CARMEN (E)’ IL SIGILLO FOTOGRAFICO AI DIRITTI

Mi imbatto in Carmen Sigillo due anni fa, dopo aver visto un servizio del TG2 che parlava della squadra di Basket “Tam Tam”, composta da immigrati di seconda generazione, non ancora maggiorenni, residenti a Castel Volturno in provincia di Napoli.

All’interno del servizio, si racconta di come la storia di questa squadra, esclusa dal campionato di basket regionale a causa di un regolamento che vieta di avere più di due giocatori stranieri, sia diventata anche una mostra fotografica dal titolo “Born in Italy”, grazie all’impegno e alla volontà di Carmen Sigillo.

Carmen-Sigillo

Seguo il suo lavoro di fotografa attraverso i social e la contatto a due anni di distanza da quel servizio giornalistico, all’indomani della vittoria del Napoli in Coppa Italia.

SS: Ciao Carmen, ti tocca la domanda che faccio sempre a tutti. Chi è Carmen Sigillo, prova a dare una definizione di te.

CS: Ciao Salvatore, sono scettica e un po’ contraria a definirmi, anche perché uno pensa di essere in un modo, di specchiarsi in una determinata maniera ma realmente importante per me, è ciò che arriva alle persone.
Se proprio devo definirmi, mi ritengo una eterna bambina e lo affermo con una sorta di orgoglio. Con molta onestà, ritengo di aver conservato quella genuinità e trasparenza dei bambini non solo nella vita ma anche nella fotografia. Come tutti i bambini, sono piena di sogni che però cerco di realizzare senza tenerli chiusi nel cassetto.

SS: Raccontami un po’ la vicenda Tam Tam basket, il contesto e come ti sei avvicinata a questa storia che ha tutti i contorni di essere comunque una vicenda non solo locale ma che potenzialmente potrebbe avere una valenza nazionale.
Come nasce l’esperienza “Born in Italy”?

CS: Castel Volturno negli anni ’70 era il mare dei napoletani, dove un particolare territorio interamente abusivo denominato “Villaggio Coppola Pineta Mare”, diventa zona di villeggiatura. Con tanto di recinzione e guardie private. Una sorta di villaggio per Vip.

Castel Volturno era considerata a quei tempi la Miami del Sud, vi furono fra l’altro girati diversi film. Negli anni ’70 alcuni classici della comicità all’italiana. Negli ultimi anni i registi Matteo Garrone e Edoardo De Angelis, vi hanno girato rispettivamente due film.
Negli anni ’80 dopo il terremoto vi si trasferirono centinaia di campani, occupando fra l’altro, le case del Villaggio Coppola Pineta Mare.

Negli anni ’90 ebbe inizio una fase migratoria extracomunitaria, che portò nel periodo attuale ad avere il 50% della popolazione composta da immigrati, non regolari e regolari.
La squadra di basket nasce in questi anni, nel degrado sociale che in questo periodo aumenta in maniera esponenziale. Da un’idea di Massimo Antonelli, giocatore della Virtus Bologna, nasce così la TAM TAM Basket, progetto sociale che intende coinvolgere attraverso lo sport nelle scuole, i ragazzi immigrati di seconda generazione.

Le prime difficoltà nascono fin da subito, quando bisogna iscrivere la squadra al campionato regionale. Da qui comincia tutta una battaglia anche mediatica che ha coinvolto diversi soggetti istituzionali e sociali.

Questa battaglia porta nel 2017 ad un risultato concreto e importante: un emendamento alla legge di bilancio denominato non a caso “Pro Tam Tam basket”, che determina di fatto lo IUS SOLI sportivo. Nella fattispecie regolarizza e permette a circa ottocentomila minori stranieri in tutta Italia, di poter praticare sport a livello amatoriale e dilettantistico.

Soddisfazione nelle soddisfazioni, i ragazzi della TAM TAM Basket, vincono il campionato regionale e di fatto promossi alla categoria successiva.

L’emendamento però, anche se nella sostanza istituisce una sorta di Ius Soli sportivo, non prevedendo ulteriori modifiche ai regolamenti delle federazioni sportive, non ha permesso alla squadra, di gareggiare nella categoria successiva. Sono seguiti diversi ricorsi, nessuno dei quali attualmente è stato accolto.

Attratta da questa vicenda, chiedo essenzialmente di potere partecipare al progetto e di raccontare la storia, mettendo a disposizione le mie competenze.

