Recensioni
Due Milosz
PROBLEMA :
Si incontrano a Fontainebleau (Île-de-France) nel giugno del 1931, all’Hôtel de l’Aigle noir . Sono due lontanissimi cugini, l’anello di congiunzione è tra bisnonno e nonno paterni e la grande patria comune è la Lituania/Polonia (la « Repubblica dei due popoli ») : Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz ha 54 anni, Czeslaw 20.
Cosa si dicono ? Sicuramente il ragazzo avrà portato con sé un Brodo di chiodi e le bozze del Poema del tempo congelato, cose che uscivano su « Alma Mater Vilensis » e forse poi su « Zagary », rivista letteraria che fonderà quell’anno a Vilna con intenti anti-avanguardistici.
Il venerato Oscar ne avrà apprezzato il polacco, una delle sue molte lingue, ma troppo preso dalla decifrazione dell’Apocalisse di Giovanni forse soprattutto parlò delle profezie apparite che nella sua recente scrittura diventavano salmi, mistiche, lui, l’ultimo simbolista o l’ultimo romantico ?
Si sentiva dimenticato, magari però confortato dalla prima pubblicazione non a spese proprie per le edizioni Fourcade avvenuta due anni prima ; e sapeva, lo Straniero, il rifugiato nel francese, il nostalgico del grande amor perduto, il poeta del Purgatorio, che anche Gide non lo avrebbe considerato degno di menzione ?
Non così il cugino piccolo come Gide destinato al Nobel, che l’ha molto amato, e insieme in quel pomeriggio(?) avranno per certo parlato di Swedenborg. E del progetto della costruzione di una mangiatoia per uccelli.
Kundera aveva solo due anni, Brodskij non era ancora nato, Majakovskij si era suicidato l’anno prima e nessuna Poesia avrebbe evitato l’ abbastanza prossimo previsto massacro.
SVOLGIMENTO :
Czeslaw : Cos’è la gazzità ? Al cuore della gazza,
alla narice pelosa sopra il becco e al volo
che si rinnova quando cala
non arriverò mai e quindi non la conoscerò.
Oscar : Mi chino sul mio miraggio nell’acqua grigia dei vostri pensieri
e la mia tristezza è una vertigine di profumi melensi
e i lenti flutti placidi sono un gregge belante di agnelle malate,
Czeslaw : Noi, che aspiriamo la dolcezza del giorno
e vediamo a maggio i rami in fiore
siamo migliori di quelli che sono morti.
Oscar : E che la Notte scenda sui nostri degni cadaveri,
E che il vino dei cuori si mescoli al sangue delle vigne,
poichè immensa è nei nostri cuori la vergogna di vivere !
Czeslaw : Sì, sono un testimone. Ma non accattivato.
Nessuno mi strapperà dalle labbra un placido assenso.
Oscar : Gettarono loro il corpo di una donna sgozzata
-Ultima poesia di Bellezza, ultimo simbolo
sul quale gli incendi seminarono corolle-
e Cesare disse : « Qual era il nome della città assediata ? ».
Czeslaw : e a lui che se ne andò
dove, non si sa, coi bambini, le donne,
Galileo, Newton, Einstein hanno ridato
le terre e i mari. Perché egli per lunghi secoli
levigasse sul suo trono col cortello il giavellotto.
Oscar : Il vecchio giorno privo di uno scopo vuole vederci vivere
e piangere e lagnare con la sua pioggia e il suo vento.
Con il bastone da mendicante il giorno minaccia le ore,
non vuole dormire per sempre alla locanda delle tenebre ?
….
Versa questo vino nel fuoco, chiudi bene la porta,
nel mio cuore tremano creature derelitte.
Si direbbe che tutta la musica sia morta
e le ore sono così lunghe !
Czeslaw : Dal pianto di bimbi sul pavimento di stazioni extratemporali,
dalla tristezza del macchinista di treni di prigionieri,
dal marchio rosso di due guerre sulla fronte,
mi sono risvegliato sotto il bronzo di monumenti alati,
…
ero pronto a spalmare di sangue la punta delle radici
per evocare i nomi delle foglie
Oscar : Ma dalla mia cinerea Lituania alle gole d’inferno di Rummel,
da Bow-Street al Marais e dall’infanzia alla vecchiaia
io amo (come amo gli uomini, di un vecchio amore
consunto da pietà, collera e solitudine) quei terreni dimenticati
dove spunta, qui troppo lentamente e là troppo in fretta,
come fanciulli pallidi nelle strade senza sole, un’erba
di città, fredda e sporca, senza sonno, come l’idea fissa,
Czeslaw : Non ha città né monumenti, scrittura né pittura,
solo la parola tramandata oralmente e il presagio dei poeti.
