Le due attività spirituali di conoscenza e d’indagine
Filosofia e Letteratura.
Le due attività spirituali di conoscenza e d’indagine del comportamento umano e della condizione delle persone, sono da sempre motivo di dibattito ed esiste una commistione tra esse. Ci sono molte affinità, la speculazione riguarda l’aspetto razionale, l’altra è un lavoro principalmente artistico.
Tuttavia, il rapporto è ritenuto meno armonioso di quanto si pensi.
A tal proposito è menzionato Platone che afferma in Repubblica-X-:”tra filosofia e arte poetica esiste un disaccordo antico” e “siamo consci di subire noi stessi il suo fascino”. La radice del conflitto è riportata nell’Apologia di Socrate dello stesso Platone e rammenta che Melèto, in rappresentanza dei poeti, è uno dei tre terribili accusatori di Socrate, il filosofo per eccellenza, la denuncia costerà la vita al filosofo. Platone stesso è uno dei massimi letterati di tutti i tempi, e sarebbe ben strano che proprio lui sostenesse la tesi della discontinuità tra filosofia e letteratura. In effetti Platone difende la propria posizione in modo deciso, come si è detto, ma aperto a eventuali argomenti riabilitativi. Inoltre, la sua esclusione non è assoluta, in quanto egli ritiene accettabili quei testi letterari che consistono in “inni agli dei” ed “elogi agli onesti” -Repubblica, X-.
Soprattutto, bisogna contestualizzare le sue tesi, contemplata in un discorso politico-pedagogico, non di estetica o di ontologia del genere letterario. Leggendo le sue opere, è difficile credere che avrebbe potuto sostenere che la filosofia e la letteratura siano irriducibilmente separate. Nei secoli l’interazione tra i due generi è senza confini. Un esponente dell’interconnessione fu Eugenio Montale poeta premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione:”Per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, che mise in versi il “male di vivere”, al quale si era contrapposto Nietzsche, che ottimista non era, con la volontà di potenza, alla ricerca del senso dell’essere. Non fu certamente il primo e neanche l’ultimo, purtroppo, a incontrare il male di vivere, ma fu in grado, più di ogni altro, di trasformarlo in poesia. Versi modernissimi i suoi, che ci toccano nel profondo e risvegliano in noi il valore insopprimibile dell’esistenza priva di illusioni. Eugenio era una personalità poliedrica di passioni oltre la poesia quali: la traduzione, la scrittura, filosofia, giornalismo, politica, critico letterario e musicale. Ha spiegato la filosofia con la letteratura, la lirica “Corno Inglese ” da “Ossi di seppia” recita:
“Il vento che stasera suona attento
-ricorda un forte scotere di lame-
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l’ orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D’ alti Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell’ ora che lenta s’ annera
suonasse te pire stasera
scordato strumento,
cuore”.
Non è poetica filosofica?
Nella speranza che non lo si abbia evocato a sproposito, come lui desiderava:
“I poeti defunti dormono tranquilli
sotto i loro epitaffi
e hanno solo un sussulto d’indignazione
qualora un inutile scriba ricordi il loro nome”.
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