Ah, se un giorno ci si potesse ritrovare tutti in un sopramondo popolato d’anime!

Oggi pomeriggio ho fatto visita alla mamma di un mio cugino acquisito. Forte di una vaschetta da 8 euro di gelato a tre gusti, mi sono presentato alla sua porta con un largo sorriso e le migliori intenzioni. Stavamo in chiacchiere già da un po’ di tempo quando è saltato fuori il discorso del suo primo figlio. Anche mia suocera ha perso il suo primo figlio. E anche la mamma di uno dei miei migliori amici. Quando ci penso, divento piuttosto indocile per non dire aggressivo nei confronti del mondo, anche se so benissimo che è nella natura delle cose che sempre e dappertutto e perciò anche nelle case di parenti e amici e perfino nella mia, la morte continui tranquillamente il suo lavoro. E così ha continuato anche lo scambio di parole fra me e quella vecchia signora con gli occhi rossi, persa in qualche punto di sé a sopportare la fitta del suo dolore immedicabile. Ah, se un giorno ci si potesse ritrovare tutti in un sopramondo popolato d’anime!, o anche soltanto in un cantuccio, dentro, ma felice.

 

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Avendo fatto la sciocchezza di entrare in un ordine di pensieri tristi e inospitali, mi sono chiesto come sottrarre alla coscienza il malcontento del mio io. Sono stati i fantasmi, allora, a liberarmi dal mio Male, rendendomi più lieve il peso dell’esistenza. Lui, l’io, più che a risolvere tende a creare i problemi, e quasi, a volte, ci convince che l’oblio sarebbe una catastrofe, e non, com’è, una soluzione. I fantasmi invece scuotono, annunciano una specie non impossibile di antimateria. Turbano, stupiscono, ci liberano dal peso delle cose.
Nella memoria di tutti noi, c’è qualche immagine che riassume l’esperienza del dolore. Io ne ho raccolta una, ieri pomeriggio, e l’ho messa a pensare. Ecco un’immagine che pensa, mi sono detto, e che pensando realizza il mio pensiero emozionato. I fantasmi dei primogeniti morti che attraversano densi strati di spazio, per incontrare la propria madre. E tutti i santi giorni le madri che vanno al cimitero a riassettare i loculi, a dare acqua ai fiori sui sepolcri, a spazzar via la polvere. Gli spiriti che scendono, le mamme che li invocano. È un girotondo di spettri.

bognifigura