LA POESIA RIVOLUZIONARIA DI GABER.

L’ARTE DEL SAPER VIVERE. L’IMPORTANZA D’ESSERE BAMBINI: LA POESIA RIVOLUZIONARIA DI GABER.

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Scrivere è arte che lascia fluire sentimenti senza filtro, tanto che i freni inibitori sortiscono – perché non attivati bensì liberi – un insieme di sillabe declinanti l’eternità dell’argomento di cui si vuole scrivere.
Dialogando con l’Altro Me, crescendo giorno dopo giorno, ho scoperto l’Arte Sublime di un grande Uomo ancorché professionista: Giorgio Gaber.
Ogni sillaba, ogni realizzazione scenica dell’artista hanno in sé il sapore dell’anarchia artistica, e volendo analizzare ogni scheggia della sua opera, l’aspetto che immediatamente risalta è la volonta di sentirsi liberi, esprimendo i sentimenti filtrati da un fare intellettuale che pone in essere la trasformazione, anzi trasvalutazione dei valori avendo dinanzi agli occhi quel che la società sta operando: la distruzione dell’individualità che cerca il cambiamento.

Nell’opera “Non insegnate ai Bambini” il poeta pone in risalto come oggi ciò che si vende è immorale, o meglio una falsa morale, offerta nell’educazione come una declinazione di etica; in realtà ciò che si propina all’individuo è la massificazione dovuta alle ideologie che tendono quanto poco valore abbia la vera cultura; oggi la cultura è posta al servizio dei media e dei poteri forti.
Per poter avvicinare l’uomo all’essenzialità della vita – che non è soltanto speranza – v’è bisogno di tornare ad insegnare ai bambini il valore magico della vita.

Cos’è la vita? La vita non soltanto è tale se baciata dal successo; il vero successo è racchiuso nella possibilità di formulare idee proprie, lontane dal pregiudizio, abbracciare ideali e formare una coscienza etica, senza che vi siano “infiltrazioni” che edulcorano quanto si è acquisito nel proesso educativo. Oggi si assiste al culto della personalità geneticamente modificato ma pur sempre analogo, se non addirittura simile al passato: ciò avviene per avere potere; il potere in realtà non consiste nell’avere a disposizione il controllo di una forza politica, controllando anche le opinioni dei cittadini: il potere è lasciare che ognuno possa crescere come è giusto che debba crescere, secondo natura, senza forzature. Dispensare insegnamenti “malati” significa non dotare l’individuo di una propria coscienza. Per cambiare il mondo v’è bisogno di idee rivoluzionarie: Gaber ha avuto la forza trasporre in versi la volontà di trasformazione, proveniente dal risentimento artistico nei confronti di un mondo asservito alla corruzione, creante verità non avendo paura del giudizio di terzi e improvvisati giudici. Qualora il poeta temesse il giudizio, questi chiederebbe asilo ancor prima di formulare versi.

Ogni verso delle opere liriche dell’artista milanese lasciano trasparire la volontà e necessità di formulare un pensiero che avesse come colonna portante il riconoscimento dell’alto valore individuale, qualunque sia il valore connaturato al singolo che si vuole analizzare, ponendo bene in vista quanto le coercizioni imposte dalla società corrente siano limitative e distruttive per il singolo e ogni attore sociale. Si pensi ad esempio alla verità: non la si può gridare perché si diverrebbe esclusi; l’opera di Gaber è un’arte “diversa” poiché mostra la diversità come valore aggiunto che permettevi transitare vie alternative. Il talento consta proprio della capacità di di percorrere vie nuove, alternative ove nessuno ha osato esplorarne il contenuto. Le terre inesplorate recano in sé insegnamenti che elicitano l’allontanamento dalla falsa coscienza dipanandosi come un girotondo ove, pur non mutando la realtà, il cambiamento risulta evidente in quanto non si rintracciano nemici , come invece vuole la cultura del nostro tempo, pronta a trovare il bersaglio che mediaticamente deve essere decostruito e dato in pasto agli squali.

Per chi scrive una ri – lettura junghiana dell’opera dell’artista milanese sono forgiate all’alba dei tempi e lo stesso artista, attraverso un modus operandi mercuriale –avendo come base la matrice del Tempo – riesce a creare quell’energia cui si dà atto alla formazione del Tertium: sostanzialmente nell’opera di Gaber avviene la unione degli opposti come sintesi di idee anarchiche ove far riferimento per mediare una società civile persa nei meandri del qualunquismo e asservita al potere mistificante di uomini avvinghiati al ruolo di leader.

