Berger Trivier Giacometti

Berger scrive di quello che guarda Trivier di quello che Giacometti ha scolpito, fa tre salti, hop. E non si ferma, aggiunge dati su dati in continuazione, ci mette dentro ad esempio l’anima dei morti e come ha disegnato Platonov, li vedesse. Mia bellissima è una cosa spostata.

Spostata che si veda meglio o una traduzione forzata, i sistemi sono così diversi, come faremo? Allora Berger decide che non guardiamo la statua la foto, siamo noi a immaginare di venir guardati, che chi non ci guarda aspettiamo che lo faccia. Anche se è un corpo e ha pochi occhi.

E è un corpo sottile che pare sparire invece è solo da poco arrivato. Potrebbe strutturarsi meglio, prendere spazio e articolazioni ulteriori ma una volta fatto ci escluderebbe anche invece lì, che appare e/o scompare, quello ci dà respiro, è il corpo vero che ci parla-guarda.

Giacometti metti che pensa che le sue lunghe sottili ferme possano servire sotterrate a congiungere i vivi ai morti. Trivier fa un ponte secondo. Berger la traduzione di testo e è questo che sorprende, come si fa a farla e in cosa può toccare la mente quando tutto è quasi chiaro ( A. scolpita, A. scolpita fotografata ) più di quanto non sia.

Invece no. Guarderemo bene solo se qualcuno saprà dirci di smettere di leggere scrivendocelo.

Informazioni ulteriori sugli artisti qui convenuti:

John Berger http://it.wikipedia.org/wiki/John_Berger
Marc Trivier http://fr.wikipedia.org/wiki/Marc_Trivier
Alberto Giacometti http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Giacometti

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