Approfondimenti
Era un periodo che andavo in caccia di parole grandi
Con l’inizio del secolo nuovo ho incominciato a interessarmi alla figura di Caterina Fieschi Adorno. Si tratta di una donna straordinaria, una santa, che ha descritto il Purgatorio, un’esegeta finissima del mondo interiore. Che bello sarebbe, esistessero tante persone così. Poi ho preso l’abitudine di andare a trovarla. Cioè, a passare un po’ del mio tempo nella chiesa dell’Annunziata in Portoria, qui a Genova, davanti alla teca con il suo corpo incorrotto. Mi metto a guardarlo e mi viene da pensare alle cose più strane. Compresi l’anima e lo spirito che, contenendolo, vi erano contenuti.
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Non mi ricordo di quando Cathy mi ha parlato per la prima volta. Era un periodo che andavo in caccia di parole grandi per impedire a quelle piccole di assordarmi: «Heathcliff», ha detto. E io, sono rimasto lì, smanioso di avvicinarmi, per interposta persona, all’instabile vertigine dell’irrealtà. Ne ho approfittato per immaginarla a modo mio. Un’anima rosso-fuoco, tumultuosa, straripante, a mezzo fra Liz Siddal e Kate Bush… ma poi, subito dopo, è ritornata al suo cantuccio di silenzio… la mia Caterinetta.
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