Approfondimenti
BENKELEMA, il rap della pace
Intervista a Irene María Olavide – Bologna
Ibra, Hadi, Princewill, Adam, Dawda, Ousman, Nasir, Boubacar, Ceesay sono solo alcuni dei cinquanta minori stranieri non accompagnati accolti nelle comunità della cooperativa sociale Ceis Arte, che per sei mesi hanno seguito le lezioni di italiano di Irene María Olavide, all’interno del laboratorio di inclusione culturale Lic, scrivendo il bellissimo e coinvolgente rap “Benkelema” (https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=PWCGUbuQ2b0) che in lingua bambara significa “pace, stare insieme come fossimo un’unica persona”.
1. Puoi raccontarci qualcosa di te? La tua formazione e il percorso che ti ha portata a insegnare italiano ai migranti?
Sono argentina e spagnola di origine, sono cresciuta in vari paesi europei prima di arrivare in Italia molti anni fa. Ho un diploma in canto lirico, sono laureata in lingue straniere e sto facendo la magistrale in didattica dell’italiano l2. Dopo la mia carriera come cantante lirica ho deciso di tornare alla mia prima passione, l’insegnamento, ma con il desiderio di insegnare in un contesto che mi permettesse di unire i miei tre “interessi”: le lingue, le “arti” e l’impegno sociale. Mi è stato proposto di lavorare come facilitatrice linguistica in italiano l2 nelle scuole primarie e secondarie, e così più di 25 anni fa ho iniziato quest’attività che si è rivelata subito una passione e una vocazione.
Quattro anni fa, nel momento culmine degli sbarchi di ragazzi richiedenti asilo dalla Libia, ho sentito la necessità di mettere a disposizione dei minori stranieri non accompagnati tutta la mia esperienza come insegnante. Ho iniziato quindi a lavorare per la cooperativa sociale CEIS A.R.T.E., presso la quale insegno tuttora italiano l2, coordinando anche un laboratorio continuativo d’inclusione culturale.
2. Che caratteristiche, fragilità/problematiche e punti di forza, presentano i minori migranti non accompagnati rispetto a migranti più adulti? Puoi raccontare la tua esperienza di insegnante con loro? Ci sono storie che ti hanno colpita particolarmente?
La caratteristica prevalente che osservo nei minori non accompagnati si presenta con due facce, l’una, quella fragile, riguarda la “spaccatura“ nel loro processo di crescita in quanto minori, l’interruzione della loro infanzia o gioventù, dovuta all’allontanamento, all’abbandono o alla perdita delle figure parentali. L’altra faccia, quella forte, rivela tutta la loro vitalità, tipica degli adolescenti: la voglia di cambiare il mondo, i grandi ideali, e la sete di conoscenza, di apprendimento del sapere universale dell’umanità. In altre parole, sono ancora ragazzi pieni di quello sguardo ingenuo e di quella visione innocente del mondo che li rende alla volta fragili e potenti.
Posso citare la storia di A., 17 anni, fuggito dopo aver dovuto vendere tutto il suo gregge di mucche per poter salvare la famiglia da una faida sanguinosa tra clan; oppure di H., 14 anni, venuto in Italia per poter aiutare la mamma e mandarle soldi per i suoi gravi problemi di salute, o ancora di A. , 16 anni, unico maschio della sua famiglia, partito per aiutare la mamma non più in grado di lavorare nei campi per motivi di salute.
In verità, potrei raccontare tutti i casi, uno per uno, giacché si tratta quasi sempre di storie di povertà, di fame ma anche di enorme dignità, di grande nobiltà d’animo, di coraggio , di volontà di rivalsa e soprattutto di infinita resilienza.
Ai ragazzi dico sempre che loro sono i mei eroi…
3. Come è nato e come si è concretizzato il progetto Benkelema? Il testo è stato scritto dai ragazzi? Hanno scelto loro il tema?
Il progetto di scrivere un rap con i ragazzi è nato da vari fattori, ma soprattutto da un incontro: quello tra la mia formazione musicale e il mio amore per il rap e la poesia da una parte e dall’altra, il talento per la scrittura “rap” e la ricchezza musicale e espressiva che i ragazzi portavano con sé in classe.
