Etnobotanica e folklore del sambuco

And let the stinking elder, grief, untwine
his perishing root with the increasing vine!1

Shakespeare, Cymbeline, Act IV, Scene 2

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Il sambuco ha molte associazioni magiche con streghe, stregoni, spiriti e fate.
A seconda della cultura, era considerato portatore di sventura e morte o promessa di rigenerazione e vita.
Era usato come talismano protettivo e nei paesi nordici era coltivato vicino le case per proteggere da fulmini e streghe.
Un albero di sambuco sano e vigoroso era la prova che le persone che abitavano nei pressi erano felici.
Era considerato poco saggio porre un bambino in una culla fatta di sambuco poiché le fate lo avrebbero fatto sparire.
In Inghilterra i conducenti dei carri funebri usavano frustini di sambuco per proteggersi dagli spiriti malevoli dei morti.
Ancor oggi in Italia con il sambuco si produce la zampogna.
I giovani germogli di sambuco erano utilizzati al pari degli asparagi e la radice per ottenere una coulis2 .

Secondo la tradizione popolare danese “Madre Sambuco”, Hyldemoer, spirito guardiano, perseguitava chi abbatteva un albero.
Hyldemoer significa letteralmente “madre del sambuco” (chiamata anche Hyldequinde “donna del sambuco”). È uno spirito simile a una ninfa dei boschi o a una driade che vive nell’albero. La leggenda vuole3 che perseguiti chi abbatte un sambuco senza chiederle prima il permesso.
Oltre che nel folklore danese, è presente nel folklore inglese e scandinavo; nel Lincolnshire viene chiamata Old Lady (“vecchia signora”) o Old Girl (“vecchia ragazza”).
In Inghilterra chi voleva abbattere un sambuco doveva rivolgersi a lei con questa frase : “Old girl, give me some of thy wood and I will give thee some of mine when I grow into a tree” (“vecchia ragazza, dammi un po’ del tuo legno e io te ne darò un po’ del mio quando diventerò un albero”).

Una di queste leggende del Somerset presenta la Madre del Sambuco come una figura cattiva, una strega: un contadino vide un’anziana che stava mungendo una sua mucca e tentò di spararle con un proiettile d’argento ma la mancò. L’anziana lo inseguì nella fattoria, prese il carbone in fiamme dal caminetto con una pala e lo gettò contro un albero di sambuco, e così la strega morì.
Un’altra leggenda del Northamptonshire racconta di un uomo che ricavò un bastone da un sambuco e vide che l’albero sanguinava. Poco dopo incontrò la strega del paese e vide che aveva una benda sanguinante al braccio.
Un’altra leggenda non solo ha la strega dell’albero del sambuco tra i personaggi (poi ritenuta essere un personaggio famoso come Mother Shipton, ovvero Ursula Southell, indovina e profetessa inglese) ma essa viene rappresentata come colei che salva l’Inghilterra dalla conquista di un re e dei suoi cavalieri – che nella tradizione erano ritenuti danesi -. Questa leggenda è anche alla base dell’origine delle Rollright Stones che si trovano al confine tra l’Oxfordshire ed il Warwickshire. Quando il re ed i suoi cavalieri marciarono verso Long Compton incontrarono una strega che disse al re:

Seven long strides thou shalt take,
and if Long Compton thou shalt see,
King of England thou shalt be.

“Sette lunghi passi dovrai seguire,
e se Long Compton vedrai,
re d’Inghilterra diverrai”.

Il re, tuttavia, andò avanti dicendo:

Stick, stick, stone
as King of England I shall be known.

“Bastone, bastone, pietra
come re d’Inghilterra sarò conosciuto”.

Al settimo passo del re una collina si sollevò davanti Long Compton, impedendogli di vedere la città.
La strega era di nuovo lì con il suo canto:

As Long Compton thou canst not see
King of England thou shalt not be.
Rise up stick and stand still Stone
for King of England thou shalt be none;
thou and thy men hoar Stones shall be
and I myself an eldern tree.

