Recensioni
NO, NON CE LO MERITIAMO NANNI MORETTI
a cura de I MISTICI
– Canzone di Battiato;
– Attore protagonista che palleggia;
– Attore protagonista che canta in auto insieme ad attrice protagonista repertorio canzone italiana d’autore;
– Monologo sulle calzature;
– Monologo sull’uso della violenza al cinema;
– Attore protagonista presente sul set di un collega regista di cui interrompe e critica il lavoro;
– Attore protagonista con coperta bizzarra;
Quello che avete appena letto è un elenco parziale – nel senso che di riferimenti ce ne sono e ce ne saranno sicuramente altri – di episodi citati nella nuova fatica cinematografica di Nanni Moretti (Il sol dell’avvenire), e che avrete già visto in altri film di Nanni Moretti.
La parola chiave infatti è citazione, o ad esser ancora più precisi, autocitazione.
Chi difende (molti) l’opera dell’attore e regista romano ne ha scritto come di una specie di best of, di Blob rivisitato e riaggiornato di tutti i suoi tic e fissazioni già disseminati durante tutta la sua cinematografia, noi invece ci chiediamo semplicemente perché. Perché un artista dovrebbe accumulare credito presso il pubblico, tale da fargli sorbire qualsiasi autocitazione già masticata e digerita in altri suoi film?
Sono entrato al cinema alla prima proiezione della giornata del primo giorno d’uscita della pellicola. La sala ha un pubblico (siamo poco meno di una trentina di persone) che ha una media di circa 85 anni.
Un giorno questo Paese dovrebbe interrogarsi sul perché un’ampia fetta di cosiddetti giovani non usufruisce e credo ne abbia autentico rigetto, di luoghi che fino a un decennio fa erano deputati alla diffusione della cosiddetta cultura. Basta farsi un giro in un cinema (o peggio in un cineclub), a teatro, o in libreria (ad esclusione delle librerie per ragazzi) per avere una rappresentazione plastica del nostro Paese e della sua vecchiezza.
Credo non mi sia mai capitato di voler abbandonare la visione di un film al cinema, ebbene a vedere Il sol dell’avvenire, sì. Sono stato tentato di lasciare la sala almeno un paio di volte.
Perché il pubblico dovrebbe sorbirsi tre quarti di film che sono autocitazioni di scene già riviste? Dovrebbe ridere? Dovrebbe ridere del moralismo a tratti bacchettone di certi attacchi nei confronti della modernità che farebbero sorridere perfino Thomas Bernhard?
Ma soprattutto, perché una persona, anzi un appassionato della cinematografia di Moretti quale ero, dovrebbe rimanere seduto in poltroncina a vedere per alcuni minuti Nanni Moretti cantare – o meglio recitare – insieme a tutto il cast nientemeno che Sono solo parole di Noemi. No, dico, Noemi, urlerebbe Nanni Moretti in uno dei suoi film.
E allora dato che dobbiamo osannare l’autocitazionismo d’autore (che raggiunge il suo climax nella scena finale del film) all’ennesima distorta citazione sarà legittimo per lo spettatore urlare in sala:
“MA CHE SIAMO IN UN FILM DI NANNI MORETTI?” (doppia citazione)
Utenti on-line
Ci sono attualmente 7 Users Online