L’uomo di questo popolo, chinandosi sulla culla del figlio,
ripete parole di speranza finora sempre vane.
Oscar : Tenero è il nome della terra : Matmata, Metameur ;
tenero è il nome dell’acqua : Mediterraneo.
…
Qui il mago ingenuo pieno di sottili astuzie
sulle trecce di giunco fa danzare rettili.
Czeslaw : Disteso nell’erba sulla sponda del fiume,
come un tempo, un tempo lontano, lascio andare barchette di scorza.
Oscar : E il sentiero oscuro sarà là, umido
di un’eco di cascate. E io ti parlerò
della città sull’acqua e del Rabbi di Bacharach
e delle Notti di Firenze. Ci sarà anche
il muro basso e fatiscente dove sonnecchiava l’odore
delle vecchie, vecchie piogge, e un’erba putre,
grassa e fredda che scuoterà i suoi fiori cavi
in un ruscello muto.
Czeslaw : E la parola rivelata dalle tenebre era : pera.
Gli giravo intorno saltellando o provando le mie ali.
Ma quando stavo per berne la dolcezza si allontanava.
Perciò io verso la passa crassana – allora un angolo del giardino,
vernice bianca scrostata di imposte di legno,
un cespuglio di corniolo e il fruscìo di trapassati.
Perciò io verso la buona luigia – allora subito il campo
dietro questo (non un altro) recinto, il ruscello, la contrada.
Perciò io verso la duchessa, la butirra e la bergamotta.
Invano. Tra me e la pera equipaggi, paesi.
E dovrò ormai vivere così, ammaliato.
Col mento in alto le ragazze tornano dal tennis.
Oscar : Era Luglio, era Mezzogiorno. Mezzogiorno, Luglio.
Faceva caldo come alle sorgenti del sangue.
Vivere era come un vinello invecchiato
al capezzale di un convalescente.
Czeslaw : Intorno a me mormorii. Balli e parlé francé.
Quel che va detto chiaro, lo ingarbugliano,
si scambiano l’un l’altro false cortesie
e si fanno seghe, gli sozzi, tremuli come farfalle.
Oscar : E’ venuto per noi il tempo, testa matta,
di ornarci con le bacche che respirano nell’ombra.
Czeslaw : Minato è il cuore dell’uomo.
Il tempo datogli da vivere e il tempo ulteriore
sono nella sua coscienza come due linee
invece di comporre un’unità armonica.
Oscar : Immensa, eterna, spaventosa Realtà. Sei stata tu, fra tutte
le occasioni , tu la più straordinaria. Tu, infatti, non sei in
me, e tuttavia sono il tuo luogo ; io passerò mentre tu
resterai; eppure noi due siamo inseparabili ; il mio amore
ti abbraccia, e questo è il tuo unico confine, oh Illimitata !
Czeslaw : E chi è lei, che abita in quell’unico
corpo, e in un unico momento ?
Da chi qui davvero vista
se è stato amputato perfino il suo nome ?
La sua pelle per nessuno in terza persona,
la sua levigatissima pelle non c’è in terza persona.
Ed ecco che accorre anche una nuvola da dietro gli alberi
bordata da un bagliore cupreo e tutto ciò
si immobilizza, si rassoda, entra nella luce.
Oscar : Una casa così nera per la mia bambina spaurita !
Nelle profonde, nelle profonde lande lituane.
No, Signora, non sento nulla.
Casa nera. Nera.
Serrature arrugginite,
tralci morti,
porte inchiodate,
imposte chiuse,
foglie e foglie da cent’anni sui viali.
Tutti i servi sono morti.
Czeslaw : e se al tempo stesso potessi le loro povere ossa
in un cimitero, dove un grasso mare lecca la porta,
racchiudere in una parola più resistente dell’ultimo pettine
che nella polvere sotto la lastra, solo, attende la luce.