“Come Long Compton tu non puoi vedere,
così non sarai re d’Inghilterra.
Alzati bastone e rimani immobile pietra
perché non sarai re d’Inghilterra;
saranno i tuoi uomini le pietre
e io stessa un albero di sambuco”.

E così, il re ed i suoi cavalieri furono trasformati in pietra e la strega si trasformò in un albero di sambuco.

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In Danimarca la tradizione vuole che se si mette un rametto di sambuco in bocca si allontanano gli spiriti maligni e passi anche il mal di denti.
Sempre in Danimarca, se durante la notte di mezza estate (tra il 23 ed il 24 giugno) ci si trovava sotto un albero di sambuco si sarebbero potuti incontrare il re degli elfi e il suo popolo. Una tradizione simile esisteva in Scozia, dove si raccontava però che quest’incontro avveniva la notte di Samhain (tra il 31 ottobre e il 1 novembre).

In Inghilterra si credeva che l’albero di sambuco non fosse mai colpito dai fulmini e che portare dei rametti di sambuco con sé proteggesse dai reumatismi.
I contadini usavano proteggere i loro animali dal male ponendo una croce fatta di legno di sambuco all’ingresso delle stalle.
In alcuni paesi slavi come la Russia ancor oggi si crede che il sambuco allontani il maligno.
In Sicilia, che ha il potere di tenere a bada i serpenti.

Hans Christian Andersen ha scritto una fiaba sulla “mamma del sambuco” che tra le righe spiega anche l’uso della pianta come antipiretico e contro il raffreddore… alla fine il bambino protagonista ritrova la mamma del sambuco nella tazza di tisana che sta bevendo.

Una leggenda danese racconta di un bambino in una culla fatta di legno di sambuco che non riusciva a trovar pace perché la Hyldermor gli tirava le gambe facendolo piangere. Così, i bambini che dormivano in stanze con il pavimento fatto di legno di sambuco si svegliavano di notte con dolori al petto, dicendo che sembrava qualcosa stesse loro succhiando l’anima, e tutto passava se venivano spostati in un’altra stanza5 .

Altre storie raccontano della Hyldermor che pizzicava i bambini nella culla fino a farli diventare blu o neri.

Anche in Germania Dame Helder si vendicava su chi rubava il suo legno .
Così, la donna personificazione del sambuco era cattiva, ma il metodo per tenerla a bada era anche recitare una frase4: “nonnina, Hyldemoer, se posso, prendo un morsicino della tua foresta” dopo aver sputato per terra tre volte. Questo serviva per allontanare il male, ma al contempo suggerisce ancora il timore che si aveva di questa “madre”.
In Inghilterra esiste ancor oggi la filastrocca

Elder is the Lady’s tree
burn it not or cursed ye be

“Il sambuco è l’albero della signora
non lo bruciare o sarai maledetto”.
 
Questo fa riferimento alla scarsa capacità di bruciare del legno di sambuco e al contempo alla ben nota capacità di produrre tantissimo fumo se bruciato, e al contempo sottintende però una morte (nel folklore popolare si dice anche che se si porta in casa legno di sambuco da bruciare nel camino o nella stufa bisogna prevedere che morirà un membro della famiglia).

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Il sambuco era così uno degli alberi delle streghe, e leggende di streghe affiancano spesso quelle della “madre”.
Ad esempio, le streghe irlandesi usavano i rami di sambuco come cavalli magici, una sorta di incrocio tra la scopa di saggina e il cavallo a dondolo.

Molti studiosi collegano la madre del sambuco con la dea germanica Holda e il personaggio del folklore madre Holle. Probabilmente, anche a livello etimologico, per quanto ad oggi nessuno sia riuscito ad indicare l’origine reale del nome della pianta, ci può essere un collegamento con Frau Holle, dato che in tedesco il sambuco è chiamato Holunder.

