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GLOCAL
GLOCAL
Progettata nel 2014 ed esposta a Rimini nel 2019, Locals è diventata, sotto la cura di Roberto Maggiori, un’antologia fotografica edita da Quinlan in 150 copie, ha coinvolto 27 autori impegnati nella narrazione di un’Italia non raccontata, spesso rimossa: quella del quotidiano, di ciò che accade ogni giorno senza trasformarsi in epica, e che nonostante questo, essendo stratificata, riesce a essere spesso una realtà nascosta, poco conosciuta.
Quella dell’antologia è la narrazione di una realtà locale, dove la fotografia riesce a elevarsi ad arte con una facilità apparente che altre forme di espressione non sempre riescono a possedere: Locals, ovvero la provincia, quell’entità tutta italiana, che taglia il bel paese sia nella raffigurazione del Nord come del Sud, un ritratto anticonvenzionale che tocca 18 province e include 100 ritratti, il ritratto collettivo di ciò che ci circonda e che solo se fissato dentro lo sguardo critico di chi riesce a osservare, si tramuta in sostanza del nostro essere.
Chissà cosa avrà detto la ragazzina ripresa da Nino Migliori nel suo storico Gente dell’Emilia (risalente al 1948-1957) per coprirsi la mano con la bocca; il racconto in questo caso sembra quello di un’Italia che, al netto della retorica, sembra non essere ormai presente nel tessuto del Paese: un ragazzo appisolato sulla sedia trasandata della bottega di un barbiere, un uomo con la testa accasciata sulla tavola di un ristorante il cui arredamento farebbe ingelosire Wes Anderson;
Figura 1- Nino Migliori, Gente dell’Emilia
Confesso il mio debole per le foto in cui sono ripresi dei tuffi, sarà per la loro insita idea del movimento, che invece qui è fissato, immobile e quindi del tutto immaginato, sarà che la foto di Zannier (da Ritratti friulani, 1952-1968) non ha nulla di epico, l’argine è bassissimo, il soggetto sfocato (il movimento, eccolo), tutto è così diverso e lontano dalla fissità.
E così, in successione, la luce che avanza e non smussa niente, in Guido Guidi; le teste dei custodi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, riprese da dietro, in Mario Cresci; i vagoni ferroviari anni 70/80 ripresi da Roberto Salbitani: una suora che legge un libro seduta in corridoio, due giovani della Marina Militare che dormono; la fotografia in simbiosi con la pittura, in Fabio Torre: una pistola, un telefono, una macchina da scrivere, una macchina fotografica).
C’è anche tanta fiducia da spendere nei ritratti di questa antologia: i giovani adolescenti di Ravenna alla festa di fine anno in terza media, colti da Alessandra Dragoni; i volti spaesati di Jacopo Benassi; i matrimoni in Romagna, di Luca Gambi; le ragazze di Casale Monferrato riprese da Nicola Albertin in tutta la loro strafottente semplicità, gli “students” di Faenza di Francesco Neri che sembrano usciti da un’inquadratura di un film in concorso al Sundance, e poi ancora Marcello Galvani che fotografa un maiale che sguazza nel fango e gioca con la luce, un ragazzino che guarda in alto il futuro aspettando che il pallone, sospeso e ormai fissato, un giorno possa scendere, e Sabrina Ragucci (di cui è appena uscito il suo primo romanzo, e di cui avevamo ammirato Condominio Oltremare) con la sua commistione di letteratura e ritratto in polaroid.
Locals diventa quindi una sintesi su cosa eravamo cosa siamo e cosa diventeremo, attraverso la summa principe della realtà territoriale italiana, la vituperata provincia, così uniforme nel suo aggiungere interpretazioni diverse ai frammenti del nostro reale.
Un lungo racconto che raccoglie schegge di verità per realizzare un puzzle in continuo divenire, sull’ apparente fissità dello stivale italico, e sulle ramificazioni, allo stesso tempo semplici e contorte delle numerose attualità presenti.
Un corpo unico, fotografato in tutte le sue membra e in tutti i suoi organi interni, di questa carcassa dal respiro affaticato, chiamata Italia.
Giuseppe Rizza
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