Approfondimenti
Hansel e Gretel, Anne Sexton (1971)
Hansel e Gretel, di Anne Sexton (1971),
da Transformations, libro di poesie, o “trasformazioni” di diciassette favole dei fratelli Grimm.
Prugnetta,
disse la madre al figlio,
ho voglia di mordere,
ho voglia di masticare,
ti mangerò.
Bimbino,
piccolo incapace,
dolce come il caramello
tu sei il mio blitz.
Ti sputerò addosso,
come un portafortuna,
perché sei meglio dei soldi.
Sarai presto liscio
come un uovo sodo;
guance morbide le mie pere,
lascia che ti prenda il collo
e fammi dare un morso.
Ho una pentola perfetta per te.
Solleva solo per gioco le ginocchia come una gallina.
Fammi tastare il polso
e impostare il forno a 350°.
Vieni qui, mio pretendente, mia frittella,
mio bong, mio pollo molliccio!
O succulento,
solo un giro di boa
e sarei una cannibale!
Hansel e Gretel
e i loro genitori
stavano passando tempi bui.
Avevano cucinato il cane
per servirlo come costolette d’agnello.
Era rimasta una sola fetta di pane.
La soluzione finale
disse la madre al padre,
era disperdere i figli nella foresta.
Abbiamo abbastanza pane per noi
ma niente per loro.
Hansel sentì
e portò con sé dei ciottoli nella foresta.
Fece cadere un sassolino ogni cinque passi,
e più tardi,
dopo che i genitori li ebbero abbandonati
seguirono i sassolini fino a casa.
Il giorno seguente la madre diede loro
un tozzo di pane
sottile come una pagina strappata dalla Bibbia
e li mandò di nuovo fuori.
Questa volta Hansel fece cadere le molliche di pane.
Gli uccellini, tuttavia, mangiarono il pane
e i bimbi alla fine si persero.
Erano ciechi come vermi.
Brancolavano nel buio
non sapendo quale direzione prendere.
Il sole era nel Leone
e l’acqua sgorgava dalla testa del leone
ma loro ancora non riconoscevano la strada.
Così camminarono per venti giorni
e venti notti
finché si imbatterono in una casa rococò
tutta fatta di cibo dalle finestre
al comignolo di cioccolato.
In quella casa viveva una strega
che ve li accolse.
Offrì loro una lauta cena per impinguarli
e poi dormirono russando della grossa.
Quindi portò Hansel, il più intelligente,
grosso, succoso,
nella stalla e ve lo rinchiuse.
Ogni giorno lo nutriva a fois gras
in modo che ingrassasse
e che divenisse lardoso come un cocchiere paffuto,
il cavaliere della frusta.
Aveva intenzione di cucinarlo
e poi divorarselo
come a una festa
dopo una guerra santa.
Parlò a Gretel
e le raccontò di come il fratello
sarebbe stato tanto meglio di un montone;
di come un brivido l’avrebbe attraversata
quando l’avesse annusato mentre si cuoceva;
di come avrebbe apparecchiato la tavola
e affilato i coltelli
e non avrebbe trascurato alcuna raffinatezza.
Gretel,
che fino a quel momento non aveva parlato
annuì con la testa e pianse.
Lei, che non aveva lasciato cadere né sassolini né molliche
ora stava attendendo il momento giusto.
La strega la guardò con occhi e pensieri nuovi:
perché non questa impertinente come antipasto?
Spiegò a Gretel che doveva entrare nel forno
per vedere se vi ci sarebbe stata.
E così Gretel parlò:
Ja, Fräulein,
solo mostrami come si può fare.
La strega pensò che fosse giusto
e vi entrò per mostrare la via.
Era una questione di ginnastica,
Gretel, al momento opportuno
chiuse velocemente il forno,
chiuse velocemente la porta,
scaltra come Houdini
e accese il fuoco.
La strega
diventò rossa
come la bandiera giapponese.
