French Jazz Style 2 Rive Gauche, dixieland e bebop

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Qualità delle iniziative

Passando ora a elencare tutto ciò che si distingue appunto per ‘qualità delle iniziative’, si trovano anzitutto splendidi festival che nulla hanno da invidiare a quelli statuintensi, come anzitutto Jazz a Vienne, La Grande Parade du Jazz (ora Nice Festival) a Nizza, Jazz à Juan ad Antibes, Jazz in Marciac, Jazz sous les pommiers a Coutance, Paris Jazz Festival e Nancy Jazz Pulsations, non senza scordare, un gradino sotto, Banlieues Bleues a Seine-Saint-Denis, Jazz en tête a Clermont-Ferrand, La Villette Jazz Festival a Parigi, Les nuits du Jazz a Nantes, Musiques Métisses all’Angoulème. Anche nei Paesi francofoni sono notevolissimi da un lato il Montreux Jazz Festival (Svizzera) ormai esteso al rock, dall’altro il Montréal Jazz Festival in Québéc (Canada); persino in nazioni dove, fino a poco tempo fa, il jazz risulta poco attivo, spiccano Jazzablanca in Marocco, Alger Jazz Meeting in Algeria, Le Festival de Saint-Louis in Senegal e Le Festival de Port-au-Prince ad Haïti.

Per quanto riguarda i media audiovisivi, le radio e le televisioni generaliste oggi, come dovunque, accordano rari spazi al jazz, mentre una buona diffusione avviene grazie alle emittenti specializzate, in particolare due: TSF Jazz (a Parigi) e Jazz Radio (a Lione che però non copre l’intero territorio nazionale); a Brest Radio Neptune diffonde jazz ogni notte dalle 20 alle 9 di mattina senza pubblicità; la rimpianta Paris Jazz trasmette tra il 1996 e il 2002; in Svizzera le validissime Radio Jazz International e Radio Swiss Jazz hanno un parlato tringue, di cui uno ovviamente in francese. In realtà la storia dei rapporti fra radio e french jazz style sono assai più lunghi a cominciare dall’ORTF e da Radio France, giacché tra il 1955 e il 1971 i due jazzologi Frank Ténot e Daniel Filipacchi inventano e conducono per Europe 1 una delle prime trasmissioni sull’argomento, ormai un ‘classico’ nel ricordo di tutti, Pour ceux qui aiment le jazz.. Anche il critico e sociologo Lucien Malson anima diversi programmi sulle radio statali come Le Bureau du jazz e Black And Blue, affiancato da Alain Gerber, ospitando parecchi jazzisti, proponendo dirette dai festival o diffondendo concerti storici come quello di Ray Charles del 22 ottobre 1961 all’Olympia di Parigi, con indici d’ascolto altissimi. In anni recenti invece il gradimento va ad esempio a Summertime su France Inter, a Club Jazz à FIP sulla FIP, alle due ore e mezza di collegamento giornaliero per France Musique.

Un altro fiore all’occhiello è la carta stampata: al di là dei tanti volumi (impossibili da elencare), va innanzitutto ricordato il mensile «Jazz Hot» fondato, nel 1935, dai jazzomani (e poi jazzologi) Charles Delaunay e Hugues Panassié che attualmente risulta la più antica fra le riviste sul jazz in attività; da essa si stacca nel 1959 il sopracitato Malson per lanciare «Les Cahiers du jazz», di cui egli resta il capo redattore fino al 1971. Altre due testate, «Jazzman» e «Jazz Magazine» si uniscono nel 2009 per dar vita a «Jazz Magazine Jazzman». Oggi per appunto la qualità delle iniziative vanno in particolare segnalate da un lato «Jazz Classique», cinque numeri all’anno con molte interviste ai grandi musicisti, dall’altro Citizenjazz.com forse il sito più completo sull’argomento medesimo.

Persino sull’insegnamento del jazz in un quadro formale, il dipartimento jazz del CNSM – Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris, CNSMDP, in italiano Conservatorio nazionale superiore di musica e di danza di Parigi – creato nel 1991 è il vanto di una storica istituzione locale (ma cosmopolita) che trae le proprie origini dal Conservatoire de musique fondato il 3 agosto 1795 dalla Convenzione Nazionale, a tutt’oggi un punto cardine della musica classica francese ed europea nel mondo.

 Guido Michelone 

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