LA LETTRE PERDUE

“L’angelo abbaglia, ma vola oltre la testa dell’uomo, è al di sopra, dirama la sua grazia e l’uomo, senza sforzo alcuno, realizza la propria opera, la propria simpatia o la propria danza. L’angelo della via di Damasco, quello che entrò per le fessure di un balconcino di Assisi, o quello che segue i passi di Enrico Susson, ordina e non v’è modo di opporsi alla sua luce, perché agita le ali d’acciaio nell’ambiente del predestinato. […]

Quando vede giungere la morte, l’angelo vola in cerchi lenti e tesse con lacrime di ghiaccio e narciso l’elegia che abbiamo visto tremare nelle mani di Keats, e in quelle di Villasandino, e in quelle di Herrera, e in quelle di Béquer e in quelle di Juan Ramón Jiménez. […]

L’angelo può agitare capelli di Antonello da Messina, tunica di Lippi e violino di Masolino e di Rousseau. […]” – Gioco e teoria del duende.

L’Angelo dà luce, porta a individuare un problema. Un’intuizione?
 

Senza titolo

I

Il libro è chiuso
ma in questo senso
c’è un libro
eppure
se c’è un libro
è chiuso

II

L’Angelo è il possibile
in lontananza
enigmatico
perché sfida
imprevedibile
(il repertorio dei blu)

III

L’argomento sarebbe
di un’altra destinazione
l’origine dell’Angelo
è perduta
come la lettera
rispedita al mittente