A un certo punto , ho percepito fortissimo da parte dei ragazzi il desiderio di parlare dei propri sogni, dei propri ideali, della propria visione del mondo. Mi portavano spesso pensieri scritti in autonomia al che ho proposto loro di farne un testo per un brano rap, cosa che avevo già realizzato in classe l’anno precedente.
Si è messo in moto, quindi, un vero e proprio processo di scrittura creativa partecipativa: dai contenuti al titolo, tutto è stato scritto in azione “democratica “ dai ragazzi. Hanno scelto loro il tema, le tematiche e le parole.
Naturalmente abbiamo lavorato molto sulla forma, non solo prettamente linguistica del testo, giacché si trattava comunque di un’attività didattica di apprendimento dell’italiano L2, ma anche quella musicale per quanto riguardava la struttura stilistica rigida e formale del brano rap, vale a dire, strofe, versi, rime e ritornello.
Si è trattato di un lavoro a spirale: si passava dalla forma al contenuto per poi ritornare indietro e curare di nuovo l’aspetto linguistico e formale per poter quindi definire meglio i concetti che i ragazzi desideravano esprimere.
4. Nel testo si parla anche di razzismo: questi giovani ragazzi come affrontano il difficile clima socio-politico attuale? L’arte e la musica possono eventualmente contribuire a creare solidarietà e a superare le barriere della diffidenza e dell’ostilità verso il diverso?
In questo momento così difficile per chi proviene da altre nazioni, culture o religioni, è evidente che i ragazzi hanno sentito per primi e sulla propria pelle le conseguenze dello sdoganamento dell’odio e dell’intolleranza. In classe ne abbiamo parlato tanto e continuiamo a farlo ogni qualvolta il tema viene a galla per qualsiasi motivo. Dopo un primo momento di preoccupazione e direi anche di paura, abbiamo cercato di riflettere assieme su come difendersi e affrontare in modo funzionale gli episodi e le situazioni di “hate speech” o quelli di aperto razzismo.
È una riflessione in itinere che non si può mai esaurire, giacché il clima socio-politico si evolve, gli equilibri cambiano e le personalità dei vari ragazzi mutano, crescono e maturano.
Per questo motivo, abbiamo instaurato in classe una specie di “modus vivendi”, di attitudine continuativa volta all’espressione, alla narrazione dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni, perché crediamo che dalla conoscenza di noi stessi e dell’altro si possano creare le condizioni migliori per allontanare i pregiudizi e contrastare gli atti discriminatori o razzisti.
In altre parole se i ragazzi sapranno dare voce alle loro emozioni e ai loro sentimenti utilizzando un linguaggio universale, qual è quello dell’arte o della musica, riusciranno forse a essere più consapevoli delle proprie risorse in quanto esseri pensanti, e della loro ricchezza interiore, così da poter crescere più forti per contrastare l’ostilità o le discriminazioni che li circondano al momento.
Insegnare italiano L2 significa anche trasmettere ai ragazzi l’importanza della bellezza in tutte le sue forme, non solo quella della musica, delle parole e delle immagini, ma soprattutto quella dei pensieri, degli ideali e dei valori umani con l’intento di formare futuri cittadini consapevoli, a loro volta messaggeri e maestri dei valori universali dell’umanità.
La bellezza ci salverà. Ne sono convinta.
Benkelema è una parola bambara che accorpa un concetto più che un significato unico. Il concetto significa approssimativamente “stare in pace tutti insieme come se fossimo una sola persona”. Uno dei ragazzi autori del testo ha raccontato che in Costa d’Avorio le persone si ritrovano in gruppo per “fare Benkelema” ogni qualvolta c’è bisogno di risolvere un problema o occorre trovare un’intesa dopo una discussione.
Ecco alcune frasi dei ragazzi scritte per commentare Benkelema:
“Noi abbiamo scritto questa canzone tutti assieme.
Benkelema ci permette di dire quello che pensiamo, vediamo, vogliamo, eanche quello che siamo.
Abbiamo scelto la parola Benkelema perché vuole dire pace.
Noi vogliamo la pace e vogliamo essere liberi in ogni senso.
L’ignoranza porta al caos, la conoscenza porta al rispetto.
Benkelema vuol dire rispettare tutti.
Benkelema è molto importante per me perché così gli altri capiscono come mi sento.
Vivere in pace è quello che vogliamo. Perché quando c’è pace non c’è nulla da aggiungere.