Il suo sangue cominciò a ribollire
come la Coca-Cola.
I suoi occhi iniziarono a sciogliersi.
Era finita.
Nel complesso, un incidente memorabile.
Quanto ad Hansel e Gretel,
scapparono e tornarono a casa del padre.
La madre, sarete felici di sentirlo,
era morta.
Solo all’ora di cena
mentre si mangiava una coscia di pollo
i nostri figli ricordavano la calamità del forno,
l’odore della strega che cucinava un po’ come il montone,
da servire solo con Borgogna
e tovaglie di fine lino bianco
come qualcosa di religioso.
HANSEL AND GRETEL, ANNE SEXTON (1971)
Little plum,
said the mother to her son,
I want to bite,
I want to chew,
I will eat you up.
Little child,
little nubkin,
sweet as fudge,
you are my blitz.
I will spit on you for luck
for you are better than money.
Your next as smooth
as a hard-boiled egg;
soft cheeks, my pears,
let me buzz you on the neck
and take a bite.
I have a pan that will fit you.
Just pull up your knees like a game hen.
Let me take your pulse
and set the oven for 350.
Come, my pretender, my fritter,
my bubbler, my chicken biddy!
Oh succulent one,
it is but one turn in the road
and I would be a cannibal!
Hansel and Gretel
and their parents
had come upon evil times.
They had cooked the dog
and served him up like lamb chops.
There was only a loaf of bread left.
The final solution,
their mother told their father,
was to lose the children in the forest.
We have enough bread for ourselves
but none for them.
Hansel heard this
and took pebbles with him
into the forest.
He dropped a pebble every fifth step
and later, after their parents had left them,
they followed the pebbles home.
The next day their mother gave them
each a hunk of bread
like a page out of the Bible
and sent them out again.
This time Hansel dropped bits of bread.
The birds, however, ate the bread
and they were lost at last.
They were blind as worms.
They turned like ants in a glove
not knowing which direction to take.
The sun was in Leo
and water spouted from the lion’s head
but still they did not know their way.
So they walked for twenty days
and twenty nights
and came upon a rococo house
made all of food from its windows
to its chocolate chimney.
A witch lived in that house
and she took them in.
She gave them a large supper
to fatten them up
and then they slept,
z’s buzzing from their mouths like flies.
Then she took Hansel,
the smarter, the bigger,
the juicier, into the barn
and locked him up.
Each day she fed him goose liver
so that he would fatten,
so that he would be as larded
as a plump coachman,
that knight of the whip.
She was planning to cook him
and then gobble him up
as in a feast
after a holy war.
She spoke to Gretel
and told her how her brother
would be better than mutton;
how a thrill would go through her
as she smelled him cooking;
how she would lay the table
and sharpen the knives
and neglect none of the refinements.
Gretel
who had said nothing so far
nodded her head and wept.
She who neither dropped pebbles or bread
bided her time.
The witch looked upon her
with new eyes and thought:
Why not this saucy lass
for an hors d’oeuvre?
She explained to Gretel
that she must climb in the oven
to see if she would fit.
Gretel spoke at last:
Ja, Fräulein, show me how it can be done.
The witch thought this fair
and climbed in to show the way.
It was a matter of gymnastics.
Gretel,
seeing her moment in history,
shut fast the oven,
locked fast the door,
fast as Houdini,
and turned the oven on to bake.
The witch turned as red
as the Jap flag.
Her blood began to boil up
like Coca
-Cola.
Her eyes began to melt.
She was done for.
Altogether a memorable incident.
As for Hansel and Gretel,
they escaped and went home to their father.
Their mother,
you’ll be glad to hear, was dead.
Only at suppertime
while eating a chicken leg
did our children remember
the woe of the oven,
the smell of the cooking witch,
a little like mutton,
to be served only with burgundy
and fine white linen
like something religious.
traduzione di Paola Silvia Dolci
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