Recensioni
Lei viene da un’isola che aveva voluto costruire il paradiso (I)
intervista a Zoé Valdés
a cura di Elisa Audino
«Lei viene da un’isola che aveva voluto costruire il paradiso», è l’inizio del primo romanzo di Zoé Valdés tradotto in Italia, Il nulla quotidiano, lo stesso che le è costato l’esilio forzato da Cuba e che meglio sintetizza nell’incipit il suo lavoro di autrice – prosa e poesia – e sceneggiatrice. «Sarebbe come qualsiasi altra donna se non aprisse gli occhi», occhi di fuoco in cui l’accettazione dello stato delle cose è in lotta con un grido che, dice, non è in grado di far tacere. Il passato non è mai fine a se stesso però e, anzi, si immerge nel presente, nel languore, la nostalgia si fa carne viva, membri esplicitati, passione di cui si riconosce anche la pura e semplice funzionalità del piacere.
Abbandonata dal padre controrivoluzionario da piccola, cresciuta con la madre, inizia a scrivere a nove anni grazie alla nonna che le legge poesie in continuazione. Le prime raccolte le pubblica a Cuba a malapena ventenne, per una rivista finanziata dalla gioventù comunista. La generazione di Zoé Valdés è una delle prime a essere istruite dalla rivoluzione cubana. Dopo aver passato quattro anni a Parigi nella delegazione cubana dell’Unesco torna a Cuba, dirige una rivista di cinema, inizia a occuparsi di sceneggiatura, ma presto si scontra con quel regime che sperava di poter cambiare dall’interno, viene allontanata e costretta all’esilio per quel romanzo, Il nulla quotidiano, che aveva avuto l’ardire di pubblicare in Francia senza chiedere il permesso, romanzo poi pubblicato in più di dieci nazioni. Caffé nostalgia e soprattutto La vita intera la consacrano al successo internazionale, in Francia Gallimard ha in catalogo una cinquantina dei suoi titoli, in Italia compare la prosa, ma la poesia tarda ad arrivare fino ad, appunto, Anatomia dello sguardo, pubblicato nel 2024 dal Foglio Letterario, traduzione di Gordiano Lupi.
Rispetto alle raccolte comparse soprattutto in Spagna e in Francia, tra cui impossibile non citare Una habanera à Paris, Gallimard, e Compartiment fumeurs, Actes Sud, in Anatomia dello sguardo prevale la nota politica, sebbene non sia mai disgiunta dallo sguardo languido che ne ha accompagnato l’intera opera, oltre a una certa irriverenza che l’ha sempre posizionata dalla parte sbagliata della staccionata.
‘Non c’è niente di più intenso che aprire il proprio libro di poesie, ricordando i momenti in cui quelle poesie sono state scritte’, è una sua citazione. In che momento della sua vita era quando ha scritto Anatomia di uno sguardo?
Valdés: La poesia si scrive in tempi indefiniti, e nonostante tutto infiniti, e su piani paralleli, con molteplici salite e cadute, o ricadute. Una poesia che potrei aver iniziato due anni fa, forse dopo molte letture ed esitazioni deciderò di metterla da parte e riscriverla più volte. Una poesia non è finita da una persona, né finisce con una persona, la poesia determina una persona, e va ben oltre quella determinata persona, attraverso la sua stessa esistenza. È molto diverso, anche se forse incomprensibile. Anatomia dello sguardo” è un libro plasmato da molte parti della mia vita. Ed è il risultato di ciò che forse non vivrò mai, di una libertà immaginata ed evocata. Evocata solo attraverso i versi.
ACCAREZZA IL MARE
Allora l’acqua non era quel che è oggi
Assurdo dominio di petrolio e turismo banale
Il mare era ancora insolito
Vasto enigma salato
Ambiguo e complesso nel suo incantesimo
L’oceano dipinto di rosso porpora
Cullava la luce arancione del sole nelle sue acque
L’impetuosa marea ruggiva favole
E le sponde trascinavano avventure
Gli uccelli annunciavano isole profumate
Avariate speranze circondavano le sue
Terre fantomatiche
E sbattevano le ali in direzione di miraggi
Regnavano i maestosi galeoni
E i vascelli fieri
I pirati rubavano e uccidevano
Ma ben oltre la disgrazia
Della bestialità umana,
Ancora i pesci rappresentavano una speranza
Simbolo della forza e dell’arte
Armoniosi nella vita
Il mare era il mare selvaggio.
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