Dove sei, Major Tom?

Dove vanno a finire i personaggi delle canzoni, quando la canzone finisce?
Che fine ha fatto Major Tom, che sparisce dalla nostra vita (e dalla torre di controllo) condividendo con noi una consapevole angoscia mista a fatalistica curiosità dicendo, forse a se stesso: “Galleggio attorno al mio barattolo di latta, lontano sopra la luna; il pianeta terra è blu e non c’è niente che io possa fare”. Certo, possiamo farlo ritornare ogni volta che vogliamo premendo il tasto play, ma lui intanto dov’è? Starà abitando un immaginario mondo kubrickiano? Sarà finito in qualche libro di fantascienza?

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I personaggi delle canzoni non muoiono: perché quindi non indagare dove, per caso, stiano continuando a vivere? Tecnicamente tornano a rivivere quando riascoltiamo la canzone stessa, facendosi sberleffi dell’ineluttabilità della scienza, ma è tutto qui?
Perfino quando muoiono in maniera truculenta possiamo chiederci dove siano andati a vivere di nuovo. Dove risorge la povera Mary Bellows di “The Kindness Of Strangers” dopo che Richard Sledge si è chiuso la porta alle sue spalle? Piccola Mary, trovata da qualcuno ammanettata nel letto della sua stanza occasionale, con un bavaglio alla bocca e una pallottola in testa; morta per eccesso di innocenza e nel tentativo di colmare, almeno un po’, i morsi della maledetta solitudine dei viaggiatori. E Slade, che immaginiamo sparito furtivamente nell’ombra col cappello calato sulla testa, dove sarà finito al termine del brano? In fondo, un uomo così gentile, furbo ed elegante, sembra impossibile che abiti una sola canzone. Non sarà magari la stessa persona che in “Knoxville Girl” (giusto per rimanere nell’ambito delle ballate assassine di Nick Cave) ci racconta con dovizia di dettagli la sua folle storia chiedendosi alla fine “Perché ho assassinato la ragazza che amavo così tanto?”.

E che ne sarà di chi non ha nemmeno un cognome e risponde solo a un nome di battesimo, pur animando una storia che le regala una più che precisa identità? La triste Angelene, di professione prostituta, il cui amore si trova a miglia di distanza, che Polly Jean Harvey costringe a descriversi come “la schifezza più carina che tu abbia mai visto”, non sarà per caso la stessa che ricompare in un’epoca precedente ne “Il Petalo Cremisi e il Bianco” di Michel Faber? Cosa impedisce, infatti, a questi personaggi immaginari di viaggiare a ritroso nel tempo? Ma, restando nello stesso disco – peraltro colmo di nomi femminili se pensiamo alla Elise sbattuta da uno sfortunato amante nella stanza d’albergo numero 509; o alla tormentata Leah, che in una manciata di minuti porta in scena tutto il proprio autolesionismo – dicevamo, rimanendo nello stesso disco, che fine fa la Catherine del cupissimo omonimo brano (qui però il cognome, De Barra, non sfugge ai più attenti) evocata dal vecchio amante, gravemente ferito e pieno di rancore nei confronti della nuova vita della donna, ora coinvolta in un nuovo amore? E dove possiamo ascoltare o leggere di come sia andato poi quel nuovo promettente amore di Catherine? Sarà forse finita protagonista di uno dei monologhi della memoria contenuti in “La Voce a Te Dovuta”? Immaginate Salinas che offre una nuova vita alla De Barra di PJ Harvey?

E quando le vicende raccontate in una canzone riguardano invece due persone, così indissolubilmente legate alla storia che ci viene offerta quale spunto della nostra riflessione: cosa ne sarà di queste persone alla fine della canzone? Cosa ne è stato del “Captain Badass” dell’omonimo struggente brano del povero Jason Molina, e della sua “Brown Eyes”, dilaniati dal dubbio se sia (stato) vero amore oppure no e se l’amore, così caldo e intensamente vissuto una notte, conceda realmente una seconda possibilità per essere afferrato al volo e protratto nel tempo? E, pur concedendo spazio a questa immaginaria seconda possibilità, come, e soprattutto dove, avranno affrontato i due amanti le insidie della quotidianità? In quale fiaba o romanzo avremmo potuto seguirne le sorti?

Nemmeno quando sono reali, i personaggi delle canzoni ci aiutano nelle nostre indagini.
Come avremmo potuto, infatti, seguire le vicende del tizio così vanitoso della canzone di Carly Simon non sapendo esattamente ancora di chi si tratta? Certo, nel corso degli anni Carly ha rivelato alcune lettere chiave della vera identità del soggetto messo alla berlina, dichiarando che il nome del tizio contiene una A, una E e una R, restringendo quindi il campo degli indiziati a Mick Jagger e Warren Beatty, eliminando di conseguenza il nostro bisogno di indagare ulteriormente su Kris Kristofferson, James Taylor o altri che l’intensa attività amorosa di Carly ci aveva autorizzato ad accreditare.

E’ quindi lecito chiedersi dove finiscano questi personaggi al termine del brano, no? Domandarsi dove siano andate a finire le ragazze che animavano i sogni dei surfer nelle canzoni dei primi Beach Boys? Che ne è stato veramente del Real di Peter Gabriel. Com’è stata la vita adulta e responsabile di chi andava e veniva dal Chelsea Hotel, cui tanti artisti hanno dedicato la propria attenzione. Ognuno ha la sua vicenda da indagare, no?
Ad esempio, a me tormenta il pensiero di chi sia l’identità di quella ragazza che fa esclamare a Pall Jenkins la bellissima frase: “It’s a crime, I never told you about the diamonds in your eyes”. Non l’ho, per caso, incontrata anch’io?