Moniza Alvi

Diverso tempo fa si parlava tra noi ragazze della lontananza fra i paesi che si varcano, che è una lontananza talvolta intestina e qualcosa di non scelto. Sostenevo che da questo largo spazio importunato potesse nascere il disturbo necessario al fare poesia.
Lo vedo sempre attorno a me, come una girandolina: le cose che funzionano, quello che c’è da dire, passa dal racconto di un distacco strampalato: la terra tagliata nel posto degli acquazzoni, la terra tagliata nella interruzione dei sogni lavorati, la terra tagliata a tavolino per la costruzione di nuove nazioni, etc.

Svariati tipi di colonizzazione e Moniza Alvi, Un mondo diviso, Donzelli editore 2014, a cura di Paola Splendore, passa dal suo, l’emigrata bambina dalla terra che cambia, la trasformazione necessitata possibile dove la dimensione faticosamente intima rimane incambiata.
Da Il paese alle mie spalle (1993), da Una ciotola d’aria calda (1996), da Portando mia moglie (2000), da Anime (2002), da Come la pietra trovò la voce (2005), da Europa (2008).
La poetessa di Lahore vissuta in Inghilterra.

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