PER IL TRAMITE DELLA LETTERATURA 3

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COME LA PANDEMIA DA COVID-19 È DIVENTATA L’INSONNIA DEL XXI SECOLO

di Lorenzo Gafforini*

a R.

«Felici i posteri, che non avranno conosciuto queste disgrazie e crederanno che la nostra storia sia una favola!»

FRANCESCO PETRARCA, Familiarum rerum libri

3. La prima pandemia: la peste antonina.

Il mondo antico non fu purtroppo esente da altre epidemie e pandemie. La prima vera e propria pandemia di cui si ha un vasto riscontro nelle fonti letterarie – a causa ovviamente anche della sua ferocia – è la c.d. pesta antonina, la quale prende il nome, appunto, dalla dinastia degli Antonini . A partire dal 165 d.C. circa, la peste dilagò in buona parte dell’Impero romano, trovando probabilmente la sua origine in una spedizione operata dalle truppe contro i Parti14. Uno dei maggiori testimoni della tragedia è stato il medico-filosofo Galeno, tanto da essere nota anche come peste di Galeno15 . Tuttavia, le fonti sono innumerevoli ed è interessante constatare come questo evento – senza precedenti nella storia romana – abbia trovato un suo riscontro anche in altri contributi letterari, senza che essi lo analizzino dettagliatamente come era già avvenuto in Tucidide.

Si pensi, ad esempio, all’ironico libello elaborato da Luciano di Samosata, in cui critica le azioni intraprese di un certo Alessandro di Abonutico. Alessandro, in particolare, viene considerato una sorta di falso profeta che chiama a sé diversi pellegrini, improvvisandosi oracolo16 . Oltre ad essere un fenomeno largamente frequente anche ai nostri tempi, è doveroso sottolineare come l’idea spregiudicata del ciarlatano fiorisca proprio nel momento storico in cui l’Impero è attanagliato dalla morsa della peste e la medicina non riesce a fornire una risposta adeguata.

In contrapposizione a quest’esperienza, invece, si collocano le speculazioni di Marco Aurelio , diventato ormai noto soprattutto per i suoi Pensieri 18. Nonostante egli non riporti in maniera dettagliata la crisi dettata dalla peste – che comunque continuò per una ventina d’anni sotto il suo dominio –, è inevitabile come gli eventi scatenatesi ne influenzino la scrittura e le riflessioni. Fra le centinaia di massime a cui si può attingere, la quarantunesima del libro sesto appare significativa: «se tu ritieni a te stesso bene o male qualsiasi cosa che non dipenda dal tuo volere, ineluttabilmente, nel caso di rimprovero agli Dei e a odiar gli uomini in quanto cause, o vere o sospettate, del successo o dell’insuccesso. E motivo frequente di gravi ingiustizie è appunto la suscettibilità in rapporto a queste cose». D’altro canto, è opportuno completare la massima con la sua seconda parte, contraltare e completamento della stessa: «qualora al contrario ci avvenisse di giudicare unicamente buone o cattive le cose che dipendono da noi, non esisterebbe più nessun motivo di lamentela con Dio; né con l’umanità, motivo d’inimicizia»19 .

Marco Aurelio si spoglia così delle vesti di imperatore, per diventare un uomo comune che cammina fra i suoi simili sussurrando – come a se stesso, appunto – consigli di confronto per una vita onesta. Diversi dubbi organizzativi e morali avranno aggredito Marco Aurelio in quegli anni del suo Impero, costretto a fronteggiare una crisi senza precedenti. Eppure, anche i periodi di instabilità possono produrre opere senza precedenti, come si riscontrerà anche nei secoli a venire.

 15 Per comprendere l’innovazione operata da Galeno nel campo medico e filosofico si segnala l’introduzione di Mario Vegetti al volume GALENO, Opere scelte, Utet, Torino, 1978, trad. di Ivan Garofalo e Mario Vegetti. Lo stesso Vegetti sottolinea come le idee di Galeno siano condizionate dall’«atmosfera ideologica dei principati “illuminati” di Adriano e Marco Aurelio» (Ivi, p. 47).

 

 16 L’opera è reperibile in italiano nel volumetto LUCIANO DI SAMOSATA, Alessandro, o il falso profeta, Adelphi, Milano, 1992, trad. di Loretta Campolungi. Per una panoramica generale sull’autore, invece, si consiglia LUCIANO, Una storia vera e altre opere scelte di Aberto Savinio, Adelphi, Milano, 2018, trad. di Luigi Settembrini.

 

 17 Si segnala come lo stesso Marco Aurelio sia designato come destinatario delle confidenze del suo predecessore, Adriano, nel romanzo Memorie di Adriano del 1951 della scrittrice belga Marguerite Yourcenar.

 

 18 Il testo, oggi reperibile in diverse edizioni, ha come titolo originale A se stesso. Infatti, la raccolta di massime di Marco Aurelio non era pensata originariamente per la diffusione, ma era una specie di diario che l’imperatore custodiva in modo da annotare gli insegnamenti che traeva da altri o semplicemente dall’esperienza.

 19 La massima è riportata così come trasposta in MARCO AURELIO, Contro le lusinghe del mondo, Bur Rizzoli, Milano, 2012, trad. di Enrico Turolla.

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