Approfondimenti
CINQUE POESIE TRA LO STUPRO E LO STUPOR DELL’EROINA FUMATA IN CARTA STAGNOLA
a cura di Ianus Pravo
Stupro e stupor, l’etimo è il medesimo. Lo stupro è un atto stupefacente. La stupefazione è il solo amore che conosco. La violenza della stupefazione è il solo amore che conosco. L’amore, come stupro e stupor, e come fine della cultura e della società. La libertà dalla cultura e dalla società è il mio stupro e la mia stupefazione. L’eroina la posso trovare a settanta euro il grammo. La Madonna, al discount, è a cento euro l’ora. Sul whisky non risparmio.
I
Diagóras abbattuto in agorá
volto del diavolo Buddha sorride.
La carne è da riempire, e cede, e nulla
è volere, di una muta di rozze
rose il nudo spazio respiro.
Ciò che nutre mantiene vivi i denti
e la Pietà una pura rivalsa.
Quos ego
risciama vibrazione all’Icona
nei kare sansui, né tempo né spazio
al tempo a mano sugli occhi, allo spazio
arido che porge sete al chinarsi
del volto sul flusso di calce e volo
verde.
II
Dal magro seno è ferma la ferita,
le aride dita ricoprono il ventre
di una breve foce
i morti reggono lo stallo,
ne fanno il proprio diurno pane.
Radican labbra e di asincrona voce
non ha un volto e un nerbo a leccar
gocce di pioggia che tuo spazio.
Le mani a farsi bianche di putredine
nel sorriso, le labbra a farsi bianche
a smorzare l’apertura e l’ingiuria
le pazienti labbra in un bacio d’ozio.
III
Il ventre al volto
odore d’immagine rossa.
Copre la voce
copre l’orina il vaso.
Non sì, linguaggio dell’orina
sul linguaggio del vaso.
Due parole una fiamma sulla bocca
ch’êng ch’êng parlar nella luce ridar
cenere si cum cors envers il koto
possesso della luna il bianco è.
IV
Oltre la regola che vuole il matmata
da fumo di sterco, i piedi invertiti:
lo ieri del tuo ventre mio salario,
il prezzo del tuo Dio lo esborso adesso
senza che Dio Dio, due nomi al luogo
posseggano suono, posseggano
il metrico ovale
che unisce le labbra
a un Wondjina, a un Bellini
il vuoto della forma forma il nulla
il ventre senza luogo del silenzio.
V
Che dolcezza o severità? Che farsa?
Latte di foia atroce, vera firma
bianca se in un molle tripudio d’inguine
le braccia allarga in una croce mite.
Agli amanti lo stupore stupro,
il potere proprio altrui potere:
il due deídô.
Due graffiti sovrapposti a un’icona
di Pietà, asimmetria e dissonanza
dove un sorriso si ferma e riaccoglie
rilascia il modo di non essere stato
forma non forma di attenzione al soku
o sive.
Mutano gli occhi argento,
nel pugno cima dell’argento,
nell’aria bianca non bianca
transitorietà, pura, dal tremore.
(Immagine di Ana Mendieta)
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