Approfondimenti
GENTE CATTIVA – cominciamo con Daniel Viola
Comincio da lui: Daniel Viola.
Lui opera al Nero tra crimini risolti e orrori da risolvere.
Mi presento con il suo primo caso – il mio primo noir in filastrocca, la prima di quattro storie raccolte nell’apposita sezione del volume “Favolesvelte” (che è tra le mani del mio editore e, se tutto va bene, potrete sfogliare anche voi a partire dal mese di gennaio 2016).
All’ombra di un albero, nel mese di agosto, comincerò a tramare misfatti più complessi, faccende che da tempo Daniel Viola va esplorando nella mia testa.
IL PRIMO CASO DI DANIEL VIOLA (IL LEOPARDO)
– con disegnino a pennarelli.
Questura di Torino, nove e venti
potrebbero essere della notte ma sono ore del mattino.
La città respira sotto una coltre di neve già sporca
e il caldo bizzarro che non c’entra (ma c’è).
“Portami una brioche, Mazzu, senti …
potrò sgarrare un pochino
senza che Nicoletta mi mandi dritto alla forca?”
Il commissario non tocca un dolce dalle tre.
Erano le tre di notte passate da pochi minuti, infatti
quando l’hanno preso, “il Leopardo”.
Daniel Viola aveva scartato un cioccolatino
nella strana quiete che arriva dopo una tempesta.
Annuendo, masticava piano tutti i fatti
mentre il vicecommissario Mazzu (detto “il Sardo”)
tremava (ma lui non conosceva Gobino*?)
indicando al commissario quella brutta testa.
La neve aveva cominciato a cadere dalla mezzanotte
vestendo di bianco latte le baracche delle nere
(un bell’effetto, comunque, tra i fatui fuochi)
i prati, i boschi finti, e la tangenziale.
Tre prostitute uccise a morsi, graffi, botte
erano un po’ troppe in sole sette sere
(c’era qualche stronzo che amava i giochi
feroci, selvaggi, quelli che fanno tanto male).
Naija, Adijatu, Halima: tre giovani nigeriane
uccise di notte tra Moncalieri e Trofarello.
Adijatu (ecc. ecc.), ventisette anni appena fatti
divideva con Halima (ecc. ecc.) una casetta di latta
e vesti ben differenti da quelle tipiche africane
ma non condivideva con lei la proprietà del pollo.
Uccello per un rito o per la cucina? Roba da matti.
Da Porta Palazzo un pollo era finito nella fratta
per poi sparire senza neanche avvisare le ragazze.
Le quali ragazze si erano presentate in questura
a denunciare il furto del suddetto volatile
facendo ridere (i polli?) i poliziotti di turno.
“Porto il caffè, commissario? Tre tazze?”
Daniel Viola ha chiaro il gusto amaro della paura
che le donne provano per colpa dell’uomo vile.
C’è un vile proprio qui – Torino, interno diurno –
che ride e biascica: “Poveri voi, poveri tutti …”
“Il Leopardo” è soprannome davvero azzeccato
(nato lì per lì, nel momento dell’arresto)
per un uomo nervoso, pieno di macchie scure
sulla testa completamente calva, e brutti
nei che fan pensare al destino annunciato
di una morte per la quale non è troppo presto.
“Ho poco tempo, volevo divertirmi e rido pure.”
Il Leopardo è il suo stesso maligno melanoma
nero come la pece, nero come le donne nere
quelle che da sempre pagava, se gli veniva voglia
e picchiava ogni tanto (anche la moglie, d’altronde).
La morte per alcuni è cosa di natura, per altri è coma
che spegne anime mai state vive, mai state sincere.
L’albero del mondo non piangerà la foglia
che nasce già marcia
cade
…
e libera verdi fronde.
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