Approfondimenti
TUTTI I SANTI
a cura di Ianus Pravo
Dopo il quinto Glenmorangie non potevo più parlare. Lo sapevo, che non potevo più parlare. Dici che muovevo la testa da un lato all’altro, muto, la faccia bianchissima, un fantasma in pieno giorno. Non mi ricordo nulla, tu mi racconti adesso del medico, dell’ambulanza, dell’ambulatorio, e poi del taxi per riportarmi all’hotel. Non ricordo nulla. Sì, ricordo che mi aprivano una borsa di plastica perché ci vomitassi dentro. Poi mi sono svegliato nel letto della camera dell’hotel, avevo un muro bianco davanti agli occhi, forse era il bianco uscito dalla mia faccia e che mi fronteggiava, muro a coprire il muro della camera. Ho mosso la testa verso destra, a lampi neri nel bianco ho visto i tuoi capelli, e poi, a poco a poco, come nel calmarsi di un’ondata di spuma sulla sabbia nera, ti ho vista tutta, che dormivi al mio fianco, le labbra socchiuse, il torace mosso dal respiro, la gambe come forbici aperte che mi offrivano la ferita del sesso. Ho alzato lo sguardo verso la finestra, fuori era buio, non sapevo che ora fosse. Negli occhi le lacrime bruciavano come soli stanchi di sè. Non potevo concepire una bellezza più acuta, una Pietà più glacialmente amnesica di questo tuo essere stata, per quanto?, vigilante, di questo tuo essere stata, da quanto?, dormiente a fianco di un morto. Tutto ciò che non ricordavo era lì, perdutamente presente, irriconoscibilmente esteso dal tuo sonno al mio vacillante guardarti. Tornato in vita come un Cristo pieno di vergogna per essere morto, non ho pensato che a una cosa: amarti piano, ora io vivo, e tu morta nel sonno, amarti piano senza che tu potessi saperlo, portarti la mia erezione, attraverso il ventre, tra i seni, piano, senza che tu te ne accorgessi, ridarti, senza che tu ne potessi entrare in possesso, la vigilanza del vivo al morto. E adesso ricordo, mi sorreggevi davanti all’hotel, ricordo la nebbia odorosa che si alzava dai cespugli di rosmarino, di salvia e di timo, davanti all’hotel. Ricordo che dissi: “È Maggio! Domani è il Maggio dei Morti!”. Ma perché ti dico tutto questo? Te lo dico perché tu sappia, adesso che siamo entrambi vivi, che mai ti ho amato quanto allora, quando tu eri morta ed io ero Cristo risorto in piena notte, in quell’hotel di Girona, perché io lo so, che tu mai mi amasti quanto allora, quando io ero morto, in un letto di una camera d’albergo, a Girona. Era il giorno di Tutti i Santi, e tu lo sai, i Santi sono Tutti Morti, e noi non possiamo esserlo entrambi, Santi, se vogliamo amarci, da viva, da vivo, a morto, a morta.
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