C’era una volta un libro di Ianus Pravo

Sul letto lurido non oberata
di finzione l’alare mano: batta
un cielo mancante, non l’ubbidienza
di labbra a crescere pan di sé, corpo,
la nudità seriale del suo battito.

Face e vuoto dei corpi 
cristiani:

piegarli, l’uno muto all’altro,
piegarli in un gesto di corpi.

Togli le Vergini dal muro
a renderlo bianco
e nudo ai corpi

il piano estratto da una tattile
cecità.

Ê eikôn akoýei
schêma del vedere, su Buchenwald

de ojos negros.

Diagóras abbattuto in agorá,
i piedi nelle scarpe di un cadavere:

Arbeit macht Freund
del nudo caduto
fuori dello sguardo.

Non meno luogo carne a ingiuria
il corallo al padre.

Insepolta la nudità al padre
lentissima ametista

in profondo
staffile d’osso.

C’era una volta un libro di Ianus Pravo. S’intitolava “Mudrà”. Ne ho gettate 50 copie nell’immondizia. Dovevo traslocare.