Ingrata III. Il pozzéano (Cristina Basile)

Il pozzéano

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Intanto nella piccola tenuta di Carbendan, Pascal e Viola piagnucolavano calde lacrime. Lei con la testa reclina sulle mani, lui solo interiormente, come solo i veri uomini di campagna sanno fare. Pascal sentiva di dover rimanere lucido per raccogliere le lacrime della compagna e gettarle in un pozzo comunicante con tutti i pozzi della città, compreso quello in cui Ingrata faceva il bagno da 24 ore e che chiameremo pozzéano (vista la sua somiglianza con l’oceano).

La donna era inconsolabile e piangeva giorno e notte. Il giorno passando per i corridoi del ristorante e vedendo le terrine di crema su cui Ingrata era solita passare la linguetta; la notte per non aver ritrovato i suoi peli nei piatti vuoti dei commensali o le sue impronte nei piatti di purè.

Pascal, igienista incallito e inguaribile razionale, di tutte quelle lacrime continuava a riempire un sacchetto che gettava diligentemente nel pozzo, come olio esausto.

Cristina Basile 

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