Un caso di punizione dei peccati

Un caso di punizione dei peccati.

La mano è stata mozzata con un taglio netto. Un po’ di sangue, non troppo in verità, cola sul vassoio azzurrino che la contiene. Anzi, essa è fissata, inchiodata al vassoio da un coltello conficcato nel palmo fino a metà lama. Eppure l’indice e il medio sono alzati assieme e reggono in equilibrio un dado di cui sono visibili tre facce: 5, 6, 3.

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Ma siamo sicuri che si tratti di un vassoio e non piuttosto di uno scudo rovesciato? Oltretutto rimane in posizione verticale, come incollato a un curioso mantello con la coda, indossato da un guerriero sospetto, i lineamenti del cui viso ricordano più un topo che un uomo.

Azzardo l’ipotesi che la mano stia in equilibrio sul vassoio e il vassoio sulle spalle del topo- guerriero, in virtù di quel coltello che, forse, trafigge mano e vassoio piantandosi nella schiena del mostriciattolo che, peraltro, non dà segno di soffrire.

Con la mano sinistra il sorcio-soldato afferra per la gola un giovane completamente nudo e, con la lunga spada che tiene nella destra, lo infilza da parte a parte in mezzo al petto. Il disgraziato, come se non bastasse, ha una mano trafitta da un pugnale.

E’ mai possibile che questo sgorbio, così feroce e accanito, calzi degli innocui zoccoli di legno?
La vittima, spinta contro un pesante tavolo rovesciato nella lotta, ha nella postura e nell’espressione rassegnata qualcosa del Cristo crocifisso.

Dietro al tavolo si accalcano altre figure nude dai volti impauriti, ferite da coltelli e spade che nessuno brandisce, quasi colpissero da sole. Orrende creature bestiali portano lo scompiglio tra la folla. Una di queste, mostruoso ibrido con muso ferino innestato su un’unica sproporzionata mammella, regge tra le mani levate una piccola tavola quadrata per il gioco dei dadi. Un coniglio vestito da frate suona un corno e porta, poggiato a una spalla, un bastone uncinato da cui pende un corpo di donna sanguinante.

Sono preso da un moto di commozione, di sincero sconforto per la sorte di questa umanità martoriata, travolta da un turbine crudele e sanguinario. Vorrei poter fare qualcosa, salvare qualcuno, sottrarre alla violenza cieca almeno quell’altra fanciulla dai seni delicati proprio accanto al coniglio. Regge in mano una brocca e una candela, ma in bilico sul suo capo è poggiato un enorme dado. Anche il suo destino è segnato. In fondo non merita salvezza. Nessuno di questi sciagurati merita salvezza. Sono peccatori, anime perse e viziose, sprofondate nella peste del gioco, vissute tra speranza torbide di ricchezze immaginate. Devoti al denaro, schiavi degli appetiti più bassi, meritano una fine altrettanto bassa, ignominiosa, sordida. E sordidi sono i loro giustizieri, da loro differenti non per natura, ma per eccesso di degradazione. Questi turpi, goffi mostri inferociti sono solo l’ultimo, negativo sviluppo dell’umanità che stanno massacrando. Uccidendoli ora, impediscono loro un più completo abbrutimento, una definitiva e irreversibile corruzione.

Per questo, stupidi omuncoli ignudi, non dovreste scappare piagnucolando di fronte ai vostri aguzzini. Piuttosto dovreste mostrare loro gratitudine e gettarvi sulle lame con fervore. Fatevi sgozzare con più solerzia, offrite i vostri corpi ai fendenti che, comunque, vi raggiungerebbero. Fossi in voi spalancherei le gambe e offrirei i genitali ai morsi di queste bestie dai denti aguzzi. Se uomo, chiederei loro di strapparmelo. Se donna, di sventrarmi.