PER IL TRAMITE DELLA LETTERATURA 9b

COME LA PANDEMIA DA COVID-19 È DIVENTATA L’INSONNIA DEL XXI SECOLO

di Lorenzo Gafforini*

a R.

«Felici i posteri, che non avranno conosciuto queste disgrazie e crederanno che la nostra storia sia una favola!»

FRANCESCO PETRARCA, Familiarum rerum libri

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Appare, dunque, palese come la situazione di Leo sia difficilmente assimilabile, a causa della sua relazione considerata dagli altri come non accettabile. Però, ai giorni nostri risulta immediato il collegamento con il Covid-19: l’incapacità di assistere i propri cari negli ultimi attimi di vita, con l’incapacità di partecipare al funerale e permettere ad amici e parenti di rendergli l’estremo omaggio.

D’altra parte, anche il “poeta maledetto” Dario Bellezza ne è stato una vittima. Trasgressivo, provocatorio e con una grandissima dote per la poesia, la parte finale della sua opera rappresenta un modo di interfacciarsi con l’avanzare di questo male che all’epoca lasciava poche vie di scampo. Si veda anche solo determinati componimenti tratti da Morte segreta del 1976, ben prima della malattia di Bellezza, ma comunque premonitori e incredibilmente sinceri: «Ho paura. Lo ripeto a me stesso / invano. Questa non è poesia né testamento./ Ho paura di morire. Di fronte a questo / che vale cercare le parole per dirlo/ meglio. La paura resta, lo stesso. / Ho paura. Paura di Morire. Paura / di non scriverlo perché dopo, il dopo / è più orrendo e instabile del resto. / Dover prendere atto di questo:/ che si è corpo e si muore»74 .

Lo stesso Bellezza manifesterà una forte resistenza a indentificare la sua malattia come AIDS, proprio per sfuggire alla stigmatizzazione a cui gli omossessuali erano soggetti all’epoca. Abbastanza noto è l’articolo de La Repubblica del 16 settembre 1995, in cui si parla del rinvenimento dello stesso Bellezza in stato di incoscienza nello studio di un medico che brevettava una cura a base di onde elettromagnetiche per fronteggiare la malattia. Si scrive: «Bellezza non ha dubbi: “Non si tratta di stregoneria ma solo di sperimentazione” spiega. “Mi curo con le onde elettromagnetiche, che agiscono sui linfonodi, da oltre sei mesi e sarà pure una panacea ma io mi sento come resuscitato. Sto benissimo e ho anche ricominciato a lavorare”.

Bellezza non accenna alla malattia di cui nessuno (al di fuori, probabilmente, di una ristretta cerchia di amici) sapeva qualcosa e tiene ad aggiungere che “io non ho mai parlato di Aids”» 75 .

Storie umane, dunque, che si interfacciano per il tramite della letteratura sul panorama desolato e ignoto della pandemia.

Leggere le parole di questi grandi autori italiani, dona al lettore contemporaneo la consapevolezza unica di come la gente abbia sofferto prima di noi. Uno strumento indispensabile per indagare sulla nostra situazione e capire al meglio come affrontarla con serietà, empatia e consapevolezza.

Note

 74 D. BELLEZZA, Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 2015, p. … Oppure, sempre da Morte segreta si legge: «Questo nel dolore è compimento felice. / Chi ama la vita lo conservi e bruci, / ma resti / impassibile, di marmo / a contemplare la sventura mia / e il disinganno. Ché solo morte / esiste e a lei m’affido, tranquillo / negatore terrestre delle Stelle».

75  M. LUGLI, Dario Bellezza: “Non ho l’AIDS ma ora non esco più di casa”, La Repubblica, 16 settembre 1995.

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