Recensioni
IL LUOGO DOVE ACCADE
di Giuseppe Rizza
Eccola a pagina 80 la citazione di una delle frasi che più sento mie, sul potere del sole di evocare ombre. È di Ferdinando Scianna, e a Francesco Faraci, autore di Anima nomade, (Mimesis ed.) è utile per spiegare cosa significa essere siciliani con la macchina fotografica a tracolla.
Diviso in varie sezioni, il nuovo libro di fotografie di Faraci non è solo un libro di fotografie, anzi, sono molte di più le parole, che non sono corredo ai lavori dell’autore palermitano ma riflessione sulle coordinate della sua opera.
Il bianco e nero impresso sulla pellicola di Faraci diventa anche la materia di cui sono impregnate le meditazioni non su come deve intendersi la fotografia (non è un manuale), ma su come l’autore la intende: una fotografia d’impegno, politica.
La riflessione dell’autore di Malacarne è già tutta nel titolo, pesa come un macigno sull’importanza di far affiorare un racconto che narri la vita così come trasuda dalle strade e dalle campagne, ma soprattutto dai corpi (sarebbe difficile, quasi una scommessa, riuscire a trovare fotografie dell’autore siciliano in cui ci siano esclusivamente paesaggi spogli di esseri umani), dai vissuti proiettati e raccolti dal suo obiettivo.
E così la narrazione di Faraci si rifà a molti autori esplicitamente citati, come Pasolini, Borges, Grotowski, per estendere il suo campo d’interesse sull’importanza dei luoghi e del loro respiro, partenza e arrivo di ogni nomadismo, evocazione del nostos: è la Palermo degli ultimi, dei deprivati, ma che sotto la lente di Faraci diventa una miniera di storie che necessitano di essere condivise.
La lente si concentra sia sulla luce, la luce siciliana creatrice di universi paralleli, che sull’anima mediterranea, che influenza il sentire dell’autore per farsi testimone delle svariate storture che riguardano l’umanità che vive addosso al mare (“Parru ccu ttia. To è ‘a curpa” urlava Ignazio Buttitta).
Anima nomade è quindi un esperimento riuscito che non si limita a essere un’antologia o un catalogo sull’opera fotografica di Faraci, ma un tassello importante di riflessione sociologica e politica sul sud scollato di questo Paese.
Per essere oggi un fotografo in Sicilia bisogna andare dove non c’è niente, dove non succedono le cose. Solo lì, in quel silenzio semidesertico, è possibile ancora scovare la bellezza.
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