Medeatiche di Beatrice Achille

 

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pratoline su pelle io vorrei esserti sposa
inchinarmi nel tempio l’incenso che veste
e dirmi tua sposa che ti sposa in segreto
iniziarsi al paesaggio e trovarvi un maestro
qualcosa che sia “casa” o cattedrale muta
qualcosa che sia ossa di foglia e linfa nuda
poi dita tra dita bagnate di acqua santa
per indicare il cielo e nominarlo piano
“tu sei cielo” e poi “tu sei vita”, “sei sicura?”
piano scostarsi il velo e guardare in silenzio
corona di spine si fa arbusto di rose
e noi in fondo in piccolo a profumarci e noi
in fondo in piccolo – pratoline di campo

*

L’iniziata era caduta.
[Avrei dovuto superarmi, ma ero]
trasudante strati millenari di bugie.
[Non ero greca, io barbara, io Medea]
e tanto valeva rispondere a [me stessa] e se qualcuno
[mi] avesse guardata dentro allora, veduta fino in
fondo, avrebbe visto il [mio] gesto antico ribellarsi alla
padrona.
Si reagisce sempre uccidendo, se non un altro, sé
stessi. [Scelsi entrambi…] dopo il crollo
dovevo ricostruir[mi] dalle fondamenta. […] Da quel
giorno [cominciai a sognare] una palude scura che
rifioriva. Ma un testamento lo si scrive per gli eredi.
Ormai un richiamo e dentro [di me] – un nome.

 

*
foce vocale sulla sponda di narcisi
deve echeggiare me – soltanto me – da sola
l’acqua del lago resta muta la mia scelta
mi chiamo – dirsi – pane e burro con le noci
lo scricchiolio fra i denti e del vino acerbo
mi invito a cena mi domando di restare
a notte fonda lavo i piedi con lavande
la luna tra lenzuola si fa pietra calda
rimbocco poi mi dico ora tocca la scelta
unica goccia sulla superficie piana

 

Beatrice Achille, da Medeatiche (Vydia Editore 2022)
Immagine di Giusy Calia