Recensioni
Katarina Frostenson
a cura di Silvia Molesini
Katarina Frostenson che viene da Stoccolma e comincia a scrivere con Nel mezzo (I mellan) a venticinque anni, nel 1978. Tra le mani ho invece La fonte del suono, in cui Crocetti propone Le spiagge (Standerna) del 1989 e Ioni (Joner) del 1991.
La parola sua mentre leggo quello che ho fra le mani porta con sé le cose, le descrive. Taglia e cuce altrove. Sempre rimanendo lì, cioè si sposta con le cose e produce non cose. Tutto questo senza “come se”. Dal lavoro secco di fare senza metafore e provare a stare davanti (ma anche dietro, di lato o spiegando con quale mezzo – l’arco, il sentiero – in queste si cerchi di entrare).
Niente orpelli, ma nemmeno quelli che carezzano il bello, e nessuna maniera. C’è una voce con un buon timbro preciso che utilizza la materia tutta della nominazione – nome, azione, giunture e direzioni – spezzando codici e semplificando artifici e che arriva a percorrere un grande spazio che sin qui sembra essere stato lasciato molto libero, chissà perché, finché incontra qualcosa.
Un impre-visto. Una tras-locazione. Che non vengono mai lasciati stare, come si farebbe con una visione, che quando la tocchi si rompe. Katarina tiene assieme, è nel percorso che si svolgono i tagli
che – per, attraverso, lei- non sono più tagli ma grana, atomi carichi.
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