LA POESIA RIVOLUZIONARIA DI GUNTER GRASS.

LA MENZOGNA CHE AMMETTE L’ERRORE. LA POESIA RIVOLUZIONARIA DI GUNTER GRASS.

Günter-Grass

Un’analisi degli scritti del grande intellettuale tedesco e Premio Nobel per la letteratura Gunter Grass non è facile. L’intellettuale si è posto come coscienza critica della Germania post – bellica divisa tra social democrazia e una ulteriore coscienza cristiano liberale, motivo per cui Grass si può definire un vero e proprio anarchico del pensiero politico, ove per anarchico si intende la capacità di sommare più correnti di pensiero afferenti al progressivo sviluppo della coscienza dell’Uomo e Scrittore Gunter. Naturalmente ogni scritto risente del forte attivismo sociale e politico dell’intellettuale, che nel suo manifesto poetico non tralascia quanto di ingannevole vi sia in ogni affermazione di idee populiste generanti derive ideologiche.

Tralasciando gli scritti “popolari” – i romanzi – la grande novità del cambiamento generata dal pensiero di Grass si esplica nelle poche liriche da lui formulate e rese celebri a causa di una connessione tra un errore di gioventù e la convinzione di uno scontro fra titani con lo stato d’Israele, e ancor più con l’intera religione ebraica. Il cambiamento assume rilevanza sia simbolica che fattuale nel momento in cui lo scrittore ammette a sé stesso quanto vi sia di assurdo in una propaganda che ha spinto – o che spinge oggi – a dare manforte a meschinità come quelle perpetrate dal Nazismo. Ciò agli occhi di chi teme il mondo interiore equivale ad una resa che ha come opposto la decostruzione di tutto ciò che Grass ha elaborato nel corso della sua carriera d’intellettuale: soltanto il Nobel e il jet set della letteratura hanno in parte riparato il danno di immagine creato a Grass.

Ammettere i propri errori comporta una messa in discussione dei punti cardine su cui poggiano i riferimenti di un’intera esistenza. All’età di diciassette anni il giovane Gunter decide di arruolarsi volontariamente nelle Waffen SS: la eco di questa rivelazione dell’eminente intellettuale risuona in terra tedesca come una bomba atomica che deflagra ponendo fine alla vita di una coscienza critica; in realtà tale coscienza ha posto in essere che attraverso una rilettura della propria vita, il motore stesso del cambiamento si snoda intorno all’ammissione della fascinazione avuta rispetto a movimenti rivoluzionari come il Nazismo. Ciò rende possibile una maggiore attendibilità dell’uomo ancor prima che dell’intellettuale. I motivi alla base di una confessione sono da rintracciare nel bisogno individuale di fare chiarezza rispetto ad una nazione tedesca che volentieri si erige a paladina della giustizia divenendo però sempre oppressa, dopo aver oppresso a sua volta. Il romanzo che ha condotto lo scrittore e intellettuale tedesco al Nobel “Il tamburo di Latta” lascia evincere quali fossero le condizioni del popolo sia durante il conflitto bellico che al termine dello stesso. Nel contempo le liriche scritte in momenti diversi dell’attività permettono una lettura più afferente alla dimensione socio politica dell’autore e, il conseguente rimando ad una socialdemocrazia che possa essere trovata anche nei valori nazionalisti che garantiscono unione senza che vi sia adesione a vere e proprie ideologie.

La lettura del poeta Grass è una lettura che scorre e che permette di rintracciare temi comuni a molte nazioni, a società attuali e ad una costante contrapposizione tra modalità diverse di fare politica attraverso la scrittura: la propaganda deve anche servirsi del fare intellettuale, si afferma se si vuole confinare – eliminandolo – uno scrittore scomodo per pensiero e sincerità. Si è accennato poc’anzi al costrutto dell’errore: sovviene un rimando al meccanismo attraverso cui si apprende. Ogni uomo si avvicina alla costruzione del suo mondo attraverso un meccanismo di imitazione che si snoda tra prove ed errori: ciò sta ad indicare che una coscienza critica presente nell’adolescente Gunter Grass non potesse non rimanere “invaghito” dalla modalità seduttiva della gioventù hitleriana, nel contempo – sempre rimanendo nel solco della mente critica che elabora il mondo esplorandolo – l’allontanamento da quella stessa è costante per cui si arriva all’attivismo che genera un forte risentimento verso chi adopera il valore dell’individuo per distruggerne altri. Ogni pensiero dell’intellettuale è diretto a sostanziare l’allontanamento da una situazione in cui il popolo tedesco risente del passato non riuscendo nell’impresa di superarlo, andando a rintracciare i punti deboli nella tendenza al rispetto delle regole e degli ordini, tanto che anche oggi si assiste ad una vera e propria intransigenza che Gunter Grass non avrebbe esitato – a mio avviso – definire oltranzista e massimalista nel non concedere dialogo aperto alla Grecia, rimanendo fermi sul rigore di meri calcoli statistici. Volendo apportare una analogia con quanto accaduto nella vita del giovane Gunter, ciò che è mero indice statistico – quindi non arbitrario – è analogo a chi in età giovanile aderisce alla Waffen SS, come correlato dovuto all’appartenenza a quel dato campione di individui presi in esame. Ovviamente aver riconosciuto l’errore ha sortito una maggiore adesione al profondo di Gunter Grass: il cambiamento avviene allorquando si coniugano aspetti scissi della coscienza che – riuniti – hanno il potere di generare un nuovo pensiero frutto di una fusione di diverse opinioni strutturatesi grazie agli approfondimenti nel corso degli anni di studio.

