ALEX CANTARELLI

OLTRE IL TANGO. LE FÆR ØER

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Da oltre quindici anni impartisce lezioni di Tango, dirige la Compagnia Meditango insieme a Mimma Mercurio con la quale suggella il sodalizio artistico di svariati lustri d’attività sul campo; da qualche tempo è dedito alla composizione musicale di brani strumentali i cui primi respiri si sono liberati nelle terre del Nord, precisamente nelle isole Fær Øer.
Luoghi dai climi rarefatti, dove il cielo si stende come un immenso lenzuolo d’acqua primordiale: lo attraversano echi che rilasciano stille trasparenti d’arpeggi antichi e silenzi che sanno di muschio, corse alate; contemplazioni atemporali.
Alex qui entra in ritiro durante i periodi estivi, quando con il Tango si smette di insegnare e gli allievi però non finiscono di studiare continuando a praticare in Milonghe all’aperto, tra le varie che la capitale con le sue realtà tanghère sa offrire.
L’unione con la talentuosa attrice Mercurio, giunzione di temperamenti distinti e miscelati tra loro fra magma e filosofia, ha portato ad una ricerca artistica del tutto singolare: la loro scrittura drammaturgica, ‘concept’ di teatro danza, si propone come novità di rilievo nel nostro Paese. Numerosissimi gli allestimenti scenici di ricerca di Meditango che sposano il teatro al Tango: il Tango e Shakespeare si incontrano nel Duemila e dialogano. Si dà vita a performance e spettacoli vissuti dall’interno, penetrali, come creazioni plurilingue indissolubili e fan sì che il Tango abbracci il verso solenne oltre i corpi dei ballerini tramutatisi in strumenti plastici e connessi a territori dai codici stratificati eppur d’immediato impatto, che si inscenano e strutturano sul palco teatrale.
Per Alex Cantarelli la scrittura adesso balza oltre il rapporto con i grandi classici, la filosofia applicata, i copioni, l’architettura delle coreografie; s’insinua fra pentagramma e pensiero iniziando a tracciarne forme e suoni. La penna intraprende un percorso proprio, prettamente letterario, danzando sul bianco vuoto s’avvia all’attraversamento delle pagine di un volume: nasce ‘2142’ per un piccolo editore in cartaceo e successivamente in digitale. Una serie di racconti nel tempo del non tempo – astratto ma non distante dal nostro stesso tempo. Il racconto intitolato ‘O.d.p.’ è stato messo in scena, da una compagnia teatrale. Eccone un frammento:
“..Tutti abbiamo delle ombre, disse. L’importante è come intendiamo proseguire. Possiamo esserci sbagliati, ad esempio. Molly Bloom magari è pentita. Chiesi del caffè anche per me e mi sedetti accanto a Carla. Vorrei raccontarti tutto, dissi. Lo so, ma ora è tardi, non importa. Ti ricordi che oggi è un giorno di festa, vero? Sorrisi. È vero, l’avevo dimenticato. Sarebbe bello fare festa quando vogliamo. Lei fece di sì con la testa. Si alzò, fece qualche passo. Si voltò. Almeno con me la vuoi perdere la tua identità? Ah, non era propriamente una domanda. La seguii. Si avvicinò allo schermo olografico. Mosse la mano, come fece quella volta rovesciando il caffè. La ricerca si fermò su un file. Ojos de papel. Mi guardò e sorrise. Ho trovato quella canzone. Vieni, balliamo. È un bel modo di perdersi, pensai, anche se quella canzone mi ricordava qualcosa. Ma non era quello il momento per distinguere i buoni dai cattivi.”

Alex Cantarelli parla dell’esperienza:

È difficile proporsi ad un ambiente tutto sommato specifico come quello del tango dicendo “Ciao a tutti: ho scritto un libro, ho fatto un disco.” Sembrerà strano, ma se uno scrittore dice di ballare il Tango assume un valore in più. Se accade il contrario ti guardano come un illuso. C’è solo un modo per andare avanti e fare successo in queste cose, perché il successo è bello, non lo demonizzo, anzi! Non bisogna dar peso ai giudizi della gente e continuare a fare al meglio quello che ti senti di fare. “2142” ha venduto numeri che la piccola editoria si sogna; ora è in digitale su tutte le piattaforme. Un libro difficile, sono otto racconti densi, non mi piace diluire; è un modo di fuggire dall’essenziale. Ha a che fare con il corpo e con la sua fine, che non è la morte.