Dopodiché comprendendo che la situazione meritava un racconto più dettagliato, comincio a frequentare i ragazzi anche fuori dal campo in quel che è la loro vita oltre il basket, partecipando alle loro feste di compleanno così come alle loro liturgie religiose. Cercando al contempo, di mettere in evidenza i limiti e le difficoltà che incontrano nel richiedere quotidianamente i propri diritti.
Nasce quindi questo lavoro fotografico, durato circa due anni. Viene così inaugurata la mostra “Born in Italy” che partendo proprio da Castel Volturno, inizia ad essere esposta in molte città italiane.
Dopo la mostra nasce la volontà di raccogliere gli scatti, in un libro. Il libro si è posto l’obiettivo di donare un nuovo campo di basket per i ragazzi, attraverso i proventi della vendita delle copie.

SS: Si è detto che “Born in Italy” ambisca ad essere un strumento di trasformazione sociale. E’ così?

CS: Direi più che altro che si pone l’obiettivo di sensibilizzare dal punto di vista sociale. La fotografia è uno strumento che ha un forte potere in questi termini. E’ uno strumento di denuncia, nell’immagine un fotografo riesce a mettere se stesso. Anche se per quanto si cerchi in fotografia di avere una sorta di distacco, in realtà tutto ciò non avviene quasi mai.


  

SS: Cosa significa per te, fare fotografia?

CS: La fotografia dal mio punto di vista non è arte, i fotografi a mio avviso non sono artisti, perché non creano. Il fotografo è colui che riproduce. L’atto creativo del fotografo risiede nel fatto che ad ogni scatto viene fuori qualcosa di nuovo e unico. E che non lo potrà mai replicare, così come un altro fotografo con le proprie immagini.

Nel mio caso è uno strumento eccellente per comunicare ed entrare in empatia col prossimo. La macchina fotografica protegge la bambina che è in me, mentre entra in comunicazione col mondo.

SS: Ad ogni modo, credi nell’impegno sociale dell’arte?

CS: Io credo che per quanto riguarda l’impegno sociale, ognuno debba dare il meglio di sé. Chi lo fa con la fotografia, chi lo fa anche con la fotografia e grazie ad essa, io non ho soltanto mostrato le seppur importanti battaglie di questa squadra di basket ma sono riuscita a realizzare qualcosa di concreto e solido come appunto il campo di gioco.

SS: Abbiamo parlato di Ius Soli sportivo. Ma secondo te siamo pronti per lo Ius Soli come legge dello Stato?

CS: Il popolo italiano non è un popolo razzista. Il problema nasce quando la politica non dà opportunità serie e concrete in termini di servizi. E’ qui che comincia lo scontro di povertà ed è qui che la politica deve rispondere. Nonostante ciò l’italiano a mio avviso, culturalmente è pronto.

SS: Una domanda che non ti hanno mai fatto e che vorresti ti facessero.

CS: Ti dico la verità, poiché le domande sono praticamente io che le faccio a chiunque capiti a tiro, mi ritrovo nella situazione imbarazzante per nel momento in cui mi intervistano, ho le sensazione che mi stiano facendo sempre troppe le domande, in quanto amo molto di più stare dietro la macchina da presa piuttosto che parlare a un giornalista.

SS: E meno male che non ami parlare, altrimenti qui, avremmo fatto notte. Ti ringrazio per la disponibilità che hai comunque dimostrato e chissà, a presto!

PREMI “BORN IN ITALY”

Finalista Premio Ponchielli
Vincitore Witness Journal – Dentro il reportage
Vincitore ASPA – Alghero Street photography awards
Vincitore Italian Street Photo Festival

Carmen Sigillo nasce a Napoli nel 1978. Si laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli e intraprende la professione di avvocato. Negli anni sviluppa tuttavia un amore viscerale per la fotografia. Frequenta il Centro di Fotografia Indipendente e partecipa a workshops con i fotografi più vicini al suo modo di sentire: Francesco Cito, Mario Spada, Boogie. Ama la strada, le sfide e la macchina fotografica come mezzo per esprimersi e relazionarsi in piena libertà.

“La macchina fotografica mi consente di entrare in empatia con le persone in un modo assolutamente semplice, diretto, senza filtri. Mi permette di imparare dalle loro vite, dalle loro abitudini, di frugare con discrezione, di crescere. Con la fotografia mi arricchisco continuamente: di umanità”.

Il libro è acquistabile a questo link:
https://www.fotoema.it/libri/born-in-italy-di-carmen-sigillo.html