Tornare bambini vuol dire dare spazio alla potenza trasformativa dell’azione d’esplorazione, che non si dibatte tra giudizi e falsi miti: ne crea altri fondati sulla meraviglia della vita. È indicativo il fatto che il poeta si riferisca di continuo al bambino come colui che non deve essere educato attraverso una modalità dottrinaria; ciò che oggi si rivela fondamentale per lo sviluppo psicosociale dell’individuo è la riscoperta della natura, come ci ha insegnato Rosseau con Emilio: contatto con la Natura, non forzando i valori dell’individuo, bensì lasciare che costui compia un giro esplorativo e riesca a formularsi una propria idea, che si nel contempo base fpndante di libertà e rispetto degli individui che compongono la società al cui interno si è inseriti.

L’individuo deve essere espressione di creatività, creatività quotidiana che permette lui di muoversi non arrecando danni a sé stesso e agli altri. Reinventarsi – nel quotidiano – vuole significare attraversamento dello Stige, ben sapendo che la sua rappresentazione (dello Stige) è la società in cui ci si muove. Per la società – oggi – la vita è come una tela di poco valore; la si rende invivibile attraverso la creazione di illusioni che finiscono con l’annichilire l’individuo che cerca di emergere con le proprie forze denotandosi come esploratore di terre da civilizzare, perché non conosciute. Il compito dell’artista – vate si connota di queste caratteristiche: Mercurio ma anche Efesto che fa del talento il movente la propria energia trasformante.

Nell’opera di Gaber – non soltanto nello specifico dell’opera oggetto d’analisi – v’è sempre un confronto tra ciò che è talento e il suo imbarbarimento:
cos’è il Talento? Il talento è la capacità di saper soppesare parole, atti, idee rispetto al fine che si vuole ottenere. Da un’ottica siffatta, l’arte diventa il motore stesso della protesta nei confronti di una civiltà in decremento continuo come se vi fosse una saturazione al contrario che generi una vera e propria “sparizione” della società che non mostra più valori. Per questo anche l’Arte è capacità di soppesare, è bilancia che misura il valore di chi crea in rapporto con una società che si muove ad una velocità inversamente proporzionale – a mio avviso la società d’oggi teme l’arte in quanto riesce, questa, a superare le barriere che vengono erette da chi detiene il potere – tale da distruggere i pochi punti fermi rimasti. L’arte in definitiva è bilancia che misura il valore della società, dell’individuo inseritovi e – non – ultimo per importanza – le istituzioni.

Nodo centrale delle liriche di Gaber è il valore della società e l’altissimo valore delle istituzioni che la compongono: se l’uomo si lascia andare ai vizi, la società diviene recinto in cui avvengono misfatti simil a bagordi, tanto che il poeta arriva a pronunciare una frase che ogni individuo, almeno una volta nella vita ha pronunciato: “Non mi sento Italiano”.
Oggi la globalizzazione ci pone di fronte a sistemi in cui l’identità, il senso di appartenenza vengono meno: attraverso il linguaggio artistico si scopre nuovamente l’appartenenza ad un gruppo, ad una idea e non ad una ideologia; da queste premesse, afFERMARE L’ANARCHIA DELL’ARTISTA VUOL DIRE APPARTENERE con più forza all’ambiente in cui si è cresciuti come uominie poi come artisti. Nel nostro paese nell’ultimo secolo è venuta a mancare la capacità di unire il fine della crescita – divenuta globalizzata grazie all’elevata informatizzazione dell’economia – all’abbandono di sovrastrutture egoiche che sortiscono nuovi conflitti, che sommandosi ai precedenti generano ulteriore senso di smarrimento.

Si potrebbe obiettare che l’arte è l’esaltazione del Narcisismo; guardando la Storia, probabilmente la diatriba tra l’arte e Narciso ha ragion d’essere, se si lascia intendere che tali personalità artistiche hanno deciso di far prevalere la componente creativa nello spazio della distruttività, non elicitando la parte mortifera. La negatività dell’artista crea distruggendo: ciò che la lirica di Gaber crea è la volontà di porre in essere quanto le disfunzioni siano alla base dei fraintendimenti che conducono alla corruzione, al rovesciamento delle parti tra oppresso e oppressore e, secondo quando riportato in una bella lirica sui partiti politici, non v’è appartenenza di colore politico se si è capaci di imbarbarire anche le nuove generazioni, per questo è d’obbligo affermare la necessità di non insegnare ai bambini se la base è una morale che uccide; se si insegna la necessità di seguire non la propria natura, bensì ciò che vuole la maggioranza, si finisce con il creare degli automi che confondo la volontà di vita con la necessità di morire giorno dopo giorno, perché rinchiusi nell’alveo di una società che non vuole crescere e adopera i bambini per uniformare il futuro sia al passato che al presente, scevro da volontà vivificante.
Chi esprime vita è l’artista con una canzoea, il poeta con una lirica o il cabarettista con uno show tra musica e poesia.
L’arte è vita; la vita è la meraviglia che la natura – qualunque sia il nostro credo – ci ha donato.

(Alfredo Vernacotola)