ROBERTO VECCHIONI CHIEDE SCUSA AI SICILIANI. INTERVISTA RIPARATRICE con AUDIO e VIDEO

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Non si è ancora smorzata l’eco delle polemiche scaturite dalle dichiarazioni di Roberto Vecchioni, dopo l’incontro dello scorso dicembre tra padri e figli a Palermo, nel quale il noto cantautore milanese definiva la Sicilia, un’isola di merda.
Attraverso questa intervista che ci ha rilasciato in esclusiva, Vecchioni tenta di spiegare i motivi della sua affermazione.

SS: Professor Vecchioni, se lo lasci dire. Non ce l’aspettavamo da lei. Un professore deve aver sempre in mente la didattica, l’insegnamento. A maggior ragione quando si trova di fronte ad una platea pubblica.

RV: Vede Sblando, lei ha perfettamente ragione ma durante il mio soggiorno palermitano, me ne sono successe talmente tali e tante, da far perdere la brocca a un meneghino di nascita e asburgico di tradizioni come me.

SS: Si spieghi meglio.

 

RV: Una volta atterrati a Punta Raisi e avere noleggiato un’auto, decidiamo insieme al mio accompagnatore palermitano, di farci un giro turistico breve ma intenso, in città. Decidiamo di visitare le Catacombe dei Cappuccini. Mentre ci accingiamo a parcheggiare l’auto, un signore si avvicina e allungando la mano ci porge un biglietto con un timbro: “Parcheggio Cappuccini Euro 2”.
Non faccio in tempo a tirare fuori i danè che il mio accompagnatore rivolgendosi al signore, gli dice: “Vannu bene u stissu un euro?”. “’Nca certo, comu dici vossìa”. “Allura ti dugnu quannu turnamu”. (“Va bene lo stesso un euro?. Certo, come dite voi. Allora ve li do quando torniamo”. Ndr).
Così scopro che il signore, altro non è che un parcheggiatore abusivo che avendo visto la macchina con targa non isolana, tenta di regolarizzare il nostro parcheggio con un obolo fisso, anziché a offerta come consuetudine, dopo il ritiro dell’auto.

SS: Signor Vecchioni, davvero basta un povero padre di famiglia a farla sbottare contro la Sicilia?

RV: Certo che no, ma mi lasci continuare con il racconto. Dopo la visita ai Cappuccini, ci avviciniamo al nostro albergo in pieno centro città. Non riuscendo a trovare un parcheggio libero, giusto il tempo di scaricare le valigie, ci mettiamo in sosta in seconda fila.
Nemmeno il tempo di spegnere l’auto che si avvicina un altro signore e con fare deciso esclama: “Ca un putiti stari!” E io: “Certo, lo sappiamo. In seconda fila è vietato. Ci lasci scaricare le valigie e andiamo via”.
“No ma chi aviti capito? Ca un putiti stari. Ca si parcheggia l’avvocato Carini, ciavi u studio d’ancapu. E io ci tegnu u puostu. U viriti? Ciaiu i chiavi r’a magghina ri tutti chiddi ca travagghianu ca. P’abbuscarimi u pani, ci parcheggio i loro magghini”.
(“No ma cosa avete capito? Qui non potete stare perché questo è il posto dell’avvocato Carini che lavora qua vicino. E io gli tengo il posto. Vedete? Ho le chiavi della macchina di tutti quelli che lavorano qua. Per portare il pane a casa, io parcheggio le loro auto” Ndr).

SS: Posso immaginare, però mi permetta di dirle che due episodi negativi, non giustificano una reazione simile da parte sua. Vuole aggiungere altro?

RV: Beh, purtroppo da aggiungere ci sarebbe ancora altro. Ad esempio mentre mi avvicinavo alla Facoltà di Ingegneria dove avrei tenuto il mio intervento, ci fermiamo con l’auto ad un semaforo rosso. Quando ad un certo punto, sentiamo suonare il clacson del veicolo dietro di noi. Il mio accompagnatore, con un aplomb che io non sarei riuscito a tenere, attraverso lo specchietto retrovisore indica con dita giunte della mano dx e dice: “Chi minchia ti suoni, ah?!”.
Con altrettanta nonchalance, l’automobilista ci risponde: “Passa, passaaa, un’u viri ca un c’è nuddu. Passa!!!” (“Passa, passa, non vedi che non c’è nessuno? Passa!” Ndr).
Ma non finisce qua, dopo essere passati in pieno rosso, all’incrocio successivo, un altro automobilista proveniente da sinistra invade improvvisamente il nostro senso di marcia. Al che a questo punto, su tutte le furie, tiro giù il finestrino e urlo: “Maleducato, non lo hai visto il triangolo?!?! Ci devi dare la precedenza!!!”. Ma rimango senza fiato dopo aver sentito cosa mi risponde l’automobilista indisciplinato: “U triangolo? U triangolo a scuola u studiavu!!”. (“Il triangolo? Il triangolo a scuola l’ho studiato.” Ndr).

E dopo avere ottenuto quest’ultima risposta, mi svegliai. E mi accorsi di avere intervistato nel sogno l’ologramma di Roberto Vecchioni.
Mentre la voce del venditore di sale acchiana come una cantilena da Piazza Ingastone e abbannìa, col mefagono: “Dieci pacchi grandi due euro!”.

Ndr: “Acchiana” sale, voce del verbo salire.
“Abbannìa” urla, voce del verbo urlare.
“Piazza Ingastone” Piazza del popolare quartiere Zisa da dove il vostro redattore proviene.

E infine; qualunque riferimento a fatti realmente accaduti è puramente voluto. I fatti però, perché i personaggi sono ancora in cerca d’autore.