Ricordo di Baden Powell

L’anima jazz della poesia e della chitarra brasiliane

a cura di Guido Michelone

L’unica volta che ascolto dal vivo Baden Powell è a metà agosto del 1987 nel Teatro Nazionale Claudio Santoro (progettato dal grandissimo architetto Oscar Niemayer). C’è solo lui al centro di questo palcoscenico rotondo attorniato da un pubblico borghese competente. La prima parte è quasi un omaggio a Bach per sola chitarra acustica e, forse per la distanza fisica enorme che separa l’artista e gli spettatori la ‘soporifera’ musica di chi suona (spesso improvvisando) stenta a raggiungere il coinvolgimento di quelli che ascoltano (sovente abbioccandosi); poi come d’incanto Powell inserisce gli idiomi sonori del melodismo e del ritmo carioca e in un crescendo alla fine tutto il teatro scandisce battendo fragorosamente mani e piedi la samba e la bossa nova con Baden che quasi sembra un’orchestra, mentre è sempre solo lui e la sua chitarra. La situazione è impagabile, la platea non vuole andarsene e continua a ritmare: e anche dal musicista traspare una gioia immensa.

So che non esiste oggi, mentre scrivo, una data particolare per rendere omaggio al genio di quest’artista se non il mezzo secolo trascorso dall’uscita di tre suoi grandi dischi: La Grande Réunion, Grandezza on Guitar ed Estudos, tutti 1974, ma per tre diverse etichette e con tre differenti formazioni. Ma credo che valga sempre la pena di tornare a lui, perché, all’interno della storia musicale brasiliana del XX secolo, il chitarrista/compositore Baden Powell de Aquino nato nel piccolo borgo di Varre-Sai il 6 agosto 1937 e morto a Rio de Janeiro il 26 settembre 2000, rappresenta una sorta di anomalia, sia pur alquanto positiva, all’interno del moderno sound carioca, con l’avvento alla fine degli anni Cinquanta della cosiddetta bossa nova, di cui egli può certo essere ritenuto un protagonista tanto a livello di autore di canzoni quanto nei panni di virtuoso della chitarra. Baden Powell, così battezzato in omaggio al fondatore dello scautismo (Robert Baden-Powell) nasce da genitori molto religiosi e discendenti da schiavi africani, vantando, come famiglia, robuste radici musicali, a cominciare dal nonno paterno, Vicente Thomas De Aquino, il quale ancor prima dell’abolizione della schiavitù (1888) forma un’orchestrina di schiavi neri; invece il padre, Lilo de Aquino, di mestiere calzolaio, arrotonda i magri guadagni abbracciando la tuba e il violino nelle formazioni dilettanti attive soprattutto durante le sagre paesane.

Vorrei far notare che il trasferimento dal paesino alla vicina effervescente Rio, comporta per Baden i primi rudimentali apprendimenti alla chitarra a cui rimarrà pere sempre legato facendone lo strumento solista, accompagnatore e fondamentale per comporre. A far musica viene incoraggiato tanto dalla zia quanto da un’atmosfera domestica dove l’arte delle sette note risulta al centro della quotidianità grazie alle visite in casa di nomi famosi della musica brasiliana mulatta: Pixinguinha, China, Donga. Baden viene quindi avviato . dal padre verso studi privati con il chitarrista Jaime Florence, che gli fa conoscere le opere di Francisco Tárrega e Andrés Segovia, i quali avranno un’influenza non secondaria nell’idea di bossa nova di Powell medesimo. Il giovane mostrando orecchio, predisposizione, amore per lo strumento, riesce già, appena quindicenne a esibirsi da professionista: oltre la radio e i nightclub, si divide spesso tra i lussuosi caffè del quartiere Copacabana e le scalcinate favelas dove comincia a improvvisare con i mitici sambisti, che a loro volta lo stimolano anche a scrivere musica.

A tale proposito mi piace rammentare che, una sera del 1955, dopo una perfomance al Bar Plaza con l’Ed Lincoln Trio, conosce Antonio Carlos Jobim (detto Tom), per il quale compone Deve ser amor, Encontro com a saudade, Não é bem assim e il primo vero successo, Samba triste. Jobim inoltre presenta Baden al poeta Vinícius de Moraes, trovandosi quindi nel bel mezzo della nascente bossa nova, davvero una nuova ondata che attenua il ritmo samba e il folclore locale, mescolandoli con la sofisticatezza del cool jazz. Sul primo incontro Baden/ Vinícius circolano misteriosi aneddoti: conosco il più attendibile, ovvero quello di una notte del 1962 nel bar Argèpe (sempre a Rio) con il poeta che assiste a un recital solo strumentale del chitarrista, restando così stupito e affascinato da chiedergli subito di diventare il proprio partner a livello musicale. So pure, da fonti indiscrete, che, qualche giorno dopo l’argèpe il neonato duo si barrica in casa di Vinícius per tre mesi fino a ‘buttar fuori’ capolavori quali Consolação, Só por amor, Labareda, O astronauta, Bon dia, amigo, Tempo de amor, Berimbau, Amei tanto, Pra que clora. La collaborazione tra i due culminerà nell’album Os Afro-sambas de Baden e Vinicius (1966), che presenta altre pietre miliari come Canto de Ossanha, Canto de Xangô, Canto de Iemanjá, Lamento de Exu, mentre in seguito scriveranno pure le bellissime canzoni Além do amor, Valsa sem nome, Canção do amor ausente, Deixa, Tempo feliz.

