. FIORINO, La peste di Giustiniano (prima parte), in Le infezioni in Medicina, n. 2, 2012, p. 128.
 22 L’affermazione è ripresa da Ivi, p. 131.