Oscar : In ginocchio, vita orfana
e fingi di pregare mentre io conto e riconto
i fiorami che non hanno né fratelli né sorelle nei giardini,
Czeslaw : Ricomincio continuamente da capo, perché ciò che dispongo in racconto
si rivela una finzione, comprensibile per gli altri, non per me,
e il desiderio di verità mi rende disonesto.
Oscar : C’è in me un vero terrore d’insetto,
un grido di insetto in fondo al mio essere,
sotto le ceneri del cuore.
Czeslaw : Non andartene, stammi accanto. Ebbi timore
che d’improvviso mi si arrestasse il cuore
e che al mio posto ci fosse un altro supino
anch’egli gravemente ferito, adulto e bambino,
ma la suora di carità è voltata di spalle
e i fili della nuvola come dal fuso tesse.
Oscar : Perché sarò spaventosamente assente, per sempre desto
in uno dei due Regni, non so quale, il tenebroso,
temo, poiché c’è in me qualcosa che arde di un fuoco basso e giudicato.
Czeslaw : Guardiano di condutture che corrono nel deserto ?
Solitario presidio d’una fortezza di sabbia ?
Chiunque fosse. …
E sapeva che gridare era inutile, perché nessuno di loro l’avrebbe salvato.
Oscar : Poi l’Autunno veniva con i suoi rumori di asce, assi e pozzi. Come la fuga
della lepre dal ventre bianco sulla prima neve, il giorno rapido
riempiva di muto stupore i nostri cuori tristi. – E tutto questo, tutto questo
quando l’amore che non c’è più non era ancora nato.
I versi di Cezlaw Milosz sono tratti da :
1)(Frammento)
(1935)
2)(Fanciullo d’Europa)
(1946)
3)(Ritratto della metà del XX secolo)
(1945)
4)(Popolo)
(1945 )
5)(Due a Roma)
(1946 )
6)(Lo spirito delle leggi)
(1947)
7)(Re Popiel)
(1958)
8)(Gazzità)
(1958)
9)(Non di più)
(1957)
10) (Ciò che fu grande)
(1959)
11)(Da contadino a re)
(1959)
12)(Attraverso la nostra terra)
(1961)
13)(Taccuino : Europa)
(1952)
14)(Studio della solitudine)
(1975)
15)(Quaderno a parte :la stella Assenzio)
(non datata)
16)(Verso la fine del ventesimo secolo)
(1980)
I versi di Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz sono tratti da :
1)(Egeia)
2)(Il canto del vino)
3)(Il colpo di grazia)
(1899)
4)(Il Vecchio Giorno)
(1906)
5)(A una vittima)
(1911)
6)(Sinfonia di Settembre)
7)(Sinfonia di Novembre)
(1915)
8)(La carretta)
9)(Terreni abbandonati)
(1918)
10)(Una berlina ferma nella notte)
11)(Talita Cumi)
12)(La Confessione di Lemuel)
(1922)
13)(Cantico della Primavera)
(1924-1937)
L’ordine dell’elencazione è cronologico e non viene seguito necessariamente nella costruzione del dialogo immaginato. I testi provengono da « Poesie » per Cezlaw (Adelphi 1983) e « Sinfonia di Novembre » per Oscar (Adelphi 2008).
Approfondimenti utili:
per Oscar: http://amisdemilosz.org/ , http://www.literary.it/dati/literary/o/orlandini/oscar_milosz_solitario_poeta_spi.html , http://archiviostorico.corriere.it/2008/febbraio/23/Milosz_canta_esilio_uomo_smarrito_co_9_080223033.shtml , http://www.liberation.fr/livres/0101469902-mais-ou-est-donc-oscar-milosz , http://niederngasse.it/rubriche/approfondimenti/oscar-vladislas-de-lubicz-milosz , http://niederngasse.it/rubriche/recensioni/il-nous-faut
per Czeslaw: http://www.ospiteingrato.org/Sezioni/Scrittura_Lettura/Milosz.html , http://it.scribd.com/doc/143522538/Czeslaw-Milosz-Dizionario-Delle-Vie-Di-Vilna , http://temi.repubblica.it/limes/czeslaw-milosz-capri/35310
per il loro incontro: http://www.rable.it/?p=8447
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