Ci sono alberi di sambuco in tutta Europa e Asia ma una radice comune che spieghi filologicamente perché si chiami così, comune alle lingue indoeuropee, non è stata trovata. Considerando che alberi così diffusi, come la betulla e la quercia, hanno nomi ben definiti e imparentati in tutte le lingue della grande famiglia indoeuropea, sembra strano che il sambuco sfugga a questa “catalogazione” 7. O forse c’è un motivo per questa mancanza, magari qualcosa che si è perso nel corso dei secoli?

Il fitonimo del sambuco nelle lingue germaniche e slave – e anche in latino – trae le sue origini nelle parole per “grigio” e “polveroso” o “pieno di muffa”. Da un lato si può pensare alla muffa polverosa, una malattia delle piante, dall’altro a un altro genere di “grigio” che si collega alla mitologia.
Il folklore danese, tedesco e anglosassone infatti collega l’albero a una “madre” che non era saggio offendere. Il folklore irlandese e scozzese a streghe e fate, e lo vedeva come un albero tabù. Così, la “madre” del sambuco può essere alla base della volontà di non nominare l’albero direttamente, e la sua immagine l’albero “grigio”.

Volendo azzardare un paragone, in inglese “anziano” si dice elder, come sambuco si dice elder (i suoi fiori elderflowers e i suoi frutti elderberries), dall’anglosassone eldra “persona anziana; genitore; progenitore; capo, principe”, usato come traduzione del greco presbyter. I paralleli sono il tedesco Eltern, il danese forældre, lo svedese föräldrar “genitori”. In anglosassone “nonno” era ealdfæder.

Nel paragone tra la madre del sambuco e Holda o Frau Holle vi è però un tratto stridente: sia Holda che Frau Holle, tra l’essere a capo della Caccia Selvaggia (Wild Hunt) o analizzare il modo in cui le donne filavano nella “dodicesima notte” (la Twelfth Night di shakespeariana memoria) – perché molte donne erano pigre, e lei era la divinità domestica per eccellenza e le esortava a svolgere bene il loro lavoro -, erano sempre in movimento; la madre del sambuco era statica, collegata al suo essere albero e fissa nella terra.

L’albero di sambuco si trova ovunque nell’Europa settentrionale e centrale, e numerosi ritrovamenti archeologici nei villaggi scandinavi hanno riportato il sambuco8: a parte l’utilità della pianta (fiori e bacche sono commestibili, il resto della pianta era utilizzato per tingere), era uno scudo contro il male.

Un’ultima curiosità vede il sambuco legato al numero 5 nel folklore nordico: ha cinque petali, cinque stami gialli e cinque sepali, che formano una piccola stella… un piccolo pentacolo, come quello sotto le bacche di Sorbus aucuparia, l’altro grande “albero delle streghe”.

Note

  1 Fa che il dolore, sambuco
puzzolente, sciolga le maligne
sue radici dalla
vite che fiorisce!
  2 La coulis è una salsa densa a base di frutta o verdura, utilizzata per guarnire o accompagnare dolci o pietanze. La ricetta nasce in Francia: coulis è infatti un termine francese che deriva dal latino colatus, cioè colato, e che in passato faceva riferimento ai sughi che si formano durante la cottura della carne.
  3 vedi Grieve Margaret, A Modern Herbal, Courier Corporation; Keightley Thomas, The Fairy Mythology, W. H. Ainsworth; Bane Theresa, Encyclopedia of Fairies in World Folklore and Mythology, McFarland
 4 Burne Charlotte Sophia, Handbook of Folklore, Kessinger Publishing
 5 Keightley Thomas, The Fairy Mythology vol. 1, W.H. Ainsworth, Londra
 6 Watts D.C., Dictionary of Plant Lore, Academic Press
 7 Hyllested, A., Word Exchange at the Gates of Europe: Five Millennia of Language Contact. Københavns Universitet, Det Humanistiske Fakultet, Phd. Thesis
8 Gardenstone, Goddess Holle: In Search of a Germanic Goddess, Books on Demand