Gotenberg a Los Angeles (III)

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La cospirazione dei mondiali svedesi

a cura di Guido Michelone

Prima della finalissima

Intanto occorre partire prima della finalissima, quando il 24 giugno 1958 il terreno dell’Ullevi Stadion di Göteborg ospita una semifinale di vertice, giacché i padroni di casa incontrano i bianconeri della Germania Ovest, che, dopo le polemiche per il titolo inspiegabilmente conquistato contro una fortissima Ungheria, cercano ora di bissare l’impresa ‘onestamente’. Nell’immaginario collettivo tedesco insomma il ‘Miracolo di Berna’ è ancora vivo, al di là delle voci cattive che insistono su presunte assunzioni di medicine (o droghe?) stimolanti e aggressive: i crucchi sono quasi tutti convinti che l’allenatore Helmut Rahn li ricompenserà di nuovo con un’impresa di cui egli solo lui ha il segreto.

I tifosi Made in Deutschland forse non si rendono conto di avere di fronte un avversario sospinto da milioni di connazionali che a loro volta iniziano a sognare un titolo mondiale (fuggito quello nel lontano Brasile) da risolvere tra le mura domestiche. La squadra svedese viene chiamata ‘generazione d’oro’ poiché è guidata dal volteggiante Karl Skoglund, dal maestro Gunnar Gren, dall’inafferrabile Kurt Hamrin, già beniamino dei tifosi italiani di Juventus, Padova, Fiorentina, per continuare in seguito con Milan e Napoli e allenare la Pro Vercelli. E sono proprio Skoglund, Gren, Hamnrin a ribaltare il risultato e a sconfiggere i tedeschi con un secco 3-1.

L’infuocato match ispira nel 2002 quindi il documentario Konspiration 58 con la regia di Johan Löfstedt e con protagonista uno storico svedese, Bror Jacques de Wærn, autore di una teoria a dir poco sorprendente. Dopo un’attenta ricerca durata parecchi anni, i due, esaminando migliaia di documenti, giungono alla conclusione che i Mondiali del 1958 non siano mai esistiti. Ma prima di spiegarne le motivazioni, bisogna sapere chi sia veramente Karl Johan Löfstedt: egli nasce il 6 febbraio 1975 a Vadstena, borgo svedese di circa 5000 abitanti nella contea dell’Östergötland, situata sulle rive del lago Vättern e, guardando una carta geografica a metà strada fra Stoccolma e Copenaghen.

Löfstedt è non solo regista, ma anche produttore cinematografico, montatore e ingegnere del suono, impegnato soprattutto in Scandinavia; dopo gli studi alla Stockholm Film School nel 1996 realizza diversi film in cui mescola materiale di repertorio con differenti tecniche, onde inscenare una propria idea di fiction: al momento (2024) se ne contano sei in tutto: Innan det fortsätter (Prima che continui, 1998), Punkspark (Calcio punk, 2007), Ostindiefararen. Till Kina och hem igen (L’Indiano orientale. In Cina e di nuovo a casa, 2008). Ad esempio nel mediometraggio La cometa (2004) Johan lavora sulle riprese di un regista amatoriale degli anni Sessanta in modo che sembrino descrivere le ultime ore prima che una cometa collassi, spazzando via l’intera città di Stoccolma (abitanti compresi); nel suo primo lungometraggio, Småstad, konsten att leva innan vi dör (Piccola città, l’arte di vivere prima di morire, 2017) dirige nonno, zio e sorelle in situazioni realistiche, mescolando nuove riprese con materiali di repertorio della famiglia dalla giovinezza alla maturità per creare la storia medesima.

 

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