PER IL TRAMITE DELLA LETTERATURA I

COME LA PANDEMIA DA COVID-19 È DIVENTATA L’INSONNIA DEL XXI SECOLO

di Lorenzo Gafforini*

a R.

«Felici i posteri, che non avranno conosciuto queste
disgrazie e crederanno che la nostra storia sia una favola!»
FRANCESCO PETRARCA, Familiarum rerum libri

1. Premessa: tra guerra e insonnia.

Seppure a tempi alterni, le epidemie e le pandemie hanno scandito la storia dell’umanità. Il primo caso documentato da note e illustri fonti storiche risale al 430 a.C. La pestilenza in questione colpì la città di Atene – all’epoca sotto la guida di Pericle – durante la Guerra del Peloponneso. Tuttavia, prima di trattare la storia delle epidemie e pandemie con riferimento alle opere letterarie ad esse connesse, pare opportuno svolgere una considerazione. Più volte viene operato un parallelismo, ribadendo come la pandemia di Covid-19 sia la più grande crisi che il mondo abbia dovuto affrontare dopo la Seconda guerra mondiale.

Nel frattempo, in realtà, ci sono state le malattie più disparate, ma spesso localizzate in una determinata area geografica e di per sé arginabili – anche se non con poche difficoltà. Intere popolazioni sono state colpite violentemente e hanno dovuto reinventarsi da un punto di vista sanitario e di sensibilizzazione sociale. Tuttavia, è innegabile come poche pandemie abbiano coinvolto con così tanta ferocia l’intera superficie terreste. Sia la guerra sia la pandemia si diffondono in maniera capillare e colgono la popolazione impreparata. Questi eventi, però, sono prevedibili? La letteratura storica e scientifica è copiosa in materia. I sintomi della guerra serpeggiano per decenni prima di sfociare nel cataclisma, come nel caso dei patogeni più svariati che compiono il c.d. spillover1 . Dunque, forse, questa pandemia era di per sé debellabile con azioni di prevenzione. Eppure, il mondo delle ipotesi è abitato da creature fantastiche e terribili. La verità è che la piaga continua il suo corso e se almeno la storia non ha insegnato a come scongiurare una catastrofe simile, almeno può suggerirci – con il supporto indispensabile della letteratura – come reagire. È presuntuoso, però, pensare come le testimonianze passate possano permettere di non compiere gli errori dei predecessori, in quanto: da una parte, non vengono lette da tutti; d’altro canto, trovarsi coinvolti in prima persona può ammettere tutt’altro comportamento. Non è semplice o scontato rispondere alla caustica domanda: “e io, cosa avrei fatto se fossi stato al suo posto?”.

I dubbi sono innumerevoli e tanto assillanti da turbare il nostro sonno. È come se per decenni fossimo stati abituati a dormire pacifici – almeno sul fronte sanitario. “La salute prima di tutto” viene ripetuto – spesso da persone sane –, come a confermare questa incrollabile verità trasmessa di generazione in generazione. Eppure, quando questa comincia a vacillare, le fondamenta delle nostre certezze meritano un’attenta rivalutazione. Così, subentra l’incertezza e con sé la semina dei dubbi. In questa fase non siamo – a mio modesto parere – ancora nella degenerazione goyana del “sonno della ragione che genera mostri”. Quest’ultima fase estrema mi auguro non giunga mai al suo zenit, anche se più volte – in questi delicatissimi mesi – si è affacciata minacciosamente. Piuttosto, siamo degli insonni, ostaggi del limbo in cui «urge il tempo nella [nostra] testa, così affannato che principio e fine, origine e morte, ieri e domani coincidono nell’attimo unico e solitario del presente, lo riempiono fino all’orlo, fin quasi a farlo scoppiare» . In questo stato, cominciano così le nostre riflessioni che spingono l’insonne a un esame di coscienza tramite le esperienze passate – e alcune di esse dimenticate –, al fine che possa semmai trarne qualche giovamento o insegnamento, seppur minimo.

 
 

1  In italiano si potrebbe tradurre con il termine “salto di specie”. Si attesta, infatti, che molti virus che colpiscono gli esseri umani abbiano un’origine animale. La tematica è stata portata in auge anche dal saggio divulgativo – per questo non meno autorevole – di David Quammen. L’autore, infatti, precisa: «le malattie infettive sono dappertutto. Rappresentano una sorta di collante naturale, che lega un individuo all’altro e una specie all’altra all’interno di quelle complesse reti biofisiche che definiamo ecosistemi» (D. QUAMMEN, Spillover, Adelphi, Milano, 2014, p. 21, trad. di Luigi Civalleri). 

 
continua […]