Il sesso è un puzzle senza centro

Il sesso è un puzzle senza centro

 

Il triangolo no, non l’avevo considerato
(R.Zero)

Se la scrittura di Filliolley fosse un poligono, non basterebbero tre lati, e neppure quattro, dato che di intrighi (poco internazionali e molto glocal, come direbbero i beninformati) è pieno questo suo ultimo lavoro, Sesso più sesso meno, uscito per le edizioni di 66thand2nd.

In teoria potrebbe trattarsi del suo primo romanzo, dato che le due precedenti pubblicazioni dell’autore – entrambe per Minimum Fax – erano una cronaca divertita a metà col diario di bordo del primo anno di ruolo di un insegnante fuorisede, e una serie di riflessioni sull’appartenere a quell’isola che di nome fa Sicilia.

Qui Fillioley compie un passo in avanti, impostando una serie di tessere a incastro che producono un quadro di insieme sulla natura liquida dei sentimenti amorosi – il titolo, vagamente equivoco, si rifà proprio a una teoria illustrata da uno dei personaggi della vicenda, secondo cui esiste un sesso maggiorato e uno più leggero – di protagonisti non più propriamente giovani, che imbastiscono relazioni in una Siracusa che svetta in rilievo per diventare essa stessa personaggio della vicenda.

L’autore produce questo meccanismo facendo parlare, al limite del monologo, i suoi stessi personaggi, che creano dei triangoli iscritti a loro volta in altri triangoli, in un teorema di Pitagora impazzito e senza regole, dove l’unica ipotenusa che si conosce è quella del desiderio, fisico, sentimentale, che governa e muove le varie pedine fino a farle diventare come certe palline, di moda fra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, che si accorgevano a loro spese di essere dei magneti il cui destino era quello di essere spinti costantemente contro altri esseri della loro stessa natura.

Il pregio dell’autore siciliano sta tutto nella sua levità, nel racconto e nella cronaca di riflessioni che si perdono a rincorrere un baricentro emotivo che è solo una delle tante figure allusive e illusorie della provincia insulare: le rincorse dei protagonisti della vicenda sembrano risolversi infatti con degli affanni che mostrano il loro fiato corto, ma anche l’autenticità di chi cerca la verità attraverso una relazione di coppia. 

Così Peppe, il nuovo insegnante assegnato a un istituto scolastico aretuseo, si scontra con Arianna, una nuova collega che ha già fatto impazzire l’insegnante di educazione fisica, Luca un ricercatore che arrotonda facendo il cameriere, si invaghisce di Brigida, che frigge patatine nello stesso locale, per non parlare di Enzo, l’aiutocuoco, e Sergio e Cristina, gli ex di Arianna e Peppe, in un groviglio di trame che risulta però godibilissimo al lettore.

La cifra di Fillioley percorre lo stesso sentiero di un grande maestro di leggerezza e umorismo, il compianto Mattia Torre, soprattutto nel descrivere, fra le righe, non solo le psicosi di coppia (si pensi a Figli, l’ultimo lavoro dell’autore di Boris), ma anche quelle culinarie, tutte siciliane (provate a leggere i suoi ossessivi post su Facebook ad elevato indice glicemico), che Torre sferzava come uno dei pensieri fissi dell’italiano medio.

di Giuseppe Rizza