Carmen Yáñez

Costermano, 11 settembre 2017

Carmen cara, la tua scomparsa nel 1975 ci ha lasciate perplesse. Noi siamo rimaste fuori zona continuando a non crederci e a lungo abbiamo pensato alla nostra libertà, se esisteva intendo. E la risposta è stata no. Sappiamo che ora stai meglio, abbiamo letto i tuoi libri di poesie al tempo morbide e ficcanti, le domande che poni al tempo rimediato e il calcolo degli anni negli anelli immaginati agli alberi di mele.
Abbiamo conosciuto tuo marito, anche lui fuori frontiera, e aveva qualcosa da darti ancora. Un pacchetto, te lo avrebbe consegnato appena dopo la conferenza.
Tu però ci spieghi tutto molto bene, nella tua penultima lettera, dici:

“Cosa farò del mio dolore?
lo bacio, lo spremo, accarezzo
la sua chioma amorosa, mi abbandono
e trabocco.

Cosa ci faccio per tutta la vita?” (1)

“io vengo da quel fiume magro,

Santiago dell’Ultimo Estremo…” (2)

” Ma le barche del molo non
sono parte del paesaggio ” (3)

“L’infanzia piena della strada
corre
con piedini nuovi
scalzi
senza impronte
senza Dio.” (4)

“Così da perdere paese, cognome.” (5)

“Rendo il vitigno al vigneto originale
e bevo l’intruglio aromatico del vino
negli otri che mi offrono.” (6)

“Si apre il bosco di ginepri
il pozzo blu dove nasce l’acqua,
con esso inventano un mondo” (7)

“Così cominciò la scrittura il muto.” (8)

Ti abbracciamo
Silvie.

janez_womeninculture

1) da Nudo, p.25
2) da Un esilio, p. 33
3) da Vent’anni, p.39
4) da Monelli, p.51
5) da Bagagli, p.57
6) da Casa del fiume Piles, p.77
7) da Landa, p.79
8) da Piccola storia, p.95

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per
Carmen Yáñez
Terra di mele
Ugo Guanda in Parma 2006
traduzione allo spagnolo di Roberta Bovaia
introduzione di Giuseppe Conte

 

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