Sformatini di riso ah ah ah-contro la pastasciutta-

a cura di Rosamaria Caputi
consulenza musicale Luca Palli Branchi
 

Ricetta:

Riso

Macinato di tacchino

Pesto alla genovese

Salsa di pomodoro

Fontina

uova, burro, parmigiano, sale, pangrattato

Preparate il pesto e la salsa di pomodoro. Mettete a bollire il riso e, quando cotto, amalgamatelo con burro e parmigiano. Preparate col macinato di tacchino delle polpettine della grandezza che sta in mezzo tra una noce e una nocciola, poi friggetele. Imburrate una ciotoletta d’alluminio e cospargetela di pangrattato. Disponetevi un po’ di riso e nell’incavo ponete due polpettine, il pesto e la fontina a dadini. Coprite con dell’altro riso. Infornate per una decina di minuti.

Fate intiepidire e sformate nel piatto. Accompagnate gli sformatini con la salsa di pomodoro e basilico. In mancanza di quest’ultimo, rubate un fiore al vostro vicino.

Testo estratto dal Manifesto della cucina futurista

“Crediamo anzitutto necessaria:

a) L’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana. Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso,il roast-beef e il budino, agli olandesi la carne cotta col formaggio, ai tedeschi il sauer-kraut, il lardone affumicato e il cotechino; ma agli italiani la pastasciutta non giova. Per esempio, contrasta collo spirito vivace e coll’anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani. Questi sono stati combattenti eroici, artisti ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, agricoltori tenaci a dispetto della voluminosa pastasciutta quotidiana. Nel mangiarla essi sviluppano il tipico scetticismo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo. Un intelligentissimo professore napoletano, il dott.Signorelli, scrive: “A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”.

Invito alla chimica

La pastasciutta, nutritivamente inferiore del 40% alla carne, al pesce, ai legumi, lega coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento. Perché opporre ancora il suo blocco pesante all’immensa rete di onde corte lunghe che il genio italiano ha lanciato sopra oceani e continenti, e ai paesaggi di colore forma rumore che la radiotelevisione fa navigare intorno alla terra? I difensori della pastasciutta ne portano la palla o il rudero nello stomaco, come ergastolani o archeologi. Ricordatevi poi che l’abolizione della pastasciutta libererà l’Italia dal costoso grano straniero e favorirà l’industria italiana del riso.”

 

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