Approfondimenti
LA PROMESSA DEL RITORNO
ovvero Non sarebbe meglio restare sempre nello stesso posto?
di Giuseppe Rizza
Confesso, nell’ordine:
1) Di non esser mai stato un grande amante della natura;
2) Non sono mai riuscito a vedere un documentario, di quelli che una volta andavano in onda solo su RAI3;
3) Non sono mai stato un grande amante di libri e film convenzionalmente chiamati gialli;
E sono i gialli che ci servono per iniziare questa recensione, perché quelli scritti in un certo modo almeno, possono essere dei libri politici, raccontare la società in un determinato periodo storico, descrivere i processi che stanno attraversando le persone e le comunità, una specie di cartina di tornasole dei tempi attraversati.
Questo, per tornare anche ai punti 1 e 2, è quello che ho pensato leggendo Senza confini – Le straordinarie storie degli animali migratori, di Francesca Buoninconti (Codice edizioni), cioè interpretarlo come un libro non solo scientifico, o naturalistico, ma politico.
Cosa c’è infatti di più politico e più strettamente contemporaneo di un libro sulle migrazioni?
Il nostro pianeta è attraversato da miliardi di animali migratori in viaggio: uccelli, mammiferi marini, terrestri e volatori, pesci, anfibi, rettili, insetti e altri invertebrati ancora. Migrano i giganti del mondo, le balene, così come alcune delle creature più leggiadre: le farfalle. Piccoli o grandi, da soli o in gruppo, percorrono migliaia di chilometri ogni anno, affrontando difficoltà e pericoli, su percorsi infidi che costano loro la vita. Tutto per riprodursi e trovare cibo a sufficienza. Ma come fanno a raggiungere la loro destinazione? Come si orientano e come riescono a tornare ogni anno esattamente nel luogo in cui sono nati? E soprattutto, perché migrano?
Potrebbe essere questo un passo tratto da qualche saggio di attualità politica, o antropologia, o sociologia, se al posto degli animali migratori si parlasse di quegli altri animali, i cosiddetti Homo sapiens?
Purtroppo le migrazioni non sono l’unico tema di stretta attualità toccato da Francesca Buoninconti nei suoi saggi illuminanti (ebbene sì, leggendolo si imparano parecchie cose) perché sul finale tocca un argomento che più di attualità non si può: il cambiamento climatico e l’indifferenza del suddetto homo sapiens per le sorti di questo pianeta e dei suoi abitanti.
Migrano gli uccelli, i pesci, gli anfibi, i mammiferi marini, i rettili, gli insetti, giganti quali le balene ed esseri dal peso di pochi grammi come le farfalle, e lo fanno per due scopi principali: per procacciarsi cibo e per riprodursi.
Ma i passi politici, anche se l’autrice non fa mai cenno alle migrazioni umane, potrebbero benissimo essere anche altri:
Perché i migratori intraprendono un viaggio così lungo e pericoloso? Non sarebbe meglio restare sempre nello stesso posto?
E poi: Possiamo dire che i migratori preferiscono andare incontro a una morte probabile, per sfuggire a una morte certa.
Oppure: è dunque il mare la sfida più ardua.
E ancora: L’origine delle migrazioni si perde nella notte dei tempi.
Potrebbe essere una mia alterazione di senso, come certe accuse mosse al programma televisivo Blob, quella cioè di distorcere i significati a proprio piacimento, ma Blob riproduce testualmente i contenuti proposti, limitandosi a reinterpretarli. Questo è un libro sulle migrazioni animali, non su quelle dell’uomo. Tutto giusto, ma i punti di contatto e forse anche i punti in comune, fanno riflettere e aprono a nuove prospettive di senso.
Ma tornando appunto agli animali, il capitolo decisamente più bello (ma nel libro ce ne sono diversi, è davvero difficile annoiarsi) è quello riguardante le migrazioni delle tartarughe marine e il fenomeno del natal homing, la promessa del ritorno.
Le tartarughe marine infatti anche dopo più di dieci anni dalla loro nascita in una determinata spiaggia, migrano rischiando la loro vita fra i flutti marini, per riprodursi nella stessa spiaggia in cui esse stesse sono nate.
Come questo accade e per quale motivo, lo si può scoprire leggendo il libro della Buoninconti.
E il luogo di arrivo, il più delle volte, è la spiaggia, il fiume, il cespuglio o il tratto di mare in cui sono nati. Hanno quindi un’ottima capacità di tornare a “casa”, di riconoscerla tra mille: un processo chiamato “homing”. Il che vuol dire che memorizzano alcuni fattori, come l’odore, la posizione nel campo magnetico terrestre, ma anche alcuni elementi visivi che contraddistinguono – nelle immediate vicinanze – la loro casa.
Ma fra ciò che si scoprirà c’è anche:
il perché la cannaiola verdognola, che pesa 13 grammi, impiega 9 mesi per riprodursi in Europa e trascorrere l’inverno nel sud dell’Africa;
che il fringuello è coelebs (celibe) perché alla fine dell’estate le femmine partono prima abbandonando i maschi (nessuna metafora balneare sugli amori estivi nella riviera romagnola negli anni’80);
che gli uccelli pelagici (il culbianco, per dirne uno) pesano 25 grammi, ma volano percorrendo anche fino a 300km al giorno;
che anche le sardine emigrano;
che durante le migrazioni le balene cantano, e ogni loro popolazione ha un suo “dialetto”…
Ma tutte queste migrazioni animali hanno un punto in comune: migrare mette le specie coinvolte in grandi difficoltà, e le difficoltà nei prossimi anni saranno sempre maggiori se l’uomo non prenderà decisioni importanti riguardo al cambiamento climatico.
Il pregio dell’autrice è pertanto quello di farti immaginare con facilità quasi cinematografica ciò di cui scrive, senza che le informazioni risultino da addetti ai lavori.
Ma tutti hanno lo stesso obiettivo, tener fede a una promessa, la “promessa del ritorno”: arrivare ogni anno nello stesso luogo in cui sono nati, per nidificare a loro volta.
Francesca Buoninconti, Senza confini
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