Fraternità

a cura di Vittorio Alfieri

Fraternità. È l’ultimo colore della bandiera a rappresentare il valore nella trilogia dei lungometraggi di Kieślowski: “Tre colori – Film rosso”.

Nella lingua greca, il termine è riferito principalmente alla fratellanza di sangue.

Un altro lemma proveniente dall’indoeuropeo ‘bhrāter’ ha subito un’evoluzione semantica che l’ha notevolmente allontanato dal valore originario, unendo ora persone con legami non per forza parentali in associazioni con finalità politiche e culturali.

Tra il V e il IV secolo, in particolare nella scuola socratica, sorge l’uso di questo termine per indicare una fratellanza che non sembra essere strettamente di sangue e, in alcuni rari casi, sembra puramente elettiva.

Per Platone, assume nella ‘Repubblica’ una valenza politica peculiare per indicare la fratellanza civica.

Nell’Apologia di Socrate, il filosofo, per mano di Platone, afferma: “E che sia proprio io persona siffatta che il dio abbia scelta per dare in dono alla città, potrete riconoscere anche da questo: che non pare umano io abbia trascurati tutti gli affari miei e sopporti ormai da tanti anni che siano trascurate le cose di casa mia, e sempre invece io badi alle vostre, standovi dappresso, un per uno, come farebbe un padre o un fratello maggiore, per persuadervi a seguire la virtù”. Per la prima volta, nella figura di Socrate, cittadino ideale, l’esigenza di considerare i propri concittadini come fratelli e quindi la polis come il proprio oikos, ossia il nucleo sul quale si fonda la struttura sociale nel mondo greco. Collettività domestica o famiglia allargata, organizzata secondo il principio della subordinazione, questo istituto si ritrova in tutte le società greche fin dall’età arcaica.

Ma è con la rivoluzione francese e il suo motto “liberté, égalité, fraternité” che il valore diventa prioritario nella società contemporanea.

Dopo quasi 100 anni arriva la critica di Nietzsche al principio, di riflessione sull’umano comune, sulle sue degenerazioni e sui suoi possibili riscatti. La distruzione della falsa logica degli esseri umani occidentali che hanno costruito nei secoli le loro immagini della fraternità, dei falsi miti del sentimento fraterno – Dio, sangue, morale borghese –, destinati al loro nichilistico tramonto. Nietzsche biasima dagli albori il valore e tutte le sue declinazioni nella storia dell’umanità.

L’ideale fraterno trova la sua origine davanti a Dio, con il cristianesimo, per poi radicarsi nella società civile mediante la violenta Rivoluzione francese.

Pur senza spargimenti di sangue, il truculento istinto fraterno della rivoluzione perdura nel corso dell’Ottocento, dentro la città degli uomini borghesi.

La fratellanza borghese uniforma e genera il gregge.

La “fratellanza dei popoli” afferma nell’aforisma 132 di Aurora, è una delle possibili varianti di “totalità” nelle quali “il singolo si sacrifica” per l’economia dell’intero, è una critica della società di massa. Ma, pur biasimando così tanto queste concezioni di fraternità, Nietzsche non riesce a fare a meno di un certo “pathos fraterno”. Dopotutto il suo pensiero dalla bocca di Zarathustra, è una sofferente ricerca di ‘fratelli’, con i quali unirsi per condividere il suo messaggio e la propria esistenza. Per riscattare la fraternità e riabilitare il pensiero su di essa è necessario allora imboccare un’altra strada, Novum Organum Scientiarum della filosofia nietzscheana e provando a scorgere in essa i segnali di un’aurora del sentimento fraterno. La critica di Nietzsche apre alla possibilità di ripensare la fraternità a partire proprio dalle sue molteplici degenerazioni.

Un filosofo e logico del XX secolo, Bertrand Russell, dopo aver vissuto due guerre mondiali, insignito del premio Nobel per la letteratura con questa motivazione: “uno dei più brillanti messaggeri di razionalità e umanità del nostro tempo”, fece della propria esistenza l’impegno per la pace, il disarmo, i diritti delle persone e dei popoli, opponendosi a ogni potere oppressivo, combattendo per la giustizia e la libertà, forte della non violenza dei forti nella lotta in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani, che comprendono e competono senza distinzione alcuna, a ogni individuo in ragione della sua condizione umana, una sorta di nuova fraternità. Angosciato dalla possibile guerra nucleare per la ‘discordia’ Usa-URSS e pacifista convinto, si ribadisce, in un’accezione più ampia, nel rispetto delle diversità professò la fratellanza nei rapporti tra gli Stati, attraverso la cooperazione internazionale, nei rapporti tra i gruppi nell’interno di un singolo Stato ritiene sia giusto desiderare l’indipendenza per ognuno di essi negli affari interni nell’ossequio dei diritti di tutti e la legge, invece della forza, per quel che riguarda gli affari esterni.

La filosofia con il ‘sapere aude’ per ‘generare’ una nuova fraternità.