La Madonna è una lacrima

Questo è un Laphroaig. Gli astemi sono brutti e cattivi, loffi e invidiosi. Poi c’è chi beve Jack Daniels, perché è un cafone e un morto di fame. Ma, andiamo a braccetto di un bell’argomento. La Madonna. Lasciamo che l’immagine della Madonna come madre di Gesù Cristo interferisca nelle menti dei cretini, io parlo d’altro. D’altro canto, ogni interferenza è buona nelle menti dei cretini.
La Madonna. Mea domina. La mia signora. Nei poeti provenzali l’amore era addirittura midons, meus dominus, al maschile, una servitù feudale. Io amo sottraendo a me stesso, questo vuol dire il mio amore alla Madonna, che è una forza che mi supera. Poi c’è chi è ritiene che amare sia appropriarsi di ciò che è suo, e proclama il suo trionfo dall’alto delle sue ciabatte.
Il pane che ogni giorno mangio è immaginario, la carta e lo schermo su cui ogni giorno scrivo sono immaginari, la donna di cui ogni giorno mi innamoro è immaginario: la mia immaginazione è dentro un’immaginazione più grande, e più forte. Questa immaginazione troppo più forte io la chiamo Madonna.
La servitù alla Madonna è una lacrima per cui rinuncio al pianto della libertà dal dolore. La lacrima è il grido, il pianto è l’organizzazione del grido, è la frase. A me interessa il grido, non la frase.
La servitù alla Madonna è una lacrima per cui io rinuncio al pianto della libertà dal dolore.