Massimo Bontempelli e Mariangela Gualtieri. L’Eternità: “bestia” immortale. (Rosa Riggio)

Massimo Bontempelli e Mariangela Gualtieri. L’Eternità: “bestia” immortale.


Cardarelli, Bontempelli e Savinio nel 1920

Non so se gli uomini siano provvisti di un coltello che tagli l’Eternità. Massimo Bontempelli era certo che sarebbe arrivato un tempo in cui ci saremmo divertiti ad usare quel coltello. Così scrive ne “Il purosangue” (1919): “Voglio dare un coltello agli uomini / per troncare l’Eternità. Perché solo così potranno imparare che l’Eternità / è una mortale com’essi“. Dal Futurismo al futuro il passo è breve. Quasi cento anni dopo si è ancora in attesa che la profezia si avveri. “Sarà decapitato / decapitato il tempo / con le chincaglierie, coi suoi addobbi / riposti nell’armadio. / Sarà deposto il suo impero“. Sono versi di Mariangela Gualtieri che non si sottrae alla visione dell’apocalisse, misura di tutte le cose. Giura l’angelo dell’Apocalisse che “il tempo cesserà di essere.” (Apocalisse, 10, 6). Nella sua “Storia dell’eternità”, J. L. Borges scrive che l’eternità è “un gioco o una faticosa speranza”. Giocava certo Bontempelli che, non solo futurista, aveva in mente anche il coevo surrealismo. Il gioco, tuttavia, può essere triste: “Ma triste viaggiare nel Tempo / il Passato cristallo gelido / attraversato da larve lente / l’Avvenire torbido groviglio / di rumori striduli“.  Gioca, forse, anche la Gualtieri, con qualche speranza in più: il morire dei corpi non è / che l’entrare fuori misura“. La fame di Eternità può essere fatale, esporci al ridicolo, avvicinarci di più alla bestia, mentre cerchiamo, razionalmente, di allontanarci da lei. Bontempelli, in “Patetica”:

[…]
Perché ho fame. Una bestia piatta
molle
scende dall’albero per la scorza
manda avanti una poi l’altra
le zampe molli
piatte. È
  giù
si curva
concavamente – striscia
verso me me io.
È
 la bestia o io
che striscio verso me
mezza sulla radice ruvida
mezza già sulla terra umida
sche sfrana
sfrana
sfrana
in giù
nel vano dell’eternità?

[…]

Altra bestia, di gioia, quella di Mariangela Gualtieri:

[…]
Rotola da sé il tempo
nella scarpata urla i suoi quarti
ma nessuno lo ascolta.
Siamo tutti animali, oggi,
nella collina verde di grano.
Una forza muove piano
i rami più esposti. Una forza
splende e illumina la scena.
Il mistero della gioia
avvolge la persona che ora scrive.
Anche lei è parte della melodia
fra le ossa della terra anche lei sta
in attesa.

Eternità ridotta ad Uno, che ci precede e raccoglie le forme innumerevoli del tempo, i suoi specchi e gli inganni. Con o senza Dio (come lo è per Borges), non ne possiamo fare a meno. Ci misuriamo con la vastità (così come con la successione) e il nostro desiderio si consuma cercando di afferrarla. Bontempelli ci avverte: attenti, si può morire, disarcionati dal nostro cavallo di legno, che in realtà era vivo, pensando: – fu bello galoppare sul mio purosangue / che m’ha portato all’eternità – “
Gioco o speranza, non prendiamola molto sul serio, dunque. Oppure, controcorrente, fuoco o diamante, insieme a Mariangela Gualtieri, sentiamo la gioia di tutto ciò che danza “senza perire”. E che questo non ci costi troppa fatica.


 

Rosa Riggio