L’Umanità senza umanità non è umanità; è solo una presa in giro.
Io credo che senza amore e senza pace non possiamo ottenere nulla.
Benkelema è la non-violenza.
Significa solo stare insieme in pace!
Dalle sue frasi Tutti possono imparare chi siamo noi .”
TESTO INTEGRALE BENKELEMA
BENKELEMA
ASCOLTA, C’È UNA COSA QUESTA È UNA NUOVA VITA
PER FIRMARE LA PACE, DAMMI UNA MATITA
BIANCO E NERO, GUARDA IL PANDA
VIVE IN ASIA, MA LUI NON CANTA.
HO VISTO TANTI POSTI,
COSÌ LONTANI, COSÌ DIVERSI
TANTI PAESI E TANTE RELIGIONI
ATMOSFERE DIFFERENTI E DIFFERENTI EMOZIONI.
MA LO SO FRATELLO, SIAMO TUTTI UGUALI
BENKELEMA, KAIRO, PACE, JAMA, SALAM.
LA VITA È UN VIAGGIO CHE NON FINIRÀ
VOGLIAMO UNA FORZA CHE NON STANCHERÀ
È UNA STRADA, CI VUOLE CORAGGIO
PERCHÉ IL MALE È SOLO UN PASSAGGIO.
BENKELEMA, KAIRO, PACE, JAMA, SALAM.
SONO PARTITO DAL MIO PAESE AMATO
HO SOFFERTO MOLTO, VENGO DA LONTANO.
MIO VIAGGIO È STATO LUNGO
MI FA CRESCERE MA NON È FINITO.
DENTRO IL MARE SONO IMMORTALE
COME UNA CONCHIGLIA
HO TROVATO UNA FAMIGLIA
MA NON DIMENTICO LA CULTURA MIA
IRENE MARIA NON ANDARE VIA!
BENKELEMA, KAIRO PACE JAMA SALAM
LA VITA È UN VIAGGIO CHE NON FINIRÀ
VOGLIAMO UNA FORZA CHE NON STANCHERÀ
È UNA STRADA, CI VUOLE CORAGGIO
PERCHÉ IL MALE È SOLO UN PASSAGGIO.
BENKELEMA, KAIRO, PACE, JAMA, SALAM.
VOGLIO CAMBIARE LA PAROLA RAZZISMO,
PERCHÉ È CATTIVERIA E SOLO EGOISMO.
NON DOBBIAMO STARE ZITTI
MA POSSIAMO ESSERE SAGGI E FELICI.
SIAMO QUI PER VIVERE E AMARE
NON SOLO PER CRESCERE E STUDIARE
VOGLIAMO CAMBIARE L’IPOCRISIA,
LA MENTE CHIUSA NON CAPISCE LA POESIA.
LA VITA NON È FACILE
MA LA NOSTRA ANIMA È NOBILE.
DAVANTI ALL’AMORE SIAMO I CANTANTI,
ITALIANO, ALBANESE
SIAMO I PARLANTI.
QUESTO È SICURO,
NOI SAREMO IL FUTURO.
PERCHÉ SOLO DIO SA
CHE NOI SIAMO FIGLI DI KING KUNTÀ.
BENKELEMA, KAIRO PACE JAMA SALAM
LA VITA È UN VIAGGIO CHE NON FINIRÀ
VOGLIAMO UNA FORZA CHE NON CI STANCHERÀ
È UNA STRADA , CI VUOLE CORAGGIO
PERCHÉ IL MALE È SOLO UN PASSAGGIO.
BENKELEMA, KAIRO PACE JAMA SALAM
OGGI SIAMO QUI CON LE NOSTRE MANI
MA NESSUNO SA COSA SARÀ DOMANI.
ANCHE SE NON TI PIACE, DOBBIAMO ESSERE IN PACE.
RICORDO LA GIOIA DEL PRIMO GIORNO IN ITALIA
L’ALBA CHE NASCE IL VENTO CHE SOFFIA
IL MARE ANCORA CALMO, LA NAVE ARRIVA AL PORTO
GUARDO I MIEI COMPAGNI INTORNO
RIVEDO IL SORRISO PERSO DA TANTO
ALLORA SENTO LA FELICITÀ E IL PROFUMO DELLA LIBERTÀ.
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