Nella Storia di Grass, tedesco di Danzica nato negli anni “20, si rintracciano momenti in cui la sofferenza si è impossessata della vita di questa anima votata alla riflessione e all’apertura al cambiamento. La riflessione non ha sortito niente altro che una definizione diversa di antisemitismo, a mio avviso; chi scrive non si ritiene antisemita come non era antisemita Grass: la ricerca del senso di alcune vicissitudini storiche non hanno radici nell’ odio razziale, bensì amore per la Storia e i suoi meccanismi. Ogni tentativo adoperato per dare una spiegazione di quanto accaduto nell’Olocausto non vuol significare disconoscere quanto accaduto. Lo sterminio degli ebrei è stato il più grande genocidio che la storia ricorda; allo stesso modo avvengono altri eccidi che non vengono resi noti o non conviene lo diventino.

La lirica di Grass che si sta tentando di analizzare è forse il casus belli d’importanza vitale. “Quel che deve essere detto” è un manifesto contro la guerra, contro l’esclusione di popoli che non hanno diritto di potersi difendere. Ha ragione Bernard -Levy quando dice che si sta facilitando l’odio: si mostra ciò per dimostrare quanto in realtà l’antisemitismo di fondo, appartenente ad ogni individuo, non è soltanto dei tedeschi o di altri individui verso gli ebrei. Vi è la metafora dietro al messaggio granitico che Grass dice di voler far presente: possedere l’atomica, avere la possibilità di usarla o soltanto di progettarne l’uso per attaccare uno stato “nemico” o canaglia, è come essere antisemita. Al pari dei tedeschi, invischiati nel loro bigottismo che chiede regole pur sapendo di affondare, lo stato di Israele è bloccato nel sentirsi sempre alle prese con un potenziale antisemita che lo vorrebbe raso al suolo. In effetti l’esercito israeliano è tra i più potenti al mondo e certamente dispone di potenziale distruttivo devastante. A cosa serve scagliarsi contro il libero pensiero di chi in realtà con la scrittura sta affermando l’inadeguatezza di una società che vuole l’esistenza del nemico a tutti i costi.

Probabilmente il buon vecchio Gunter – da fine uomo intellettuale amico di Willy Brandt, ben conosce la portata esplosiva di quanto scritto: non oso immaginare come si possa pensare che gli israeliani non reagissero dinanzi alla “glorificazione” dello stato iraniano; quello stato che, anche oggi, non riesce a mettersi d’accordo sul nucleare. Quale migliore escamotage per rendere atto l’inopportunità delle guerre, degli stermini di massa e della politica del non dialogo? Tutto riconducibile ad una menzogna: eh si, una menzogna metaforica per affermare quanto errato vi sia in ogni forma di totalitarismo, sia esso di destra o di sinistra, sia esso pakistano o nordcoreano.

Da un punto di vista analitico, la menzogna permette all’analista di porsi in una situazione in cui viene garantita la sopravvivenza dell’intera personalità dell’individuo. Se Gunter Grass rimanda tutto a favore del regime iraniano sta indicando quale possa essere la strada verso una conivivenza civile tra i popoli: non deve esservi barbarie che spingono al disfacimento delle nazioni e al ricorso spasmodico alla ricerca delle armi di distruzione di massa. Allo stesso modo la menzogna – non accolta – diviene il movente, se corroborato da un episodio della vita dell’autore, cui gettare un fiammifero per distruggere quel che l’intellettuale ha costruito nel corso della sua vita.

La menzogna ha validità quando si riesce a salvaguardare l’integrità di entrambi gli attori: Gunter Grass non aveva motivo di fustigarsi ricordando il proprio errore. Ricordare l’errore, ammettere di aver tradito gli ideali di un gruppo – il gruppo 47 famoso in un suo romanzo – significa esplicitare il valore aggiunto presente nell’individuo: libertà d’espressione come caratteristica delle libertà individuale.

Quando vi è coscienza critica, l’errore – così come il fallimento – sono ritenuti parte fondante la crescita dell’uomo. Chi scrive ritiene che ogni azione preveda in sé una reazione; oltre quanto appena detto, da buon conoscitore del metodo scientifico, si afferma che raccogliendo più elementi riguardo Gunter Grass, è evidente il suo fare pro – vocatorio, ovvero la sua intenzionalità nel giocare con i rinforzi – positivi e negativi – chiamando a sé la rivendicazione ebraica che sortisce l’inammissibilità stessa di ogni conflitto religioso o razziale. Gunter Grass, a mio avviso, riesce con la lirica in questione a far passare un messaggio molto chiaro: non servono bombe e odio, bensì dialogo, anche tra culture differenti, ponendo in essere la possibilità dell’errore come eventualità che statisticamente ricorre e potrebbe accadere.

È nel banale che si annida il male, non in chi cerca di lasciare traccia nelle menti del futuro lavorando su progetti di altissimo valore.

Si parte dall’ammissione di un errore per arrivare ad ammettere l’inammissibilità di un conflitto che insanguina una regione del mondo senza che si abbia possibilità di dialogo: c’è chi invade e c’è chi rapisce per vendicarsi. Che senso ha la vendetta? La vendetta è sia di Israele che della Palestina: il dialogo non avrebbe sortito l’inasprimento del conflitto né tanto meno il ricorso ad ulteriori forze nemiche che – guarda un po’ – il tanto vituperato Iran soltanto riesce a detronizzare.

Quanto è detto da Grass in tutte le sue opere rimanda ad una grande sensibilità artistica – si ricordi che ha frequentato l’Accademia delle belle Arti -: l’occhio creativo genera sempre affreschi di una realtà immaginata che solo con un fare menzognero si realizza. La menzogna – il suo uso strumentale – rendono liberi.

(Alfredo Vernacotola)