Cantarelli, appassionato di cucina, considera il “Manifesto” di Ferran Adrià una fonte d’ispirazione diretta definendo Adrià il “Platone dei giorni nostri”.
Gli domando del suo rapporto con le preparazioni culinarie:

Distinguerei il ‘fare cucina’ dal cucinare e lo sfamarsi. Adrià procede per idee, categorie e attua un prodotto estetico (legato al gusto, all’olfatto, alla vista) a partire da un lavoro ideale. Prodotto, configurazione, texture, trasformazione. Un alchimista. Ed è Platone. Non è un caso che abbia deciso di chiudere il ristorante e costituire una fondazione. Un’Accademia platonica! Quando sfoglio il catalogo delle sue invenzioni straordinarie sento lo stesso piacere e l’emozione che provavo a sfogliare il Sofista di Platone, negli anni della mia formazione universitaria.

La Musa della tua musica, la permanenza lontano dall’Italia, la scelta di isolarsi dalla civiltà, l’orizzonte sul quale ti soffermi e l’obiettivo:

Un giorno mi hanno chiesto: se ti trovassi al centro del Souk di Marrakech che faresti? Io ho risposto: “Prenderei un taxi per l’aeroporto e volerei a Reykjavik”. Non ho dubbi. Lo spazio infinito di certi scenari, il vento, per me non sono ‘isolamento’ ma comunione. Un diverso grado di comunione, più intima, sensibile, profonda. Uno spazio interno che cerca un corrispondente esterno. Quest’estate ho registrato a Torshávn, isole Fær Øer; a Roma ho poi concluso aggiungendo oltre tre ore di musica. Una parte della produzione è per ora confluita in un lavoro con una flautista faroese che si intitola “Somewhere/Somewhen”.

È l’inizio di un nuovo tragitto?

Non ho un tragitto. Il mio tragitto è circolare, non sequenziale. Cerco sempre di aggiungere senza togliere.

Programmi in atto con e per il Tango?

Molti. Attraverso momenti di disillusione. Il mondo del Tango è legato al denaro. In questo settore, diversamente da altri settori artistici in cui non si raggranella molto, si affacciano e occupano la scena personaggi senza scrupoli, che trattano il Tango come se avessero una tabaccheria. Ma l’industria culturale non è una pura e semplice industria. È fatta di soldi, ma ancor più di idee e talento. Alle persone senza talento dico: compratevi una tabaccheria.
A questi momenti down contrappongo quasi spontaneamente grandi aperture progettuali. Che è poi continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto con il Tango, ovvero considerarlo come una forma di danza che elabori e rappresenti contenuti vari, così come fa ogni danza. E che non parli di sé stesso, in modo autoreferenziale, egocentrico, onanistico. A Giugno andremo in scena con cento persone con Romeo&Juliet in Tango. In Dicembre, il nostro Festival di Tango ospiterà di tutto, purché lontano dai cliché.

Fin dove si può sconfinare con le idee in evoluzione, azione progettuale e sperimentazione correlata alla tradizione – la storia – che il Tango come la musica come la letteratura, portano con sé?

Tutti parlano di crisi. Non è una crisi economica, ovvero: una crisi diventa economica a partire da una crisi morale, di contenuti, aspirazioni, ideali. Nella crisi c’è un solo modo di sopravvivere: essere te stesso e, anzi, portare avanti ancora di più la tua specificità, quello che ti distingue dagli altri. La tradizione è un grande serbatoio di idee, una base, ma va trasformata. Le tagliatelle della nonna sono squisite, ma se per voi esistono solo quelle siete dei monomaniaci. Non si vive nel passato. Lo si ammira, considera, ma abbiamo tutti l’obbligo, direi morale, di costruire il futuro. E il futuro si costruisce con l’invenzione. Costruendo qualcosa che prima non c’era. “La creatività è semplicemente non copiare”, per citare il grande Adrià.

Alex Cantarelli invita dunque alla considerazione dell’arte nelle sue molteplici applicazioni vivibili nel quotidiano come nel cosiddetto extraquotidiano, più che mai sull’epidermide e nelle azioni che rifletteranno la filosofia di un modus vivendi volto alla volontà di rinnovata ricerca, scoperta di noi e del mondo, con ricette che dosano il sale, i passi e la punteggiatura come su di un unico pentagramma: quello della sperimentazione di sé.  

Musica Alex Cantarelli 

Libro, 2142