Trovo, a questo punto che la musica del chitarrista s’arricchisca del resto di nuovi linguaggi etnici, grazie ai mesi trascorsi a Bahia, decisivi per ulteriori approfondimenti cultural-musicali, venendo a contatto sia con il sincretismo religioso locale sia con le tradizioni precipue di un’eredità africana a sua volta riscontrata in riti, canti e danze marziali, dal candomblé alla capoeira. Baden di fatto sta inventando il nascente stile afro-samba, identificabile in primis in due brani: da un lato Canto de Ossanha, reso popolare dalla superba vocalst Elis Regina; dall’altro lo strumentale Berimbau con Powell che, percuotendo e le corde della chitarra, ‘imita’ e omaggia il suono dello strumento importato dagli schiavi provenienti dell’Angola.

Intanto voglio rimarcare che – nel 1964 – un colpo di Stato militare che instaura in Brasile una dittatura di tipo fascista ha come effetto immediato sugli artisti una censura così pesante da costringere i più facoltosi (e i più sospetti di simpatie a sinistra) a fuggire all’estero. Baden ripara in Europa per circa un quarto di secolo, sino al ritorno della democrazia, trasferendosi dapprima in Francia dove ha modo di suonare in jam session con tanti jazzisti americani, e poi in Germania, dove grazie a un’intensa attività discografica, riesce a essere apprezzato addirittura negli Stati Uniti per la crescente maestria nel mescolare elementi popolari, classici e appunto jazz. Ai primi anni europei risale altresì Samba de benção, assieme al flautista Herbie Mann che inserita nello score del film Un uomo una donna di Claude Lelouch lo rende assai famoso ovunque.

Tuttavia Powell resta, a mio avviso, un uomo schivo che non ama i riflettori della notorietà, preferendo alle lusinghe del pop, le perfomance con i chitarristi jazz Jim Hall e Barney Kessel, mentre il ‘suo’ Sessantotto – anno in cui tutti o quasi abbracciano la contestazione studentesca –consta semplicemente nella scoperta di un giovane poeta, Paulo César Pinheiro, assieme al quale comporrà nuovi stupendi motivi Cancioneiro, Samba do Perdão, Meu Réquiem, É de Lei, Refém da Solidão, Aviso aos Navegantes, Carta de Poeta). Sono anni in cui Baden, con moglie e figli, tenta di condurre una normale esistenza quotidiana, benché inizino per lui i problemi dell’alcolismo, ingigantiti da un diabete che gli mina costantemente il fisico. La decisione nel 1988 di ritornare in Brasile, dove la scena musicale nel frattempo è cambiate grazie all’avvento di cosiddetti tropicalisti (Caetano Veloso, Gilberto Gil, Tom Zé, Rita Lee, Maria Bethania, Gal Costa) che introducono elementi rock estranei al pensare di Powell, che, a quel punto, nel 1994 si esibisce dal vivo  in concerto assieme ai figli, Louis Marcel alla chitarra e Philippe al pianoforte, in concerto quindi proposto nell’album Baden Powell & Filhos.

Vorrei concludere sottolineando che le ultime importanti esibizioni risalgono ai mesi successivi per il festival di Montreux e al 1996 in una tournée in Francia, assai ben accolta da pubblico e critica. Solo quattro anni dopo alcol e diabete gli procurano una polmonite, che si trasforma in una letale setticemia. Di lui alla fine resteranno per semrpe i dischi, pubblicati dal 1961 fino al 2000, tra cui, essenziali, vanno almeno citati Apresentando Baden Powell e Seu Violão, Um Violão na Madrugada, Baden Powell Swings with Jimmy Pratt, Ao Vivo no Teatro Santa Rosa, Tristeza on Guitar, O Som de Baden Powell, Poema on Guitar, Simplesmente, At the Rio Jazz Club, Live in Montreux, 22 Juillet 1995, Samba in Prelúdio. Quand tu t’en vas anche per scoprire (o riscoprire) l’anima jazz della poesia e della chitarra brasiliane.