Recensioni
Nika Turbina
перестройка (ricostruzione)
Una bambina piccolissima nata a Yalta nel 1974 che comincia a comporre poesie dettandole alla mamma scultrice.
La sua grafia poi sarà quella di chi comincia a scrivere, nell’ autografare i libri pubblicati.
Ma è la recitazione, il ritmo, la prova del suo autentico originario cantare per Evtušenko che l’incontra di persona nel 1983 a Peredelkino, nella casa di Pasternak.
La Russia ha una delle sue meraviglie.
Il riconoscimento è internazionale.
Cosa dice la bambina ?
Abbiamo letto i versi tradotti da Federici nel 2008 per Via del Vento.
La bambina dice di un riflesso che è la sua cattiva sorte, e che resterà anche se lo specchio verrà infranto. Dice di un inganno della parola d’amore che continuiamo nonostante ad aspettare. Dice di frasi tagliate che imbrattano di sangue il foglio. Dice di giorni scuri prefissati e sono stelle in loro i suoi appunti. Dice di chi rimane in una casa al posto di un’altra. Dice di scale da fare in una vita piccola, sempre quei gradini e però verrà certo la morte (« e tutti li conterete ! »). Dice di un usignolo che poteva sostituire il tempo. Dice dei resti degli amici calpestati. Dice di un padrone buono che la tiene in gabbia (« batte i colpi/la parola »). Dice di mani, labbra, occhi che non riescono a passare soglie in giorni e notti per ciò lontani. Dice di parole sparite. Dice che cadrà, che queste poesie la faranno cadere e che dalla sua caduta ne nasceranno nuove. Dice che una piccola cosa può rompere tutto. Dice di un ricordo solo che « termina il conto dei giorni ». Dice che non è chiaro dove debba situarsi, lei. Dice di una perdita di confine sotto i piedi per la sua stella immortale. Dice di stare fermi, « in cammino nella notte » , che c’è una luce che è oltre il tempo. Dice che si sono scordati di metterle il cuore. Dice che resterà a casa vicino alla finestra rotta dal vento. Dice che la farfalla va verso il suo rogo, di non trattenerla.
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[Sono pesi queste mie poesie]
Sono pesi queste mie poesie,
pietre spinte lungo una salita.
Le porterò stremata
allo strapiombo.
Poi cadrò, viso nell’erba,
non avrò lacrime abbastanza.
Smembrerò la strofa
scoppierà in singhiozzi il verso
e si pianterà nel palmo
con dolore anche l’ortica.
L’amarezza di quel giorno
tutta trasmuterà in parola.
[1981]
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[Non andrò col tram]
Non andrò col tram,
l’autunno ha coperto le rotaie.
Resterò da sola a casa
accanto alla finestra aperta.
Raccoglierò in un palmo i suoni
come gli spazzini raccolgono
a nebbia al mattino dentro i secchi,
in soccorso al giorno.
Il vento tirerà su turbini di foglie,
non si scendono le scale.
La finestra sbatterà chiudendosi
con un tintinnio di vetri.
Non andrò col tram,
i suoni sorpassano l’autunno.
Resterò da sola a casa
accanto alla finestra in frantumi.
[1983]
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Pesciolino d’oro
Hanno ingannato il pesciolino d’oro:
tutti i suoi regali resi.
Persino le parole
da lui dette sull’amore
abbiamo dato indietro:
un amaro inizio…
Poi perché di nuovo
dall’orlo di un dirupo
supplicanti con lo sguardo
ci aspettiamo una parola?
[Italia – Yalta 1985]
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Estratti da “Sono pesi queste mie poesie”, di Nika Turbina, traduzione dal russo e cura di Federico Federici (Edizioni Via del Vento, 2008, ISBN 978-88-6226-017-6). Sotto verrà data lettura del tram e dei pesi.
Per informazioni ulteriori sulla poeta consiglio i link http://leserpent.wordpress.com/2008/10/15/sono-pesi-queste-mie-poesie-nika-turbina/ e http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/30/pugni-sul-pianoforte-della-fragile-nika.html
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