Un caso di colpi notturni

Un caso di colpi notturni

          Come si avvicina la notte mi prendono delle paure informi, gli abbaini pencolano sui tetti, le coperte frusciano in modo sospetto. Io mi ascolto prima di dormire e mi sento fare dei rumori strani, dei sibili, dei gorgoglii, sento anche delle impercettibili vibrazioni allo sterno. Devo restare con la luce accesa, allora mi addormento, altrimenti, nel buio, mi si acuiscono gli occhi e vedo nefandezze ovunque, squartamenti immaginari, bradisismi, frane, penso ai terremoti che possono spazzarci via e al cosmo profondo come un pozzo infinito. Per non cascarci dentro mi aggrappo alle lenzuola, digrigno i denti. Poi devo riaccendere la luce.

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          Stanotte ho sognato di essere in bicicletta sulla strada che porta a casa dei miei genitori, che si chiama via Romana, mezza città e mezza campagna. Era notte e la mia bicicletta aveva un fanalino fioco che non illuminava nemmeno la ruota e i lampioni non c’erano, o erano molto radi, e poi sparivano del tutto. Oltrepassavo casa dei miei per andarmene a dormire da qualche parte, forse a casa mia. Ma a un certo punto, nel buio pesto, ho cominciato a sentire dei colpi ritmici, come qualcuno che pianta un palo in terra, dei tonfi di una forza che si abbatte in una materia sorda. Poi, non si sa come, ho visto qualcosa in un campo ai bordi della strada, era un campo di granturco e c’erano due che producevano questi tonfi. Ma non piantavano un palo per terra, era che prendevano a calci un altro tutto raggomitolato per terra come morto, lo avevano ammazzato a calci e pugni o lo stavano ammazzando, colpi che facevano tonf tonf e lo spezzavano dentro come un saccone.