ALLA POESIA DO DEL VOSSIA – INTERVISTA A EMILIO PAOLO TAORMINA. Tempo due di tre

ALLA POESIA DO DEL VOSSIA
Tempo due di tre
INTERVISTA A EMILIO PAOLO TAORMINA

Quella che segue è la seconda di tre interviste realizzate a poeti siciliani. Lo svolgimento delle domande è volutamente in seconda persona plurale. Un non detto di rispetto tipicamente siciliano, per ogni sorta di pluralità.

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Autore indipendente, Emilio Paolo Taormina (Palermo, 1938) è tradotto in spagnolo, portoghese, francese inglese, russo, albanese, croato e tedesco.
Contemporaneo, nato a Palermo nel 1938, Emilio Paolo Taormina, è uno scrittore di poesia e prosa. Il suo linguaggio raffinato e malinconico affronta, con elevata sensibilità creativa, la parola della narrazione moderna e innovativa.
Ha curato un’attività commerciale specializzata in musica rock, folk, blues, jazz, nuove tendenze.
Sue poesie sono presenti in antologie, riviste italiane e internazionali.

 

SS: La prima domanda è per tutti gli artisti finora intervistati, la stessa. Immaginate dunque che Niederngasse non vi conosca e Voi non conosciate NiedernGasse. Cosa direste per presentarvi, utilizzando argomentazioni che esulano da una biografia o da ciò che si può trovare in rete?

EPT: Sono nato quando c’era solo la radio, la radio a galena e il fonografo da cui ho imparato ad amare la musica jazz e il blues. Adopero internet per necessità ma ne farei volentieri a meno, anche se ho due negozi di musica on line. Navigo poco e non conosco NiedernGasse.

SS: Del Vostro modo di intendere la letteratura e in particolare la poesia, ho sempre ammirato l’abnegazione e il grande rispetto che date alla parola scritta. Mario Luzi diceva “Vola alta parola”; che rapporto avete con essa?

EPT: Da 15 anni vivo in una casa isolata in un uliveto. La posta indirizzata a me non so che fine faccia. Ho rari contatti con contadini e pastori. Non cerco le parole. Le parole dormono e si risvegliano dentro di me come bambini che si rincorrono e giocano. Due o tre parole mi girano nella mente e cercano il filo della musica, quando diventano un’unica cosa la poesia è fatta. Non so dire altro.

SS: Vi ritengo uno di quegli scrittori che amo definire silenziosi: poeti che si concentrano sul verso in maniera esclusiva, a cui poco interessano la fama e la ribalta. Quanto di condivisibile c’è in questo mio modo di identificarvi?

EPT: Scrivo per essere vivo ed essenziale, scoprire ogni giorno me stesso, e non per essere al centro dell’attenzione degli altri.

SS: Quando ho iniziato a studiare la Vostra biografia, una cosa fra tutte mi ha colpito; il Vostro negozio di dischi a Palermo purtroppo chiuso di recente a quanto mi risulta. Tra dischi di musica Jazz e Blues era possibile trovare anche Vostre poesie. E’ così?

EPT: Ho gestito per 52 anni un negozio di musica specializzato in jazz, rock, folk e blues, è inevitabile che questa musica abbia penetrato la mia poesia.

SS: Secondo Voi le periferie si differenziano a seconda che si trovino a nord o a sud o come sostiene Lucio Zinna, le periferie che siano letterarie o metropolitane, sono sinonimo di lateralità?

EPT: Io sono stato urbano, periferico ed eremita. Nella mia poesia giocano molto gli occhi e il senso di osservazione. Probabilmente in modo trasversale le situazioni incidono, ma io resto me stesso.

SS: Anche per Voi una domanda di amici siciliani. Provando a cercare in una libreria lo scaffale dedicato alla poesia, spesso lo si trova ben nascosto in qualche angolo, magari fra le guide turistiche e i libri per cucina. Una volta trovato si scopre che sono presenti solo classici e raramente poeti contemporanei.
Perché la poesia fatica ad uscire da quella nicchia nella quale spesso sembra essere stata relegata? Quanto in questo possono contribuire i tempi frenetici nei quali viviamo?

EPT: Qualche volta mi è capitato di sfogliare un catalogo di grandi editori degli anni trenta, quaranta e cinquanta. Gli autori sono le lapidi di un cimitero. Sopravvive un’aliquota minima di autori. Poeti e scrittori sconosciuti nella propria epoca cinquant’anni dopo hanno una vera redenzione. Penso che il tempo sia un filtro da cui viene fuori il meglio.

SS: Su NiedernGasse ho già potuto intervistare il poeta Lucio Zinna. Dopo questa Vostra intervista, sarà il turno di Daìta Martinez. So che conoscete personalmente entrambi; dal punto di vista culturale e letterario, cosa vi lega ad essi?

EPT: Con Lucio Zinna c’è una stima e una frequentazione ormai di cinquant’anni. Sono convinto che della sua poesia resterà traccia nella letteratura italiana. Daita Martinez la conosco da sempre. Era amica dei miei figli e frequentava la mia casa. Sono affezionato a lei come a una parente. Lei è una poetessa emergente già autrice di libri senz’altro validi.