La poesia di Billie Holiday. La biografia di un’immensa artista

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Per molti Billie Holiday resta la più grande cantante jazz di ogni tempo; per moltissimi rappresenta l’essenza del vocalismo afroamericano assieme a Bessie Smith, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e nessun altro; per tanti è invece una figura discutibile, solo parzialmente espressa a livello artistico. Ed è dalla verifica di queste tre idee generali che si muove l’autore del libro – già biografo di Miles Davis e di Sun Ra, nonché responsabile di efficace sintetica storia del Jazz – alla ricerca anzitutto della verità, nella piena consapevolezza che su Billie Holiday permangano ancora troppi pregiudizi e diverse inesattezze. Alla fine del volume John spiega di aver scritto per gettare nuova luce sul talento artistico di una protagonista controversa, senza negare o contraddire i problemi esistenziali, ma lavorando in primis sulla musica eternamente ritracciabile dai dischi ufficiali, dalle registrazioni live (spesso postume) e persino da media audiovisivi (i pochi film e le rare trasmissioni a cui partecipa all’apice della fama).

La biografia di Szwed si concentra perciò su due aspetti specifici, il mito e la musicista. Nel primo compie una rilettura o per meglio dire una revisione di Lady Sings The Blues, l’autobiografia che Eleanora Fagan o Elinore Harris, in arte Billie Holiday e per gli amici Lady Day (nata a Filadelfia il 7 aprile 1915 e morta a New York il 17 luglio 1959) consegna alle stampe nel 1956, diventando ben presto (anche in Italia) il testo più letto e venduto di argomento jazzistico. Ma il best seller, dettato al giornalista William Dufty, sull’onda dell’emotività, contiene parecchie inesattezze storiche (senza con ciò sminuirne il valore espressivo), che ora John si premura di correggere alla luce di indagini rigorose. Lo stesso atteggiamento critico prevale anche nel secondo aspetto specifico, la musicista, che viene ripartito in cantante e canzoni, per seguire un iter creativo che, per il biografo, raggiunge l’apice alla fine degli anni Trenta grazie alle collaborazioni tra Billie e insigni solisti dal Teddy Wilson al pianoforte a Lester Young al sax tenore.

Alla fine Billie Holiday. Una biografia risulta davvero un ottimo libro perché l’Autore sa mantenere il giusto equilibrio, ovvero il distacco dell’analista verso una cantante che ha fatto del coinvolgimento e passione la propria arma comunicativa. Ma oggi a distanza di quasi sessant’anni dalla scomparsa della geniale vocalist il necessario distacco da storico della musica è necessario e quasi obbligato nel capire e conoscere sino in fondo una donna, senza la quale l’intera storia del jazz e della cultura afroamericana non sarebbero le stesse.

Guido Michelone
Cfr.: John Szwed, Billie Holiday. Una biografia, Il Saggiatore, Milano 2018.