Approfondimenti
Guillen Hughes, lettere II
a cura di Elisa Audino
Hughes e Guillén avevano condiviso una delle esperienze più significative della loro vita: il viaggio in Spagna del 1937 durante la guerra civile. Entrambi erano lì come corrispondenti, Hughes per il Baltimore Afro American, Guillén per un giornale cubano rivoluzionario. Nelle poche foto dell’epoca sono ritratti insieme a Hemingway e a Michail Koltsov, scrittore russo rivoluzionario che verrà poi ucciso nel 1940 durante le Grandi Purghe. La guerra fu uno choc. Viaggiarono per conto proprio in Europa e in Africa, sempre con pochissimi soldi e finché non furono famosi contando su lavori occasionali o sul supporto di amici e benefattori. Entrambi vennero pubblicati sul Black Orpheus, una rivista nigeriana, forse una delle più importanti dell’epoca coincidente con la decolonizzazione, con Wole Soyinka e Ulli Beier nella redazione, e Sartre a ispirare il titolo. Hughes aveva imparato un po’ di spagnolo in Messico, quando aveva tentato di riavvicinarsi al padre, e in Spagna lo aveva migliorato, Guillén probabilmente non imparò mai altrettanto bene l’inglese tanto che Hughes lo canzonava un po’ nelle sue lettere, più di quanto non facesse l’amico cubano con il suo spagnolo e lo spronava a scrivergli. Fu Hughes, che per primo riuscì a fare della scrittura la propria fonte primaria di sostentamento, a tradurre Guillén negli Stati Uniti e sempre Hughes a occuparsi in qualche modo di lui quando Guillén andò a New York, nel 1949:
29 marzo 1949
Caro Zell,
come credo tu sappia, per il semestre primaverile sono uno scrittore ospite dell’Università di Chicago, ma questa settimana devo andare via per qualche giorno per le prove della mia opera, Trouble Island. Arriverò a Chicago stanotte. Ho provato a chiamarti un paio di volte al telefono per dirti che Nicolás Guillén è in città all’Hotel Governor Clinton, 31ma Strada a Avenue 7, stanza 420 (tel PE. 6-3400). Gli farebbe piacere vederti mentre sei lì.
Ma il problema principale è che il Negro (anche se cubano) vuole rimanere a New York per tutta la durata del visto, cioè altre due settimane. Come la maggior parte delle persone di colore ha veramente poco denaro. Se il nipote di zio Toy (Harper) non fosse appena arrivato dalla California potremmo occuparcene noi per circa dieci giorni o giù di lì, ma non abbiamo più posto. Se ti fa piacere avere un distinto ospite cubano, amabile e di spirito, mettiti in contatto con Nicolás.
Di lì a dieci anni, dopo l’esilio forzato e dopo la rivoluzione cubana, Guillén sarebbe diventato il poeta nazionale di Cuba, presidente del sindacato degli scrittori e membro del comitato centrale del partito comunista cubano, mentre Hughes si confermava uno dei migliori poeti statunitensi. Ma quello che era successo negli anni precedenti la rivoluzione cubana non si ripeté più: la mole della corrispondenza di cui rimane traccia nei rispettivi archivi di Cuba e di Yale testimonia un’epoca in cui gli autori impegnati si occupavano sì delle questioni nazionali – Guillén fu il poeta della gente e di quella Cuba che lottò per la rivoluzione, fu il poeta dei neri di Cuba o meglio dei meticci, Langston Hughes affrontò le questioni razziali per tutta la vita – , ma erano a modo loro globali, partecipavano alle discussioni sovranazionali, che fossero letterarie o politico-sociali. La questione delle négritude andava oltre il colore della pelle, coinvolgeva la lotta di classe, e Guillén stesso rifiutò sempre la definizione di ‘maggior poeta negro di lingua spagnola’ considerandola parziale o inesatta: «Esiste una poesia negra distinta e diversa da una poesia bianca? A mio parere, no, non esiste. Esiste, invece, l’elemento negro nella poesia, nei paesi dove c’è stata schiavitù africana. Ho sempre negato che si possa parlare di poesia negra e tanto meno afrocubana a proposito della mia poesia. Bisognerebbe parlare piuttosto di una poesia meticcia – nazionale – in quanto essa incorpora nella tematica e nei ritmi che il padrone bianco ha portato con sé, i valori ritmici e tematici dello schiavo negro». E non esistendo l’elemento indio (perché presto sterminato) «il termine afrocubano è falso poiché il cubano è l’afro più lo spagnolo».
L’amicizia tra Guillén e Hughes non fu un fenomeno isolato. C’erano scambi significativi tra afroamericani e afrocubani già dal XIX secolo. Riconoscendosi nella comune lotta contro la schiavitù, i neri americani supportarono la guerra per l’Indipendenza di Cuba del 1868 con discorsi, articoli e creando il comitato cubano antischiavitù. Musicisti come Dizzy Gillespie e molti altri suonarono a Cuba negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, contribuendo alla fusione tra ritmi afrocubani e jazz. Le squadre di baseball americane giocavano regolarmente a Cuba e gli atleti cubani, i boxeur in particolare, frequentavano regolarmente le stelle statunitensi. Furono l’embargo del 1960 e le complicazioni politiche a soffocare i viaggi e l’interazione tra paesi di diverso schieramento, finendo per coinvolgere la letteratura e a circoscrivere come ‘cubana’ e ‘nazionale’ la poesia di Guillén. Stiamo attenti a non giungere a nuove discriminazioni, diceva Juan Marinello a proposito di Guillén, perché Guillén ‘non ha descritto il negro, ma ha parlato il negro’, distinguendo perciò il nero in quanto oggetto d’arte e il nero in quanto soggetto d’arte. Lo stesso si può dire per gli aggettivi ‘cubano’ e ‘nazionale’, che rischiano di chiudere nei confini di un unico paese un autore che con il mondo si era tanto relazionato da proporre poi il passaggio dal colore cubano al colore umano, universale.
Fonti:
Black Orpheus. A journal of African and Afro-American Literature, General Publication Section Ministry of Education, Nigeria, 7 june 1960
Nicolás Guillén, Canti cubani, a cura di Dario Puccini, Ed. Riuniti, 1961
AA.VV., The Black Scholar, Black Literature 85, vol. 16, nr 4, july/august 1985
Monika Kaup, “Our America” That is Not One: Transational Black Atlantic Disclosures in Nicolás Guillén and Langston Hughes, Wayne State University Press, Fall 2000, pp. 87-113
Nicolas Guillen, Epistolario de Nicolás Guillén, Letras Cubanas, 2002
Thomas A.Anderson, Carnival and National Identity in the Poetry of Afrocubanismo, University Press of Florida, 2011
Selected Letter of Langston Hughes, Alfred A. Knopf, New York, 2015
Nicolas Guillen, Obra Poética. 1922-1958. Tomo I, Edizioni Il Foglio, 2020
Nicolas Guillen, Obra Poética.1958-1985. Tomo II, Edizioni Il Foglio, 2021
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