Repetita iuvant

a cura di Vittorio Alfieri

La tripartizione dell’anima di Platone.

La componente spirituale dell’essere è stata indagata da sempre e per il filosofo ateniese è la componente immortale del dualismo, l’altra è il corpo fisico, l’unica realtà che esiste per i materialisti come Democrito, fondatore dell’atomismo. Platone ne parla nel Fedro, opera dialogica in cui l’altro protagonista è Socrate. L’anima in origine si trova nel regno immaginario delle idee, nella vita terrena, diversamente, si trova legata all’organismo, luogo delle pulsioni e del desiderio. Il filosofo in ragione di ciò fa questa suddivisione: natura superiore, quella spirituale dell’intelletto ed inferiore, quella materiale della carne. L’anima ha tre funzioni, due irrazionali e una razionale. La concupiscibile presiede ai desideri vitali, l’alimentazione e il sessuale, in quanto piacere o per la riproduzione della specie, ed è la più stretta al corpo terreno. Quella irascibile riguarda le emozioni che sono: rabbia, paura, gioia, tristezza, sorpresa e disgusto, si sviluppa nelle sfide e avversità, dimostrando coraggio, mettendo in connessione la concupiscibile e la razionale che a sua volta pensa, si occupa della ricerca della verità e del bene, che deve governare le attività irrazionali.

La tricotomia è stata molto influente nella storia del pensiero, utilizzata in altri ambiti ad esempio dallo speculatore e psicanalista Sigmund Freud per la teoria delle istanze della psiche: Es, l’inconscio sede delle pulsioni e degli istinti; Super-Io dove sorgono le sovrastrutture, in conseguenza all’attività di censore che giudica gli atti e i desideri dell’uomo; l’Io consente all’individuo di trovare un punto di equilibrio che gli permetta di soddisfare i bisogni istintivi e di rispondere alle richieste etiche e morali.

Nel dialogo platonico, le due dottrine, la dualistica e la tripartita, sono rappresentate nell’allegoria del carro alato, l’anima è paragonata ad una biga, guidata da un auriga, e trascinata da due cavalli alati, mentre vola nell’iperuranio, che deve governare i due destrieri in lotta, per raggiungere la conoscenza nel regno delle idee.

Successivamente la filosofia, sempre nell’età classica, era composta da dottrine quali: la logica, l’etica, l’estetica, la fisica e la metafisica. In tempi moderni, ne sono state generate altre, si citano alcune: epistemologia e gnoseologia, in relazione fitta, l’ontologia corrispondente alla prima speculazione dell’ente e per Aristotele è contemplata nella metafisica, la teologia. In epoca contemporanea: la fenomenologia, il nichilismo, l’esistenzialismo. Tornando alla filosofia antica, la teoretica si occupa dell’universale, studia la VERITÀ; carattere di ciò che è vero, conforme o coerente rispetto a principi dati o ad una realtà obiettiva. Dell’ESSERE; immobile, ingenerato, omogeneo e indivisibile, secondo Parmenide in realtà il mutamento non esiste, niente cambia né si muove. In quanto TEMPO, ossia il divenire per Eraclito la sostanza dell’essere, poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alla trasformazione.

Repetita iuvant, la filosofia non è la verità assoluta, interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell’agire umano nel divenire storico.